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Mercoledì 26 Agosto 2015
Until Dawn: su PS4
la paura fa novanta
Trasferendo il gameplay profondamente cinematografico delle opere di David Cage all’interno di un contesto horror, i ragazzi di Supermassive Games hanno confezionato un prodotto di qualità, capace di portare ad un nuovo livello il concetto di paura nei videogiochi.
Piattaforma: PlayStation 4
Genere: Survival Horror
Sviluppatore: Supermassive Games
Produttore/Distributore: Sony Computer Entertainment
PEGI: 18
Nella precedente generazione, Heavy Rain e Beyond: Due Anime di David Cage (e, in parte, anche i titoli Naughty Dog) hanno dato vita ad una piccola rivoluzione, portando a un livello mai visto prima la narrazione videoludica. Il game designer di Quantic Dream ha miscelato - con successo - la profondità narrativa cinematografica all’interazione del videogioco, dando vita a una sorta di «film interattivo». Di questa nuova categoria di opere fa parte anche il nuovo Until Dawn, survival horror sviluppato da Supermassive Game in esclusiva per PlayStation 4.
In Until Dawn il giocatore veste, a turno, i panni di 8 teenager che, un anno dopo la perdita di due amiche, sorelle gemelle, si ritrovano per commemorarle passando un weekend in uno chalet di montagna. Come da tradizione, gli adolescenti sono ovviamente ignari del folle serial killer - e di altre minacce - che si annidano nell’oscurità, e, in poco tempo, si ritroveranno a dover lottare per la propria sopravvivenza. Il titolo targato Supermassive propone una messinscena horror piuttosto tradizionale e stereotipata, in cui a farla da padrone sarà la costante e stimolante sensazione di paura e precarietà, enfatizzata e sublimata da ambientazioni quasi completamente buie e avvolte nella nebbia, scenari montani e boschivi inquietanti e un tappeto musicale puntuale e preciso nell’instillare ansia nei momenti topici della sceneggiatura.
La trama di Until Dawn pesca a piene mani dalla tradizione cinematografica dell’orrore, strizzando l’occhio al cult movie anni 80’ come la «La Casa» o anche al più recente «Quella casa nel bosco». Pur non stupendo per originalità, la storia offre nel complesso un ritmo narrativo incalzante e non pochi colpi di scena. Il tutto è reso ancora più efficace dalla naturalezza espressiva e interpretativa dei personaggi, tale grazie ad attori in carne ed ossa che hanno prestato i loro volti alle controparti virtuali, tra cui la bella Hayden Panettiere, famosa per la serie tv Heroes, o Brett Dalton di Agents of Shield.
Rispetto al capostipite dei «film interattivi» Heavy Rain, Until Dawn garantisce all’utente una maggior possibilità esplorativa seppur circoscritta al capitolo di gioco. Questa non è fine a se stessa, ma serve al giocatore per scovare due importanti elementi di gioco: gli indizi, ovvero informazioni aggiuntive al giocatore per poter capire meglio la storia, e i totem, questi ultimi sono oggetti indiani che predicono possibili eventi futuri dando un avvertimento al personaggio di turno che, se interpretato correttamente, potrà salvargli la vita. Indizi e totem hanno dunque un ruolo centrale nell’economia del gioco, che potrà incidere sulle scelte del giocatore.
Trattandosi di un’esperienza di gioco fortemente cinematografica è presenta una certa linearità e una limitata interazione con l’ambiente: il solito scotto da pagare quando il gameplay si piega alla narrazione. A spezzare la generale passività dell’esperienza e dare un pizzico di stimoli al giocatore ci pensano numerose sequenze di quick time event e fasi dinamiche, spesso legate alla fuga. Altro pilastro fondativo di Until Dawn è l’Effetto Farfalla, un modo più sofisticato per sottolineare la presenza di bivi narrativi e scelte morali. Quindi ogni decisione presa - anche la più insignificante - avrà delle conseguenze sul proseguo della storia e inciderà sulla salvezza o meno degli otto personaggi.
Far sopravvivere tutti i ragazzi non sarà però un’impresa facile, sia perché i bivi non sono sempre chiari sia perché agire d’istinto potrebbe rivelarsi fatale. Niente ripensamenti: il sistema di gioco non permette di tornare indietro e ritentare una sequenza cambiando scelta, il che rende ogni decisione definitiva. Ogni decisione viene declinata non solo attraverso i dialoghi, o una semplice scelta dialogica, ma anche da azioni, queste ultime sono particolarmente significative e coerenti al tipo di gioco, poiché mettono il giocatore di fronte al tipico bivio da film dell’horror, come: «apro quella porta o torno indietro», «mi nascondo o continuo a scappare» oppure «strada sicura o scorciatoia».
Trasferendo il gameplay profondamente cinematografico delle opere di David Cage all’interno di un contesto horror, i ragazzi di Supermassive Games hanno confezionato un prodotto di qualità, capace di portare ad un nuovo livello il concetto di paura nei videogiochi. Chi preferisce videogiochi più tradizionali dovrebbe però guardare altrove: Until Dawn potrebbe risultare, a tratti, fin troppo passivo.
Marco Locatelli
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