Una nuova oasi per gli elefanti
Grande festa a Le Cornelle - Video

Cinquemila metri quadrati, un investimento da oltre un milione di euro e due ospiti davvero speciali: Rupa e Inda.

Il Parco Faunistico Le Cornelle di Valbrembo ha dato sabato mattina il benvenuto ad una nuova affascinante area tematica: l’oasi degli elefanti indiani. Un capolavoro di ingegneria sostenibile a uso esclusivo di questi mammiferi per il quale è stato scelto un nome speciale: «Pinnawala», in omaggio all’orfanotrofio per elefanti asiatici dello Sri Lanka, il Pinnawala Elephant Orphanage, struttura che dal 1975 ospita cuccioli di elefante rimasti orfani, contando il maggior numero di esemplari di elefanti asiatici gestiti dall’uomo al mondo. All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina e il presidente della Provincia, Matteo Rossi.

Gli elefanti, infatti, sono tra i pochi animali capaci di provare affetto e Le Cornelle, che da quest’anno sostiene l’operato del Pinnawala Elephant Orphanage, sa bene quanto sia importante donare loro cure e attenzioni.

Per questo, è stata rinnovata completamente l’area a loro dedicata creando un ambiente all’insegna del pieno benessere. Il suolo sabbioso, una lussureggiante vegetazione composta da piante di varie specie come palme e bambù, intervallate da rocce e massi, e un’ampia vasca con due spettacolari cascate rendono l’Oasi perfetta per le due simpatiche ospiti del Parco: le elefantesse indiane Rupa, di 42 anni, e Inda, di 37.

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Come due vere dive, ogni giorno vengono accudite da tre operatori che si occupano dell’alimentazione e dell’igiene, con tanto di manicure e pedicure, con taglio e limaggio delle unghie, e con un’attenzione speciale alle zampe.

La nuova oasi prevede anche un piacevole punto di osservazione con una terrazza sopraelevata di 82 metri quadri. Sono tante, infatti, le particolarità che si possono scoprire osservando da vicino gli elefanti indiani, specie più piccola rispetto all’elefante africano, ma dalle proporzioni comunque considerevoli: alti circa 3 metri, lunghi fino a 6 metri e mezzo e con un peso che può arrivare a 5 mila kg, ogni giorno possono ingerire fino a 150 kg di cibo (sono ghiotti di erbe, germogli, frutti e cortecce) e la proboscide da sola è composta da almeno 100 mila muscoli differenti, riuscendo a sollevare pesi da 250 kg.

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L’elefante indiano, inoltre, ha un’appendice digitiforme all’estremità della proboscide, zampe anteriori con 5 dita e posteriori con 4 (quello africano ha generalmente zampe anteriori con 4 dita e posteriori con 3) e orecchie più piccole rispetto all’elefante africano, con zanne ben sviluppate solo negli esemplari maschi: le femmine, come quelle ospitate nel Parco Faunistico Le Cornelle, hanno zanne molto piccole e non evidenti e, a differenza dei maschi che preferiscono trascorrere la vita in solitaria, sono solite riunirsi in gruppi stabili guidati da una anziana.

Ma ciò che stupisce di più è che, come dimostrato da tantissime ricerche, questi mammiferi sono tra i pochi al mondo a provare empatia e solidarietà con altri esseri viventi. E basta osservare i comportamenti delle due ospiti del Parco, Rupa e Inda, per capire come il rapporto tra le due sia strettissimo: trascorrono le giornate in cerca di cibo o giocando, si divertono a «farsi la doccia» aspirando l’acqua nella proboscide e spruzzandosela addosso, comunicano tra loro attraverso il barrito, si accarezzano con la proboscide e quando sentono molto caldo, agitano le grandi orecchie, come fossero due ventagli. Inoltre, grazie allo stretto legame sociale che li caratterizza, gli elefanti sono in grado di provare preoccupazione per i loro simili: soffrono quando vedono uno di loro soffrire e cercano di esprimere la loro partecipazione e calmare l’individuo in sofferenza.

È facile, quindi, intuire, quanto possa essere doloroso per un cucciolo di elefante ritrovarsi senza la propria mamma. Per questo è importante che esistano strutture che possono prendersi cura di loro, come l’orfanotrofio Pinnawala, che ha iniziato la sua attività accudendo 5 cuccioli, ed oggi ospita 88 elefanti, 39 maschi e 49 femmine, tra cui Mathali, la femmina più anziana che ha partorito nel 1994 Amalee e che oggi è diventata nonna di Elvina. Il primo cucciolo nato nel Peo, invece, è del 1984 e si chiama Sukumali: da allora nell’orfanotrofio sono nati ben 70 esemplari.

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