Sguardo inedito sull’America
per capire la società di oggi

Furio Colombo, «La scoperta dell’America» (a cura di Silvia Jop). Aragno, pagine 272, euro 15.

Conosciuto in America con il suo primo nome di Marco - per una facilità di pronuncia -, Furio Colombo è stato capace per primo in Italia di dare forma ad un’idea di Stati Uniti che fosse in grado di tenere nel medesimo discorso John Fitzgerald Kennedy e Muhammad Ali, Henry Kissinger e Margaret Mead, Philip Roth e Frank Sinatra.

Furio Colombo ha vissuto le mille luci di New York senza mai perdere di vista gli argini di un Mississipi a lungo lontano da un’idea di convivenza civile, è stato amico dei fratelli Kennedy e ha vissuto gli anni di quello che veniva definito il regno di Camelot nei suoi anni più splendenti e straordinari, così come nei momenti più tragici e terribili.

Quelle che oggi si possono leggere in un bellissimo e appassionante volume dal titolo «La scoperta dell’America», curato con attenzione e dedizione da Silvia Jop, non sono semplicemente cronache, ma ritratti e racconti in presa diretta di un tempo che parla al nostro presente attraverso la qualità di una scrittura capace di riportare in luce l’essenza di un’umanità certamente eccezionale e rara, ma in grado ancora oggi di indicare la direzione e la prassi per un cambiamento sociale e culturale sempre possibile. Anche quando pare improbabile o nascosto tra le ombre di tempi bui e complicati.

Il volume costruito attraverso una scelta di pezzi giornalistici, interviste e reportage selezionati da Silvia Jop in serrato dialogo con Furio Colombo, svela una vera e propria idea d’America che partendo dai suoi elementi culturali e politici mette a fuoco uno sguardo inedito sulla società americana che già allora anticipava molti dei temi oggi al centro della nostra attenzione. Per compiere questa traslazione, per superare l’Oceano Atlantico che prima ancora che di acqua salata era fatto di pregiudizi e incomprensioni, Furio Colombo ragiona sullo stile ed è sulla lingua che vince la sua sfida regalando ai suoi lettori pagine fulminanti. Partendo spesso da figure centrali per la storia del Novecento i suoi pezzi si trasformano in veri e propri ritratti di una società che ci appartiene ancora oggi più di quanto si pensi di credere o ci si immagini.

Non è possibile annoverare Furio Colombo in una categoria fatta da professionisti che siano essi maestri o allievi. Mimetico e pungente, affilato e ironico, Colombo ricorda invece un’altra scuola, quella che va da Tom Wolfe a Gay Talese fino a Norman Mailer. «La scoperta dell’America» ci fa capire come le contraddizioni di un tempo siano oggi esplose nei conflitti ora sotto i nostri occhi.

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