Molti sono convinti, dopo Stieg Larsson, che letteratura nordica voglia dire poliziesco o thriller. In realtà su al Nord si trovano scrittori eclettici e originalissimi come il finlandese Arto Paasilinna, oppure Jonas Jonasson e Monica Kristensen, tutti autori da scoprire.
Alla fiction di genere preferiscono l’introspezione e il tratteggio di fini paesaggi umani, in cui i silenzi si sposano bene con le asperità degli elementi naturali. Paasilinna - ex giornalista, ex boscaiolo ed ex poeta - è dotato di uno humour affilato, ed è un finissimo caratterista: nel suo
«La fattoria dei malfattori» (Iperborea) affronta il tema attuale della giustizia, dei suoi vuoti, delle sue iniquità. La Palude delle Renne, un vecchio kolchoz della Lapponia, è stato trasformato in una azienda agricola biologica. Zappano la terra fianco a fianco un illustre parlamentare, un teppista nazi e un vescovo.
Un agente dei servizi segreti viene mandato a scoprire quali misteri si celano dietro la vita apparentemente tranquilla di questa strana fattoria. Jonas Jonasson, dopo il successo de «Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve», ne «L’analfabeta che sapeva contare» (Bompiani) racconta la storia di una ragazza sudafricana, Nombeko, che nata dalle baracche, grazie alla sua tenacia e a una serie di scherzi del destino diventa consigliere di un fisico al lavoro su armamenti nucleari, destinato a cambiare i destini del mondo. Una storia eccentrica come i personaggi di cui è popolata. Fresco di stampa anche «La leggenda del sesto uomo» (Iperborea) di Monica Kristensen: un giallo ambientato alle Svalbard, tra la Norvegia e il Polo Nord: domina il fascino dei luoghi, e la suggestione di una voce fresca e originale.
S. P.
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