L’amore sopravvive
al disfacimento del tempo

L’amore sopravvive, anche quando la malattia divora i ricordi: lo racconta Fridrik Backman in «Dove i pensieri non fanno rumore».

In un racconto breve e intensissimo lo scrittore svedese racconta il lungo addio di un nonno, un ex matematico malato di Alzheimer, e del nipote Noah. È una lettera intima che l’autore non voleva pubblicare: «L’ho scritta per riordinare le idee, si è trasformata in un testo su come vivo la lenta scomparsa delle menti più brillanti che conosco, sulla nostalgia delle persone che sono ancora qui». La mente del nonno, nella storia, è come una piazza che si restringe sempre più. Così Backman rappresenta la paura di perdere ciò a cui teniamo. Un invito a non farsi prendere alla sprovvista dal tempo che passa, a non dimenticare ciò che conta davvero.

Si concentra sullo stesso tema «Idda» di Michela Marzano (Einaudi) ripercorrendo la storia di due donne, Alessandra e la suocera Annie: la malattia le avvicina, le spinge a imparare una dall’altra. Mentre Annie smarrisce la memoria, Alessandra ne ricostruisce il passato e la quotidianità, si riscopre figlia, ritrova ricordi che aveva soffocato: «L’unica frase che non scompare mai è “ti amo”; la scelgono i pazienti come frase preferita anche se non ricordano più nulla della propria vita». Ci sono sempre l’amore e la necessità di avere qualcuno che ti ricorda e ti aspetta, infine, al centro di «Un tè fra le stelle» di David Barnett (Sperling & Kupfer), storia poetica di un astronauta in viaggio verso Marte che per un caso bizzarro diventa l’angelo custode di una famiglia composta da Gladys, nonna malata di Alzheimer, e dai suoi due nipoti Ellie e James.

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