Le colf? Sono divoratrici di libri. In controtendenza con le statistiche generali italiane diffuse dall’Istat, secondo le quali gli italiani leggono poco o nulla, il 76,5% delle collaboratrici domestiche legge abitualmente, il 15,3% oltre venti libri all’anno. Smonta così uno stereotipo la ricerca delle associazioni femminili Lipa e Nostri Diritti (NoDi), dal titolo «Così vicine, così lontane. Tate, colf e badanti».
Le «domestiche» sono anche personaggi letterari molto frequentati, come dimostra «Con rispetto parlando» (Neri Pozza) della portoghese Ana Nobre De Gusmao: una commedia umana delicata e frizzante, condita da un’irresistibile ironia. La protagonista si chiama Laurinda, fa la cameriera a ore, è vedova, conservatrice, un po’ pettegola.
Eppure i suoi datori di lavoro le sono sinceramente affezionati e tengono in gran conto le sue opinioni. Lei entra nella loro vita e a volte cerca di «raddrizzarla» a modo suo, passando con nonchalance tra fidanzamenti, divorzi e scandali.
Ambientato negli Stati Uniti di cinquant’anni fa, c’è anche «The Help» di Kathryn Stockett, che vale la pena di riprendere in mano: ci sono madri in carriera, tate di colore, imbarazzanti sussulti di razzismo, e il testo conserva una sua fresca attualità.
Ci sono anche colf diventate scrittrici: ha destato scalpore Justyna Polanska, la domestica che ha raccontato in un libro irriverente, «Sotto i letti dei tedeschi», il mondo variegato delle famiglie che le hanno dato lavoro. E poi ha fatto il bis con «Non così salutare». Per leggerli, però (su Amazon in formato Kindle), dovete conoscere il tedesco.
Sabrina Penteriani
© RIPRODUZIONE RISERVATA