«Una moglie ti lascia quando smette di trovare in te le qualità che non hai mai avuto». La scrittura di Eric-Emmanuel Schmitt è continuamente animata da paradossi, esprit, battute brillanti. «La giostra del piacere», suo ultimo romanzo, si svolge attorno a Place d’Arezzo, zona upper class di Bruxelles. Punto di partenza una lettera anonima, uguale per tutti i personaggi: non insulti ma una dichiarazione d’amore: «Questo biglietto solo per dirti che ti amo. Firmato: tu sai chi».
Il libro racconta le varie e diversissime reazioni dei destinatari. Il cui campionario è quanto mai ampio, variopinto e cicalecciante, come i molti pappagalli e cocorite che, inspiegabilmente, affollano la piazza e fanno da coro alla vicenda (titolo originale: «Les perroquets de la Place d’Arezzo»). Tanto che l’autore ha parlato, in questo senso, di una «vocazione enciclopedica» nel romanzo.
C’è Zachary Bidermann, potente Commissario europeo alla concorrenza (nulla a che fare, però, con il nostro Monti), per cui la scelta coniugale andrebbe affidata non ai diretti interessati ma a veri e propri professionisti di matrimoni: seri, distaccati e non accecati dalla passione. C’è Faustina, scissa fra due personalità opposte, intellettuale e baccante. Dopo una notte focosa in lei risorge l’addetta stampa letteraria, e subito pensa ai doveri che l'attendono. C’è Baptiste, scrittore, una scatola cranica tappezzata d’ansia, reso malinconico dal successo («nella realizzazione si annida il lutto per il desiderio»). Con Joséphine dopo 15 anni non è più amore, è pigrizia.
All’inizio tutte vite separate, accomunate solo dal fatto di affacciarsi sulla stessa piazza. Poi, nel procedere della vicenda, sempre più intrecciate fra loro. Il romanzo cerca di vedere che posto hanno l’amore e l’erotismo nella vita di ciascuno. E racconta, brillantemente e con humour, i nostri stratagemmi, difficoltà, goffaggini, schizofrenie, per tenere insieme eros e lavoro, istinto e controllo, piacere e dovere, passione e carriera. Un modo di dimostrare che si può produrre letteratura (anche) erotica in modo divertente, umoristico, per nulla volgare. Facendo, anzi, anche dell’eros, un formidabile strumento conoscitivo/descrittivo della natura umana.
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