Chiude il ponte di Paderno, pendolari:
«Situazione nota, non si è intervenuti»

L’arte italiana del procrastinare, con un post su Facebook , il Comitato pendolari bergamaschi prende posizione sulla modalità con cui è stato gestito un problema noto da tempo.

Con un post sulla loro pagina Facebook il comitato pendolari bergamaschi prende posizione sulla chiusura del ponte tra Calusco e Paderno, comunicato in tutta fretta e e senza preavviso da Rfi con un post. Il comitato scrive che da anni le problematiche del ponte S.Michele, un vero gioiello architettonico ma vecchio e con problemi di portata, erano note a tutti e si è sempre procrastinato l’intervento tanto da dover ora chiuderlo frettolosamente senza aver organizzato un minimo di soluzioni alternative per i viaggiatori. Ecco il post.

«Il comunicato ufficiale di RFI in post. Lo sapevamo da anni. Sono decenni che se ne parlava sommessamente, anni che vigevano limitazioni di carico sul ponte di Paderno. Ne abbiamo parlato in centinaia di incontri con RFI, Trenord, Regione, istituzioni. Con tutti abbiamo chiesto attenzione e decisioni. “I TSR??? Mica vorrete... pluuuf!” e si faceva il gesto della mano in picchiata. Questo ci veniva detto se chiedevamo nuovi treni per la Carnate. Abbiamo accompagnato schiere di giornalisti a caccia della linea peggiore d’Italia, sempre ponendo l’attenzione proprio sulle limitazioni e i pericoli di un ponte bellissimo, da salvaguardare come un monumento, non da sovraccaricare. In cerca di alternative serie.

La manutenzione era programmata da anni e sempre rimandata. Organizzare la chiusura e i transiti non era cosa da poco, ma in tutti questi anni di avvertimenti, pensieri, parole, idee, di nuovi ponti forse ne avrebbero costruiti tre. Invece questo resta il simbolo dell’amore italiano per il procrastinare, per il rimandare il futuro e preferire una linea ferroviaria a 15 km/h. Ora chiediamo che siano prese decisioni e si trovino soluzioni per non mettere nel completo caos il trasporto ferroviario bergamasco per i prossimi due anni. I viaggiatori non possono pagare sempre la lentezza decisionale e la sempreverde capacità di “tirare a campare”».

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