La trovatella e il pittore
Una storia per imparare a crescere

Una neonata abbandonata su una barca, un’isola, un tesoro nascosto, un groviglio di storie e segreti: così incomincia l’affascinante romanzo di Lauren Wolk «Al di là del mare» (Salani, pp. 320, euro 15,90), un concentrato d’avventura ed emozione, con un tocco di poesia.

Crow ha dodici anni e vorrebbe risolvere il mistero che si avvolge intorno alle sue origini: è una trovatella, abbandonata su una barca, in balia delle onde, subito dopo la nascita. Il destino la consegna al pittore Osh, un uomo di buon cuore che la alleva come una figlia: «Fu lui – dice Crow – a insegnarmi a mettere radici e a crescere vigorosa con la pioggia e con il sole; a farmi capire cosa voglia dire sbocciare». È quanto di meglio si possa chiedere a un padre, ma la ragazza lo scopre solo strada facendo.

Ad aiutarli c’è la signorina Maggie, che alleva pecore sull’isolotto di fronte. Sullo sfondo ci sono le isole Elizabeth, al largo del Massachusetts, fra l’isola di Cuttyhunk e l’isolotto di Penikese, in cui era stato costruito un lebbrosario. «Un posto selvaggio e remoto – racconta la scrittrice – sulle cui coste si è sparso spesso il carico di centinaia di navi naufragate». La vicenda si muove tra realtà e fantasia, intrecciando la storia del lebbrosario con quella del leggendario naufragio di un pirata, il Capitano Kidd, e una caccia a un grande tesoro, forse anch’esso realmente esistito, mai ritrovato. Crow è un’emarginata, nessuno la tocca, neanche per sbaglio: gli abitanti delle isole si tengono alla larga, perché pensano che arrivi proprio dal lebbrosario, e che possa portare il germe di quella malattia. La ragazza non ha molti elementi che le permettano di risalire alle sue origini: le restano solo un anello e una lettera sbiadita in cui restano poche parole prive di senso, ma lei non si arrende. Osh, padre adottivo bizzarro e affettuoso, è fuggito dal suo passato per costruirsi una vita pacifica, un po’ isolata dal mondo, con la famiglia che si è scelto, e vorrebbe che Crow facesse lo stesso, accettasse il presente per quello che è.

Nonostante questo non la lascia mai sola e l’aiuta a trovare le risposte che cerca, spingendola a cercarle anche dentro di sé: «A volte le cose le sai. Non le impari, non le trovi, non le scopri, le sai già, qualunque cosa ti dicano gli altri». Un romanzo di formazione delicato e profondo, con il quale la Wolk, già autrice del bestseller «L’anno in cui imparai a raccontare storie», ha ottenuto in patria numerosi riconoscimenti. Una storia d’amicizia, di legami familiari, che indaga sull’identità e sul potere delle radici. «Scrivere questo libro – scrive – mi ha ricordato che la felicità è vivere dove vogliamo vivere ed essere chi vogliamo essere».

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