Caso Yara, oggi l’udienza decisiva
La Corte si pronuncia sul dna - Foto

Udienza chiave quella di oggi, la trentottesima, per capire se il processo a Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio si sta avviando alle battute finali oppure no.

Dopo le repliche del pubblico ministero e l’intervento degli avvocati di parte civile Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, la Corte d’Assise presieduta dal giudice AntonellaBertoja si ritirerà in Camera di consiglio (e ne uscirà probabilmente solo nel pomeriggio) per sciogliere la riserva su una serie di richieste avanzate dalle parti, in particolare dalla difesa del muratore di Mapello.

Chiusa ufficialmente la fase dell’istruttoria orale (le testimonianze), gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini nella scorsa udienza hanno invocato ben cinque perizie, chiedendo alla Corte di disporle. I legali hanno sostenuto la necessità di nuovi accertamenti tecnici in materia genetica (Dna), medico legale (dinamica dell’omicidio), chimica (fibre e micro sfere) e videofotografica (sulle telecamere). «Si sono succeduti luminari e scienziati in quest’aula – ha sostenuto Salvagni – che hanno cercato di giustificare la macroscopica anomalia della mancanza del Dna mitocondriale di Ignoto 1 e della presenza di un altro profilo, senza però trovare una soluzione». Salvagni ha parlato di «articolate elucubrazioni, tutte però astratte e mai calate nel caso concreto» e ha sostenuto che «il metodo scientifico ci impone di trovare una spiegazione». Per Salvagni «anche il Dna nucleare presenta problemi», riferiti «all’utilizzo di kit scaduti per le analisi» e «all’assenza di ripetizioni valide». Poi ha concluso: «Noi non temiamo l’ulteriore accertamento scientifico, anzi, lo invochiamo per chiarire i dubbi emersi in dibattimento. Anche perché la difesa non ha mai potuto effettuare analisi in contraddittorio». Per il pm Letizia Ruggeri invece non c’è alcun dubbio sulla validità del Dna che inguaia Bossetti e oggi lo ribadirà in aula in maniera più articolata (appare scontato che si opporrà ai nuovi accertamenti chiesti da Salvagni e Camporini).

In materia di telecamere è stato invece proprio il pm Letizia Ruggeri a chiedere l’acquisizione di indagini integrative svolte di recente dai Ris con la collaborazione del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Parma «che confermano le nostre conclusioni», ha detto il pm, riguardo alla identificazione probabile del mezzo ripreso nei video con l’autocarro in uso a Bossetti e «dimostrano che le misurazioni del consulente della difesa (sull’argomento aveva testimoniato il criminologo Ezio Denti, ndr) sono inattendibili e falsano la realtà».

Se la Corte dovesse respingere le istanze delle parti, il processo si avvierebbe alle conclusioni e le prossime udienze verrebbero fissate per la requisitoria finale del pubblico ministero e le arringhe dei difensori. Poi, la sentenza. Se invece dovessero essere disposti accertamenti tecnici, i tempi inevitabilmente si allungherebbero, in attesa dei risultati.

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