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Una penna per il cambiamento: il cuore della lotta femminista

Articolo. In un mondo in cui le voci femminili sono state troppo spesso messe a tacere, ci sono donne che con la loro mente e la scrittura hanno sfidato le convenzioni sociali creando classici senza tempo. Ne scopriamo alcuni in questo articolo

Lettura 3 min.

«È cosa ormai risaputa che a uno scapolo in possesso di un’ingente fortuna manchi soltanto una moglie». Questo non è soltanto l’incipit di un romanzo, ma è l’inizio di un testo che ha segnato la storia della letteratura europea. Jane Austen non ha bisogno di presentazioni, così come il suo capolavoro «Orgoglio e Pregiudizio» perché, in un modo o nell’altro, tutti noi ci siamo imbattuti almeno una volta nella vita –attraverso la penna dell’autrice o tramite adattamenti cinematografici – nella storia di Mr. Darcy e Miss Elizabeth Bennet.

Basta una frase e subito siamo trasportati nella campagna inglese settecentesca, in una società che marginalizzava le donne e il cui unico scopo era assicurarsi un matrimonio vantaggioso. Considerato un romanzo di stampo rivoluzionario, il femminismo di Jane Austen trova voce con la protagonista e con le sue battaglie contro il conformismo del tempo.

Se si parla di classici femministi, impossibile non citare anche le sorelle Brontë – Charlotte, Emily e Anne – che, con i loro personaggi, hanno voluto intraprendere uno scontro contro il patriarcato. Per non parlare di tutte quelle opere che trattano il tema dell’emancipazione. Questi lavori, di grande attualità anche oggi, includono i romanzi di Alba de Céspedes e Margaret Atwood.

Una voce della resistenza italiana e femminile

Alba de Céspedes è forse, in Italia, l’autrice più femminista di tutto il Novecento. Con le sue parole, Alba, che è cresciuta in una famiglia che condivideva la sua visione, ha saputo sfidare il regime fascista e si è fatta portavoce dell’indipendenza di genere. Le sue opere sono innumerevoli, ma due in particolare le hanno garantito il successo, testimoniato dalla traduzione dei libri in più di trenta lingue.

Il primo è il romanzo di formazione «Nessuno torna indietro», pubblicato nel 1938 in epoca fascista e che fin da subito ha suscitato un grande scandalo. La storia narrata è quella di alcune ragazze che condividono l’esperienza del collegio romano, ognuna con la propria vita, le proprie ambizioni e con il desiderio di emanciparsi. Un intreccio di storie che presentano una figura in contrasto con il modello fascista, che idealizzava la donna come moglie e madre. Alba de Céspedes propone invece un’immagine femminile libera, indipendente e lavoratrice, capace di decidere del proprio futuro. Per questo il romanzo ha subito una severa censura da parte del regime. Ristampato clandestinamente dall’editore Mondadori, il libro ha vinto il premio letterario «Viareggio», un riconoscimento però revocato per intervento di Mussolini a causa delle posizioni antifasciste dell’autrice e della sua mancata appartenenza al partito.

Il secondo capolavoro è il romanzo autobiografico «Quaderno Proibito», pubblicato in formato integrale nel 1952 e dal quale è stata tratta anche una sceneggiatura cinematografica con protagonista Valeria, donna di quarant’anni che cela ai figli e al marito un diario privato. Nell’opera troviamo un confronto tra tre generazioni di donne: la madre di Valeria, ancorata ai tradizionali ruoli familiari, la protagonista, che bilancia casa, famiglia e lavoro, e infine Mirella, la figlia di Valeria, portavoce nel romanzo dell’emancipazione.

I dialoghi tra madre e figlia evidenziano il cambiamento della condizione del genere: Mirella riesce a cambiare il suo destino, scegliendo il compagno, studiando e lavorando, mentre Valeria rimane ancorata a una visione tradizionale dei ruoli di genere. L’autrice anticipa i temi femministi di oggi, in quanto la protagonista sente l’ambiente familiare come soffocante per la scrittura e ciò che colpisce, da questo romanzo, è che de Céspedes si è accorta con anni di anticipo che l’oppressione della donna partiva dalla famiglia di origine.

I libri di Alba de Céspedes per molti anni non sono stati pubblicati, non sono state studiate nelle antologie scolastiche e non comparivano, per diverso tempo dopo la morte dell’autrice, nei classici della letteratura nazionale. Negli ultimi anni si è assistito a una riscoperta delle sue opere, ripubblicate dall’editore Mondadori con migliaia di lettori in tutto il mondo. Oggi è possibile acquistare i suoi romanzi in tutte le librerie d’Italia e nei punti vendita online.

Procreazione e repressione: un tema attuale?

Dall’Italia passiamo all’America, più precisamente a Gilead, un mondo dispotico nato dalla mente di Margaret Atwood, abitato da ancelle in tunica scarlatta e cuffia bianca. L’opera «Il racconto dell’ancella», pubblicato nel 1985, si presenta come la versione americana di «1984», scritto da George Orwell: la cittadina assume infatti tutte le caratteristiche di prigione a cielo aperto – il panopticon – dove gli abitanti sono costantemente sorvegliati.

Il racconto è una distopia che racconta un universo molto simile a quello in cui viviamo – con alcuni tratti dipinti in modo esagerato per renderlo diverso ma comunque riconoscibile – dove il corpo delle donne viene negato, schiavizzato, ridotto alla funzione di procreazione e posto al servizio del regime. La storia ha inizio con un’epidemia che colpisce l’Occidente, rendendo sterili le donne. Di fronte al collasso della natalità, i fondamentalisti prendono il potere negli Stati Uniti, creando la Repubblica di Gilead, uno stato teocratico dove le ragazze vengono catturate, trasformate in “ancelle” destinate a procreare per l’élite.

Questo romanzo ha ispirato diverse produzioni cinematografiche, tra cui la fiction «The Handmaid’s Tale» ed è diventato il simbolo della protesta «#MeToo» sin dalla sua nascita nel 2006. Alcune tematiche contemporanee ad Atwood negli anni Ottanta sono tornate attuali – il controllo sociale, la difesa delle armi e il rifiuto dei migranti – e questo ha garantito il successo del libro ai giorni nostri. Il cuore della narrazione è identificato nella denuncia contro la violenza sul corpo delle donne: un libro manifesto che permette una riflessione sul femminismo odierno.

L’opera, pubblicata in Italia dalla casa editrice Ponte alle Grazie, si può trovare nelle librerie, acquistare online ed è disponibile nelle biblioteche cittadine.

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