Gatti protagonisti
tra fragilità e armonia

«Vogliamo bene alla nostra scrittrice. Senza di noi sarebbe diversa, perché siamo consulenti letterari insuperabili». Muriel Barbery, già autrice de «L’eleganza del riccio», dà la parola ai suoi animali domestici ne «I gatti della scrittrice» (E/O). È la storia illustrata di quattro certosini «in un mondo di muri grigi e vasi giapponesi laccati d’arancione». Rivendicano un posto di primo piano nell’opera della padrona, e intanto svelano i segreti della sua vita domestica: il marito musicista, l’editor, l’amico pet-sitter detto «Micio». Un modo originale per narrare il mestiere dello scrittore, con la sua fatica quotidiana, e scoprire seguendo i «custodi» di Muriel che «bellezza e armonia sono le uniche radici che questo mondo fluttuante possieda». Prende le mosse da una storia vera, che parla di speranza e di rinascita, «Vito il gatto bionico» (Piemme), scritto da Claudia Fachinetti con le due «mamme» del micio Silvia Gottardi e Linda Ronzoni. Vito era un randagio: ha perso le zampe posteriori in un grave incidente, ma poi ha potuto riprendere a correre e saltare grazie alle protesi. Così ha trovato casa, è diventato addirittura «bionico», e con la sua vicenda invita a guardare con occhi nuovi il mondo, la fragilità, la differenza.

Liam, il rosso tigrato de «Le opinioni di un gatto» (Feltrinelli) di Jutta Bauer, una delle più famose illustratrici tedesche, è allegro, pigro e un po’ filosofo. Compone un delizioso manuale della felicità, infine, «La vita spiegata dal mio gatto» (Il Castoro) illustrato da Jamie Shelman, con 100 vignette e altrettante lezioni essenziali ispirate alla vita quotidiana dei felini «per aiutarti negli alti e bassi della vita».

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