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Mercoledì 25 Luglio 2018
Illusion: A Tale of the Mind
viaggio nella mente
Atmosfere surreali e decadentiste, una narrativa strappalacrime e enigmi davvero originali e ben studiati. Questo è Illusion A Tale of the Mind, ma il titolo firmato Frima Studio viaggia a due velocità diverse. Scopriamo il perché.
Discernere fra illusione e realtà può diventare un’operazione assai più complicata di quanto si possa pensare. Come teorizzava lo scrittore Luigi Pirandello quasi un secolo fa, a fronte di una realtà esterna oggettiva e immutabile esiste una realtà interna diversa per ognuno di noi. Senza scomodare la complessità narrativa delle opere pirandelliane, con il videogioco Illusion A Tale of the Mind per PS4, Xbox One e PC i ragazzi di Frima Studio sono riusciti a mettere in piedi una struttura ludica che ha il merito di offrire un’affascinante rappresentazione dell’illusione, e di come questa possa in qualche modo intrappolare e manipolare la nostra fragile mente.
Nei panni della piccola Emma, accompagnata dall’inseparabile coniglio di peluche Topsy, il giocatore è chiamato a barcamenarsi tra i meandri delle mente contorta e angustiata di uno sconosciuto, dentro la quale prendono forma scenari surreali e onirici. Né la protagonista né tantomeno lo svolazzante compagno di pezza hanno alcun ricordo della loro identità e del loro passato, ma i due non si perdono d’animo e cominciano, noncuranti del pericolo che li attende, l’avventura nella mente dello sconosciuto; sconosciuto che si scoprirà essere Euclide, l’uomo forzuto di un circo nella Parigi di inizio XX secolo, tormentato per aver perso l’amore della propria vita.
Il viaggio all’interno della mente di Euclide assume da subito tinte fosche e drammatiche. Alla decadenza romantica della Parigi del 1900 – che fa da sfondo e filo conduttore del cammino – si unisce la disperazione della Prima Guerra Mondiale, a cui il forte Euclide ha preso parte suo malgrado. Amore, sofferenza, guerra, ma anche gelosia e alcolismo si fondono senza soluzione di continuità nella narrativa abbozzata dai ragazzi di Frima Studio. Un testo che sebbene non spicchi in quanto ad originalità – vengono mischiate un po’ di tematiche piuttosto abusate (come la Parigi degli anni 20 o l’amore perduto) – nel complesso fa il suo dovere e riesce persino a strappare qualche piccola dose di emozione. Il tutto arricchito da una direzione artistica stilisticamente gradevole (ma graficamente basica) e sempre puntuale nel restituire gli stati d’animo e le magmatiche memorie della tormentata mente di Euclide.
La declinazione ludica di un contesto tanto contorto e onirico non poteva che passare attraverso la «mediazione» del puzzle game. Per poter superare le diverse aree di cui si compone virtualmente la mente di Euclide, la piccola Emma deve raccogliere un determinato numero di frammenti che – una volta assemblati – permetteranno di aprire una porta e scoprire il successivo «spicchio» di mente dell’uomo forzuto. Raccogliere i pezzi non sarà però un’operazione tanto semplice: come nella più classica delle avventure grafiche, infatti, il giocatore è chiamato a risolvere dei piccoli enigmi per poter sbloccare passaggi e quindi recuperare un frammento.
Nella maggior parte dei casi si tratta di puzzle visivi, nei quali il giocatore deve formare delle immagini (e qui entra in gioco prepotentemente il tema dell’illusione) attraverso una “sovrapposizione prospettica” degli oggetti presenti sullo scenario, ruotando la visuale di gioco. Non solo: a complicare ulteriormente la vita è il fatto che alcuni di questi oggetti vanno cambiati di posizione (tramite degli strani interruttori colorati) per poter “disegnare” la figura richiesta. Ad esempio, allineando nella maniera corretta alcuni assi di legno e due ruote è stato possibile far comparire un paio di forbici. Sempre legato al concetto dell’illusione un altro dei puzzle più ricorrenti (e riusciti) di Illusion è quello delle ombre cinesi: tramite la proiezione delle ombre di due o tre oggetti, sovrapposte fra loro, si deve comporre la figura richiesta.
Ma il più innovativo è senza dubbio il «puzzle uditivo»: in pratica, spostandosi con Emma in un determinato punto dello scenario si riesce a percepire chiaramente una frase che in altri punti dell’ambiente risulta, invece, ovattata e quindi incomprensibile. L’obiettivo è trovare il punto dove il dialogo giunge in maniera chiara alle orecchie di Emma. Una soluzione davvero originale ma che, purtroppo, i ragazzi di Frima Studio hanno sottovalutato e relegato a mero elemento di contorno.
Illusion A Tale of the Mind ha però un grave problema: viaggia a due velocità diverse. Se nella prima parte dell’avventura, infatti, i rompicapo sono apparsi assai impegnativi e ben studiati, nella seconda parte del gioco si nota un clamoroso passo indietro nell’originalità e nella complessità dei puzzle. Nel secondo e terzo capitolo (sono tre i capitoli totali) gli sviluppatori si sono infatti limitati a proporre degli enigmi ambientali basici e lineari, nella maggior parte dei casi labirinti dinamici la cui risoluzione è affidata semplicemente alla pazienza del giocatore più che al suo ingegno, oppure banali e macchinose situazioni platform e action che hanno il solo merito di contribuire alla varietà dell’esperienza.
Atmosfere surreali e decadentiste, una narrativa strappalacrime e enigmi davvero originali e ben studiati. Questo è Illusion A Tale of the Mind, ma solo nella prima parte. Nel secondo e terzo capitolo dell’avventura , inspiegabilmente, gli sviluppatori hanno deciso di tirare il freno a mano e sostituire i riuscitissimi rompicapo con banali sequenze action e platform che affossano inevitabilmente il valore assoluto di un titolo che aveva tutte le carte in regola per poter stupire.
Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One, PC
Genere: puzzle adventure
Sviluppatore: Frima Studio
Produttore: Ravenscourt
Distributore: Koch Media
PEGI: 7
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