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Giovedì 30 Novembre 2017
Need for Speed Payback
Un colpo, tre piloti
Need for Speed non è il solito solito racing game-open world scanzonato e festaiolo che strizza l’occhio a Forza Horizon, ma mette in mostra un’identità ben distinta e marcata, anche grazie ad una narrativa forte e personaggi discretamente caratterizzati. È mancato solo un po’ di coraggio in alcune scelte di game design.
Piattaforma: Xbox One, PlayStation 4 e PC
Genere: racing game
Sviluppatore: Ghost Games
Produttore/Distributore: Electronic Arts
PEGI: 12
Quello che è probabilmente il racing game più longevo della storia del videogioco è arrivato quest’anno al suo 23esimo capitolo con Need for Speed Payback, seconda iterazione del brand dopo il reboot del 2015 e terza opera sviluppata dai ragazzi di Ghost Games sotto l’egida di Electronic Arts. Come da tradizione, questo nuovo Need for Speed Payback non è un sequel diretto del reboot ma un prodotto a se stante, che condivide però con il predecessore la scelta – ormai diventato marchio di fabbrica della direzione firmata Ghost Games – di inserire le corse clandestine all’interno di un’esperienza fortemente story driven. Insomma, Need for Speed non vuole semplicemente essere un racing game che inanella una dopo l’altra prove di guida, ma un titolo che, attraverso i motori e le corse, racconta una storia. Magari non da premio Oscar, chiaro, ma comunque godibile. E quest’anno la combinazione corsa-narrativa è davvero riuscita meglio del solito ai ragazzi di Ghost Games.
La prima grande novità è rappresentata dalla presenza di tre protagonisti (discretamente caratterizzati) di cui si vestono i panni, ognuno dei quali specializzato in una tipologia di guida differente: corsa e accelerazione Tyler Morgan, presuntuoso ragazzotto di umili origini nonché leader della cricca; il londinese Sean Mc Allister, esperto nel fuoristrada e nella derapata e, infine, la bella e brava Jessica Miller, abilissima a scomparire dalla vista di polizia o da qualsiasi altro inseguitore durante le fughe.
Need for Speed Payback inizia con il trio alle prese con il cosiddetto “grande colpo” - in questo caso il furto di un’auto costosissima - prima di ritirarsi definitivamente dal giro. Purtroppo, però, qualcosa va storto, e la banda è costretta a fuggire dai piedipiatti per poi dividersi a causa della Loggia, organizzazione criminale che esercita la sua influenza su tutta la città, dalle fazioni di piloti clandestini alla polizia passando per il gioco d’azzardo. Qualche mese dopo il gruppo torna in pista ancora più carico di prima e con un unico obiettivo: mettere i bastoni fra le ruote alla Loggia. Ma per dare il vero colpo di grazia alla Loggia è necessario vincere il Rush dei Banditi, il più importante torneo di gare clandestine dove l’organizzazione, truccando le gare, riesce a guadagnare grandi quantità di denaro. Per potervi partecipare, prima, sarà prima necessario sfidare e battere a suon di sorpassi e derapate tutte le fazioni dei piloti di Fortune Valley per guadagnarsi il loro rispetto e la loro fiducia. Senza grandi colpi di scena o battute particolarmente complesse, la trama on the road di Payback scorre via senza problemi, tratteggiando un universo di gare clandestine credibile e di personalità.
Sfrecciando su e giù per Fortune Valley, l’open world di Need for Speed Payback, nei panni di Tyler e Sean si andranno quindi a sfidare le diverse fazioni, suddivise per categoria: accelerazione, corsa, derapata e fuoristrada. A cambiare le carte in tavola ci pensa Jessica, il cui compito è quello di ottenere informazioni scorrazzando, sotto copertura, alcuni membri della Loggia in missioni di fuga, corse a tempo o consegna di mazzette raggiungendo determinati punti entro un certo tempo limite. Ovviamente per ogni tipo di gara (accelerazione, corsa, derapata, fuoristrada e fuga) sarà necessario disporre della giusta categoria di vettura, acquistabile presso le concessionarie. Non solo: ogni corsa richiede un certo livello auto che può essere incrementato con speciali carte denominate “speed card”, queste ultime relative alla meccanica (testata, centralina, turbo, scarico ..). L’impressione (e probabilmente anche la volontà degli sviluppatori) è quella di rappresentare lo sviluppo prestazionale dell’auto come se si trattasse di un personaggio di un GdR. Ovviamente cambia la forma ma non la sostanza: si tratta pur sempre di cambiare i componenti di un’auto. L’idea è però interessante ed effettivamente dà un maggior senso di soddisfazione rispetto alle formula più tradizionale. A rendere il tutto più strutturato, profondo e addirittura strategico è però il fatto che queste speciali carte presentano 3 diversi parametri: il livello, fino a 3 bonus (salto, accelerazione, velocità ecc.) e una marca. Sarà dunque molto importante scegliere le carte giuste anche a seconda del tipo di gara che si va ad affrontare. Inoltre, combinando tre carte della stessa marca si ottiene un ulteriore bonus sulle prestazioni; un po’ come accade per i set armamentario di alcuni giochi di ruolo. Più tradizionale la personalizzazione estetica, legata al completamento di determinate sfide. Vuoi cambiare lo spoiler? Allora dovrai prima compiere una derapata da 200 metri. E così via.
Le speed card si vincono tagliando per primi il traguardo nelle corse, ma possono anche essere acquistate nelle officine, oppure ottenute con una sorta di slot machine attivabile tramite alcuni gettoni speciali (ottenibili scartando le carte che non interessano). Come in passato, ancora una volta presente il livello reputazione, ma in Payback ha un significato molto meno centrale nell’esperienza ludica: ad ogni level up si ottiene una “consegna” che contiene denaro, elementi cosmetici per l’auto (fumo o nitro colorati, luce sottosocca, clacson) e gettoni per la slot machine delle speed card. Insomma, quello che conta non è tanto il livello della reputazione ma quello dell’auto, che viene appunto determinato dalle speed card.
Non mancano tutte quelle sfide, ormai diventate la base nei racing game open world, come prove di velocità, derapata, autovelox, salti, tutte attivabili automaticamente lungo la strada e che, se superate, regalano fino a 3 stelle in base al risultato. Accumulato un determinato numero di stelle si ottengono in cambio altre consegne. A ciò si aggiungono gli immancabili collezionabili, piloti nomadi da sfidare e i “catorci”, vecchie auto che possono tornare a rombare nel caso si riesca a recuperare tutti i pezzi necessari nascosti nei meandri di Fortune Valley. E le auto? I modelli disponibili sono più di 70, non un numero enorme ma comunque buono per un titolo che non fa della varietà di auto il suo punto di forza. Non dimentichiamoci, infine, la presenza del multiplayer competitivo fino ad otto giocatori e l’autolog, sistema online che permette al giocatore di sfidare i risultati di altri piloti in carne ed ossa.
E ora, finalmente, parliamo di come il gioco si comporta una volta al volante. Il modello di guida di Need for Speed Payback è assolutamente arcade e votato alla spettacolarità, senza la benché minima velleità simulativa. Proprio così, ogni derapata, scontro e sorpasso è stato pensato per scaricare adrenalina nel giocatore e, a prescindere dal tipo di gara, è la combinazione derapata-nitro a caratterizzare l’esperienza di guida. Per cui, ad esempio, schiantarsi a 300 km/h contro un muro avrà un impatto estetico (nemmeno troppo evidente, a dire il vero) sul paraurti dell’auto, ma nessun effetto sulla meccanica. Le auto sono praticamente indistruttibili. Una scelta forse un po’ estrema, ma che ben si sposa con quello che si andrà a fare a bordo delle auto. Sì, perché mai come in Payback si prende parte ad inseguimenti super aggressivi, con auto della polizia che escono da ogni dove e un’azione ad altissimo contenuto di testosterone. A tal proposito degne di nota dal punto di vista dello spettacolo i “colpi”, missioni speciali in cui il giocatore utilizza tutti i tre personaggi, a turno. Purtroppo in queste situazioni di gioco è stata lasciata davvero pochissima libertà d’azione al giocatore obbligato a seguire un percorso prestabilito, come se si trattasse di una comune gara. Peccato: l’idea di base è molto interessante, serviva solo un po’ di coraggio in più.
Need for Speed Payback non è il solito racing open world scanzonato e festaiolo che strizza l’occhio a Forza Horizon, ma mette in mostra un’identità ben distinta, marcata, anche grazie alla ricerca di una narrativa forte e personaggi caratterizzati. Tanti contenuti e un modello di guida super arcade e adrenalinico ne fanno un prodotto perfetto per chi adora l’atmosfera delle gare clandestine. Un plauso a Ghost Games anche per la scelta di introdurre elementi originali e coraggiosi, come le speed card. Forse per alcune scelte di game design ci voleva un po’ di coraggio in più, come la totale assenza di libertà nelle missioni in cui si utilizzano tutti e tre i personaggi. Delude un po’ anche la componente grafica, solo discreta a livello ambientale e davvero mediocre per quanto concerne le scene di intermezzo.
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