Da Kafka a Steinbeck
le lettere d’amore più intense

«Niente è migliore e più bello dell’amore» scrive John Steinbeck al figlio Thom nel 1958. Ai tempi della pandemia molti hanno riscoperto il valore della scrittura, un modo potente per stare vicini anche a distanza. Shaun Usher, fondatore del progetto «Letters of note», museo online che raccoglie le più belle lettere d’autore, ne cura un’antologia a tema: «Amore. L’arte delle lettere» (Feltrinelli), nella traduzione di Vincenzo Mantovani, Tommaso Pincio e Silvia Rota Sperti. Ogni messaggio racconta una storia personale ma segna anche cambiamenti sociali e di costume, come l’abolizione dei matrimoni interrazziali. «Una lettera - scrive Usher - è una bomba a orologeria, un messaggio in bottiglia, una formula magica, una forma d’arte semplice e democratica».

Lo stesso concetto risuona in «Scrivimi (magari ti amo ancora)» (Rizzoli) di Riccardo Bertoldi, in cui si intrecciano le storie di due coppie in crisi, di due generazioni diverse, che dopo aver smesso di ascoltarsi, per caso incominciano a scriversi, e trovano così un canale per esprimere emozioni forti, in fondo mai smarrite.

Raccontano un sentimento profondo e tormentato le «Lettere a Milena» (Mondadori) di Franz Kafka, scritte negli anni Venti, appena pubblicate in nuova edizione. Testimoniano una relazione che si svolge più sulla carta che dal vivo. Entrambi stanno vivendo un momento di crisi sentimentale: lo scrittore con la fidanzata Julie, che poi lascerà, la giovane traduttrice Milena con il marito. Le lettere, all’inizio amichevoli, diventano via via più appassionate occasioni di scambio, confidenza, comprensione profonda: «Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso».

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