#GiovanniXXIII: il rapporto
con Giacomo Manzù

A Sotto il Monte, il Giardino della Pace conduce alla Cripta che rappresenta un luogo fondamentale nel percorso di fede compiuto dai numerosi pellegrini. All’interno, in penombra, si trovano il calco della mano e del volto del Santo realizzati dall’artista Giacomo Manzù

Un ambiente raccolto con le pareti scure e alcune frasi del Papa sui muri. Nella Cripta si respira un’atmosfera intima che stimola la riflessione profonda. Al centro dello spazio si trova la teca contenente il calco del volto e della mano destra di Giovanni XXIII, due opere realizzate subito dopo la sua morte avvenuta il 3 giugno 1963 da Giacomo Manzù. A precisare il valore della Cripta è Marco Roncalli, pronipote del pontefice e storico.

La mano è quella che ha firmato la Pacem in Terris, l’enciclica-testamento pubblicata nel 1963 e nata insieme ai suoi convincenti appelli durante la crisi di Cuba nel 1963. Per il Papa bergamasco la pace rappresenta un desiderio costante. Sin dal suo primo messaggio da Pontefice si rivolge ai«reggitori di tutte le nazioni» affermando: «ascoltate la voce dei popoli. Non mostruosi ordigni bellici per stragi fratricide e universale eccidio, ma la pace e una giustizia che componga in equa soluzione i reciproci diritti-doveri delle classi».

Per altri versi la Cripta offre un rimando allo speciale rapporto del Pontefice con lo scultore conterraneo Manzù e a quello fra arte e fede. Più nel dettaglio bisogna ricordare che nell’ambiente sono custodite anche le spoglie dei genitori di Angelo Giuseppe Roncalli. Inoltre, proprio di fronte alla teca, i pellegrini possono lasciarsi guidare da un crocifisso. Giovanni XXIII lo tenne sempre davanti al suo letto in Vaticano. Disse che lì stava il segreto del suo sacerdozio.

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