Michelle Obama
si racconta

Michelle Obama è stata negli anni della presidenza di Barack Obama non solo la donna più seguita, imitata, invidiata e ricercata del mondo, ma anche la donna sulle cui spalle si sono poggiate le speranze di una parte d’America che sì certamente aveva votato Barack e per il cambiamento, ma che vedeva nel ruolo di Michelle la sensibilità e la libertà d’azione di chi non è costretto all’interno del proprio ruolo politico. Michelle Obama ha rappresentato concretamente per milioni di americani che il riscatto è possibile. Se Barack ha significato la capacità di una nazione a rischio dissesto di cambiare strada e di riprendersi sulle spalle le proprie responsabilità, Michelle ha contribuito a dare forma a quel sogno magari piccolo e privato che ogni americano, e in particolare che ogni americana, cova dentro inseguendo prima ancora che il successo la giusta realizzazione di sé.

Con «Becoming. La mia storia», Michelle Obama tratteggia la figura e il ruolo di una donna dall’infanzia fino agli anni con Barack giovane avvocato e poi presidente degli Stati Uniti d’America. Un storia in continuo movimento dentro alla quale non è mai l’esterno ad influenzare le decisioni, ma piuttosto una spinta interiore a dare significato alle proprie decisioni come alle proprie incertezze. Non bisogna tuttavia immaginare che Michelle faccia il ritratto edulcorato e magari tendenzialmente mistico di un successo conquistato con fatica e sudore, ma pur sempre avulso da fallimenti, passi falsi e cadute. No l’obiettivo dell’autrice non è raccontare una «storia meravigliosa» ma definirne i contorni, darne la misura. Chiaramente poi in «Becoming» è presente a tratti una sdolcinata rappresentazione della presidenza, ma è quasi d’obbligo di fronte a libri autobiografici che raccontano vite praticamente totalmente pubbliche, tuttavia tra le righe è possibile intuire i segni di una differenza ed è la medesima differenza che ha portato gli Obama alla guida degli Stati Uniti.

Fin dalle prime righe Michelle Obama analizzando i tratti salienti della sua infanzia come dell’incontro con Barack Obama racconta di un doppio movimento tra la differenza della propria origine rispetto anche solo al successo ottenuto sul lavoro come avvocatessa e il senso di solitudine che questa differenza veniva a generare nella società a partire dal colore della sua pelle. Questa solitudine si trasforma passo a passo in qualità, la qualità non del singolo, ma del diverso capace alle volte di spiccare rispetto al conformismo dominante, altre volte anche solo di vedere in una chiave inedita l’orizzonte, le possibilità davanti a sé. Nel libro il racconto della vita privata non è mai separato dalla sfera pubblica, ma anzi affiancata una all’altra all’interno del medesimo campo. «Becoming» è dunque un’autobiografia godibile, ma anche una presa di posizione politica forte attorno al tema dei diritti. Un testo capace di riportare cura nel dibattito pubblico e quindi politico.

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