È stato lui a scoprire gli abiti tarocchi
Giuseppe Papini, lo stilista delle spose

È stato lo stilista bergamasco Giuseppe Papini a permettere alla Guardia di Finanza di portare alla luce una frode internazionale online. Le fiamme gialle hanno oscurato un sito web che vendeva a prezzi stracciati abiti da sposa spacciandoli per creazioni di case di moda prestigiose (tra queste quella del bergamasco).

Si trattava di brutte copie degli abiti fatte realizzare in Cina. Sul sito le immagini di testimonial note come le modelle Bianca Balti e Irina Shayk. Peccato che gli abiti erano tarocchi.

A permettere questo blitz e di stanare delle vere e proprie truffe colossali Giuseppe Papini, classe 1968 e originario di Cisano Bergamasco, uno dei nomi più riconosciuti nel panorama della moda dedicata alle spose, a livello nazionale e internazionale, pur non lasciando mai Bergamo dove in via Tasso ha da sempre il suo atelier.

Al mondo – e sogno – del «grande giorno» ci è arrivato gradualmente: a 14 anni inizia in una sartoria di amici di famiglia, a Cisano, poi in una scuola per imparare il mestiere e in un’azienda di confezioni. Poi il lavoro a Milano: da assistente di collezione e controllo di qualità delle linee moda del gruppo Alma all’incontro con Gianni Versace. «Da lui due grandi insegnamenti: la precisione e la voglia di osare» ricorda sempre Papini,che di esperienza ne ha da vendere: otto anni in Dolce e Gabbana e da Fontana Couture. Nel 2000 una sartoria tutta sua, proprio in via Tasso, e nel 2003 il progetto si fa imprenditoriale con il supporto manageriale di Valentina Mazzoni, anche lei bergamasca, che si occupa della rete commerciale e dell’estensione del brand a livello internazionale.

Il tutto sempre con un progetto che privilegia la sartorialità, il sogno creativo: abiti architettonici e dallo spiccato gusto femminile, dalle linee pulite e da un’eleganza raffinata. Lo stile di Giuseppe Papini si racconta attraverso le sete comasche, il tulle proveniente dai distretti tessili milanesi, i pizzi artigianali selezionati nel nord della Francia. Un lavoro che negli ultimi anni si è sempre più consolidato: sono una sessantina i negozi in Italia e l’etichetta è diffusa a livello mondiale, grazie a rivenditori in Europa, Nord America e Asia. Dallo scorso gennaio Papini è il primo marchio per abiti da spose italiano sbarcato anche in Iran. Premiata la produzione made in Italy, una forte personalizzazione del capo e dei dettagli, collezioni che puntano sull’alta qualità.

«Volevo fare il disegnatore di gioielli ma ero una testa matta e la mia famiglia non mi voleva mandare a Valenza» ricorda Papini. Poi c’era il sogno di architettura che si svela attraverso quelle forme geometriche che il bergamasco dà ai suoi abiti, ma anche la predilezione per i Maestri del Cinquecento che ritornano collezione dopo collezione. Nel suo entourage dicono che «manipola la forma», tanto da essere soprannominato «il re del pongo». Nel suo atelier colpisce la delicatezza e cortesia dell’uomo, abbinata all’esuberanza e tenacia della socia. Un team affiatato, con una squadra di abili sarte che fa da contorno a un mondo di stoffe e sogni. Come quelli da cui nascono i suoi abiti: «Spesso me li immagino – ha raccontato un giorno – giocando con i tovaglioli bianchi, candidi, a tavola».

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