Darksiders III
e ancora Apocalisse

Nonostante un budget nettamente inferiore rispetto ai primi due capitoli, Darksiders III riesce nell’arduo compito di proporsi come degno sequel mantenendo inalterato il fascino di una saga che meritava di proseguire. Alcuni difetti però ci sono...Venite a scoprirli con la nostra recensione.

C’era una volta la sfortunata Vigil Games. La software house a cui dobbiamo la serie Darksiders venne coinvolta dal terremoto THQ (proprietaria dello studio), che nel 2013 chiuse i battenti per fallimento. La maggior parte dei dipendenti del developer finirono poi nella neonata Crytek USA –sussidiaria di Crytek – che dopo poco più di un anno dalla sua fondazione chiuse per problemi di natura economica. Senza nemmeno avere la possibilità di lavorare ad un nuovo videogioco. Ma neanche questa volta i ragazzi di Vigil si arresero: nemmeno il tempo di fare le valigie che gli ideatori di Darksiders si sono subito ritrovati in Gunfire Games, piccola realtà indipendente fondata da David L. Adams (lo stesso di Vigil Games). Qui, dopo aver lavorato a diversi titoli minori per realtà virtuale (Herbound, Dead and Buried, Chronos), gli ex Vigil Games hanno ripreso da dove tutto era cominciato: Darksiders. Ecco allora che sugli scaffali dei negozi è arrivato da qualche giorno Darksiders III, il sequel che i fan dei Cavalieri dell’Apocalisse aspettavano da ormai ben sei anni. Il seguito che questa saga meritava di avere.

Come accadde nel secondo capitolo, con una trama parallela a quella dell’opera originaria, anche Darksiders III propone una una sorta di prequel che vede la nuova protagonista, il Cavaliere dell’Apocalisse Furia, intenta nel riacciuffare i Sette Peccati Capitali liberatisi dalla loro prigionia; e questo accade proprio poco dopo la cattura del protagonista del primo capitolo, il mai dimenticato «Guerra». Senza grandi colpi di scena o una sceneggiatura da premio Oscar, Darksiders III propone una narrativa assolutamente godibile e che si sorregge quasi completamente sulla sua sfaccettata e affascinante protagonista Furia, la cui interessante personalità si svilupperà e maturerà durante l’intero arco narrativo.

Dal punto di vista del gameplay, Furia è probabilmente il personaggio più difficile da utilizzare e valorizzare nelle fasi iniziali del gioco. Gli stessi sviluppatori hanno affermato che mentre Guerra era ispirato al tank dei GDR e Morte ad un ladro/assassino, Furia è invece il mago, quindi quello meno devastante durante i primi combattimenti, ma capace di dare grandi soddisfazione più avanti. Durante le prime schermaglie la rabbiosa cavallerizza può infatti combattere solo con una frusta ed eseguire poche e banali combinazioni di attacco, ma con il proseguo si sbloccheranno diversi poteri elementali – chiamati Hollow – che renderanno Furia decisamente devastante. Non solo: queste abilità permetteranno alla protagonista di utilizzare armi secondarie, vere e proprie magie legate ad una barra della collera ricaricabile a suon di colpi inferti ai nemici e anche nuove possibilità per muoversi all’interno del mondo di gioco, che sbloccheranno strade inizialmente inaccessibili.

Se nel primo Darksiders era forte la contaminazione di The Legend of Zelda e del genere hack’ n’ slash e nel secondo i ragazzi di Vigil Games introdussero alcuni elementi GDR (su tutti il looting) in questo terzo capitolo – giusto per restare al passo coi tempi – si nota un certo incremento del livello di difficoltà e l’adozione di alcune meccaniche tipiche dei souls-like. In generale, dunque, il modello di combattimento spiccatamente action dei predecessori ha ceduto il passo a schermaglie forse più macchinose e ragionate ma allo stesso tempo più complesse e difficili da affrontare. Difficoltà che può essere mitigata grazie ad un sistema di crescita del personaggio che, oltre ai già citati Hollow, prevede la possibilità di scambiare le anime (rilasciate dai demoni eliminati) con power up per armi, oggetti o punti per migliorare le statistiche del personaggio. Anche dal punto di vista della morfologia delle mappe i ragazzi di Gunfire si sono rifatti alle tipicità del genere souls-like, che quindi risultano sempre chiare nella loro evoluzione e capaci di nascondere davvero tante sorprese. Il tutto arricchito da un level design e una direzione artistica del mondo di gioco degni di nota, nonostante il basso budget della produzione rispetto ai primi due capitoli.

La deriva souls-like di Darksiders III ha però avuto degli effetti collaterali che ad alcuni fan dei primi due capitoli potrebbero non piacere: ridotta qualità e numero dei puzzle ambientali, con soluzioni molto veloci e di facile interpretazione. Stesso discorso per le boss fight – nello specifico i Sette Peccati Capitali – che non hanno ricevuto un’adeguata diversificazione, ad eccezione di un paio di casi. E in un titolo di questo genere – e di questa saga, soprattutto – l’assenza di boss ispirati è un elemento su cui difficilmente i fan riescono a chiudere un occhio.

Si sa, i soldi non sono tutto ma in certi casi possono davvero fare la differenza. Fortunatamente non è questo il caso. Nonostante un budget nettamente inferiore rispetto ai primi due capitoli, infatti, Darksiders III riesce nell’arduo compito di proporsi come degno sequel mantenendo inalterato il fascino di una saga che meritava di proseguire. Alcuni difetti ci sono, ma ora non resta che sperare in un ottima risposta commerciale in modo che gli sfortunati ex Vigil Games – ora Gunfire – possano avere la possibilità di raccontarci come prosegue questa “strana storia” dei Cavalieri dell’Apocalisse.

Piattaforma: Pc, PlayStation 4, Xbox One
Genere: action-adventure
Sviluppatore: Gunfire Games
Produttore/Distributore: THQ Nordic
PEGI: 16

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