L'Eco della vita / Bergamo Città
Martedì 28 Aprile 2020
«Bergamo accoglie: ha reso
fratello chi era straniero»
Questo spazio è dedicato ai lettori che ci scrivono per condividere i loro sentimenti, i progetti in questo momento di isolamento forzato per combattere il coronavirus. Scrivete al nostro indirizzo email: [email protected] oppure attraverso la pagina Facebook de L’Eco di Bergamo.
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IL VIDEO: La Bergamo che non avete mai visto: una città che lotta in silenzio
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Tanti i messaggi che esprimono affetto e vicinanza per la nostra città. Come quello di Laura, «nella speranza - ci scrive - di far arrivare le mie parole in casa di tanti che come me amano Bergamo, per ricordare loro che la nostra città è forte perché lo siamo noi».
Bergamo è viva
Bergamo è la mia città ed io l’amo immensamente.
Tante volte l’ho vista gioire ed esultare, ma mai, fino ad ora, l’avevo vista piangere, piegarsi in due dal dolore, cadere, perdere il conto delle ferite.
Bergamo è anche, non solo, l’Atalanta e le mura di Città Alta. Bergamo è di carne e d’ossa, è della sua gente: quella che ci vive, quella che ci studia, quella che ci lavora, quella insomma che contribuisce a renderla tanto bella.
È una città fiera, perché lo sono i suoi cittadini; è una città accogliente, perché in tanti hanno aperto le loro porte, trasformando in fratello colui che per tanti era “straniero”.
Bergamo ha pianto davvero tanto. Ha versato tutte le lacrime che aveva, inondando strade e piazze.
Le lacrime ora sono finite. Bergamo si è leccata le ferite, si è fatta forza e si è rialzata.
Ha chiamato tutti all’appello, in tanti non han potuto rispondere ma altrettanti senza esitare, con il cuore ancora colmo di dolore, si sono rimboccati le maniche e hanno riempito il vuoto lasciato da chi se ne è andato con la forza delle proprie mani, l’ingegno della propria mente, la disponibilità delle proprie risorse ed hanno iniziato a costruire, mattone dopo mattone il futuro. Perché “quelli di Bergamo” sono così, siamo così. Non ci si riconosce solo per l’accento, forse un po’ rozzo, ma per la disponibilità che ci contraddistingue, la resa che non conosciamo, la forza di chi disperatamente vuole farcela, nonostante tutto, nonostante chi oggi non c’è più, anzi forse lo si fa proprio per loro.
E così, qui a Bergamo, per ogni persona che soffre, ce ne è una che lavora per alleviargli la sofferenza e per ogni persona che se ne va, ce ne una che arriva.
Perché negli ospedali si continua a nascere. Perché nessuno può fermare la vita, nemmeno uno stupido virus. Perché finché c’è qualcuno che combatte si deve continuare a sperare, perché finché c’è qualcuno che non si arrende, si deve continuare a resistere, perché finché c’è qualcuno, non si può mettere la parola fine.
Bergamo non è finita. Bergamo pulsa.
È viva: nelle cure degli infermieri, nei volontari che fanno la spesa a chi non può, nei servizi che si sono attivati, nella generosità che fino ad ora, al contrario delle mascherine, non è finita. Anzi si moltiplica.
Bergamo è bella, è bella davvero, sia dentro che fuori, e non lo dico perché sono di parte, ci credo profondamente.
A Bergamo sono nata. Qui ci sono le mie radici e per quanto i miei rami possano raggiungere cieli diversi, questa resterà sempre la mia casa, il mio habitat.
Bergamo è la mia città ed io, l’amo immensamente e sono fiera di lei.
Tanto.
Laura Presciani - Dalmine
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