Siamo qui. Non siamo in difficoltà economiche come tanti lavoratori del comparto culturale e dello spettacolo, dei bar e dei ristoranti, ma anche per noi è un momento “difficile” – chi scrive mette questa parola fra virgolette perché la nostra è una difficoltà smorzata.
Cosa fare? È la domanda che ci siamo posti qualche giorno fa. In altre parole: che ruolo può avere Eppen in un momento come questo? A cosa serve? La risposta non è stata immediata, ma ciò che leggete in questi giorni è il frutto delle nostre riflessioni. La cultura è ferma. Il mondo del food e dell’intrattenimento anche. Gli streaming non sostituiscono uno spettacolo teatrale dal vivo, l’asporto di un piatto di pasta preparato come si deve non è andare al ristorante. Ma ci adattiamo. Qualcuno ha puntato fin da subito sugli eventi online o addirittura in tv – citiamo tre festival: “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, “Tierra!” e “Fiato ai libri” – altri invece stanno ripensando la propria presenza sul territorio, ovviamente affidandosi alla rete, con tutti i limiti ma anche i vantaggi del caso.
Non troverete su Eppen in questi giorni delle discussioni sull’opportunità o meno degli eventi in streaming. Non troverete nemmeno pareri sulla nuova ondata di covid-19, a meno che a parlare non siano esperti, magari lontani dai riflettori ma fondamentali per questo tempo confuso e molto incerto. Non troverete neanche giudizi più o meno affrettati su come si sono mossi il Governo, le Regioni, i Comuni: non è nostro compito e quel poco che avevamo da dire lo abbiamo già detto.
E allora per non finire a parafrasare malamente il celebre verso di Montale (“Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”) vi spieghiamo in breve cosa troverete su Eppen già da questa settimana e nelle prossime. I bergamaschi non sono abituati ad arrendersi e difatti già si stanno muovendo le prime iniziative, che cercheremo di raccontare. Ma non dimenticheremo nemmeno chi sta a casa, dando qualche consiglio su cosa fare per non impaludarsi nello stop inevitabile e forzato.
C’è però una cosa che teniamo dire: nessuno avrebbe voluto questo secondo blocco, simile a un lockdown e temibile soprattutto per la psiche di ciascuno (senza dimenticare sempre che di covid-19 si muore: dunque siamo cauti, stiamo distanziati, rispettiamo le regole); nessuno avrebbe voluto trovarsi nella situazione in cui siamo. Quella che stiamo vivendo è una crisi: di valori, di significati, di direzione (dove stiamo andando? Quale sarà il futuro?) che però come ogni crisi può essere un’opportunità. Di slegare i nodi del proprio pettine, di ripensare sé stessi, il proprio lavoro, il mondo. Certo che è difficile, certo che vorremmo la “normalità” di prima (che forse tanto normale non era). Ma siamo qui, è questo il nostro tempo. E ogni libro, film, canzone, parola di un essere pensante può diventare una fessura attraverso cui guardare per trovare il domani. Non serve forse anche a questo la cultura?
[Credito foto: http://www.museodelprado.es/en/the-collection/online-gallery/on-line-gallery/zoom/1/obra/dog-half-submerged/oimg/0/]