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Volti spettrali incisi nella roccia: il sentiero delle Fantasme di Sovere

Articolo. Per presentare l’escursione di oggi utilizzo la frase che l’amico Fabrizio mi ha confidato al termine della gita: «quando atterri all’aeroporto di Orio al Serio, ad accogliere il visitatore ci sono alcune splendide immagini della bergamasca: la Presolana, il Sebino, il lago di Endine. Oggi le abbiamo avute sott’occhio tutte e tre contemporaneamente!»

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Il lago d’Iseo e i prati di Possimo visti dalla croce della Corna Lunga

È un itinerario ad anello in val Borlezza, completamente esposto al sole del mattino, che prende il via dal Santuario della Madonna della Torre (400m), poco sopra l’abitato di Sovere.

Documenti storici fanno risalire le origini del Santuario all’anno 801, il più antico della Diocesi bergamasca, eretto sui resti di un’antica torre di avvistamento (da qui il nome) per volontà di Carlo Magno. Per otto secoli, i pellegrini si recarono in preghiera presso la miracolosa immagine di Maria, finché gravissimi cedimenti strutturali ne decretarono la chiusura. I soveresi non si persero d’animo e nei primi anni del 1600 riuscirono a riedificare il loro santuario sui resti dell’antica chiesa. Di grande pregio artistico è l’altare maggiore, in marmo policromo, modellato e decorato a intarsio dal Fantoni, e sormontato al centro dalla piccola tribuna con l’affresco che ritrae la Madonna.

Sono le 8.15 del mattino di questa domenica novembrina. La vallata sonnecchia ancora nell’ombra, mentre i raggi del sole già risplendono sulla facciata del Santuario. Iniziamo seguendo il percorso CAI n° 563. Una strada cementata guadagna rapidamente quota nel bosco. Dopo dieci minuti si diparte il sentiero che sale con pendenze regolari fino alla stretta di Cudegn (715m), un intaglio nella roccia molto suggestivo. Il sentiero principale prosegue nel bosco e raggiunge la Malga Lunga. Noi invece abbiamo l’intenzione di andare alla scoperta del sentiero delle Fantasme, nome che fin da subito ha stuzzicato la nostra curiosità.

Ci affanniamo per cercare la deviazione, ma non troviamo alcuna indicazione. Guardando con estrema attenzione, notiamo una labile traccia che risale tra le roccette sulla destra, qualche metro prima della “stretta”. Proviamo a seguirlo. Più si sale più la traccia diventa convincente. Si tratta di un sentiero attrezzato per escursionisti esperti che presenta alcuni passaggi su roccia un po’ esposti e, in qualche caso, agevolati dalla presenza di catene. Nulla di estremo, anzi, lo abbiamo trovato molto divertente, ma è necessario procedere con passo sicuro e non soffrire di vertigini.

Dopo pochi minuti si svela l’arcano: alla nostra sinistra si stagliano verso il cielo due guglie rocciose che per conformazione e colore della pietra richiamano il tipico lenzuolo bianco dei fantasmi. Un volto spettrale inciso nella roccia contribuisce a rendere ancor più misterioso il cammino. Superate le catene, il percorso diviene più agevole fino ad un terrazzino panoramico con una banderuola di metallo. Ci volgiamo indietro e notiamo che le Fantasme sono svanite all’improvviso, mentre un altro volto misterioso scolpito nella roccia appare ai nostri piedi.

Proseguiamo la salita lungo il filo di cresta che conduce in cima alla Corna Lunga. Le difficoltà tecniche sono ormai finite. Sulla nostra destra alcuni salti rocciosi a precipizio sulla valle Borlezza rendono suggestivo il cammino, ma invitano a procedere con prudenza. Si risale faticosamente tutta la dorsale con le mani che spesso si appoggiano sulle roccette per agevolare il cammino, mentre le nostre magliette litigano con i rami degli arbusti vicini al sentiero. Camilla, loquace compagna di viaggio nonché mia personal greengrocer, non parla più da parecchio. Gli scorci sulla vallata e sul lago d’Iseo sono sempre più aerei e sorprendenti, mentre dinnanzi a noi, in lontananza, la Presolana pare sorriderci ogni volta che alziamo lo sguardo. Il sole meraviglioso di oggi allevia le nostre fatiche. Dopo quasi due ore di duro cammino, finalmente giungiamo al cospetto della croce di vetta (1273m). Il panorama è superlativo: a nord le cime delle Orobie appaiono splendide in tutta la loro eleganza, mentre alle nostre spalle il lago d’Iseo luccica e ammalia come il canto di una sirena. Una sosta contemplativa è d’obbligo.

La croce di vetta, cui i soveresi sono profondamente legati, è stata voluta da Padre Antonio Berta, originario di Sovere, pioniere della missione diocesana in Bolivia. Il prossimo 1° maggio 2023 si celebrerà il cinquantesimo anniversario della posa. Tutti i messaggi scritti sul diario di vetta vengono raccolti e conservati presso la biblioteca di Sovere.

Procediamo ancora lungo il sentiero del crinale che ora è divenuto molto più docile. Giunti in prossimità di una collinetta boscosa, abbandoniamo il sentiero delle creste diretto alla baita monte Alto, e seguiamo invece il percorso che conduce alla Malga Lunga. Improvvisamente ci troviamo immersi in un angolo di Scandinavia. Morbidi boschi di conifere, amene radure pratose, collinette e ampie doline caratterizzano questo tratto dove il muschio è protagonista assoluto. Non ci stupiremmo di incontrare un alce. Viene voglia di correre.

Sbuchiamo dal bosco nei pressi dei prati di Malga Alta, una tenuta privata che pare un angolo di paradiso. Intercettiamo quindi la carrareccia di servizio delle baite della zona che chiamare baite è molto riduttivo: sono splendide villette rustiche in posizione panoramica, alcune rivolte al lago, altre affacciate sulla val Gandino. In pochi minuti di agevole cammino raggiungiamo la Malga Lunga (1235m) sul monte di Sovere. È fortunatamente aperta e non perdiamo l’occasione di una visita all’interessantissimo museo multimediale della Resistenza bergamasca. Come è risaputo, presso la Malga Lunga nel 1944 si insediò la 53ma brigata partigiana Garibaldi. Il 17 novembre dello stesso anno venne attaccata di sorpresa da ingenti forze fasciste dalla legione Tagliamento. Due partigiani vennero trucidati sul posto mentre altri furono condotti a Costa Volpino, processati e condannati a morte. Rimaniamo colpiti dalla giovanissima età di molti partigiani e dalla presenza, tra le vittime, di soldati sovietici che combattevano per i nostri ideali di libertà e democrazia. Per informazioni e approfondimenti consiglio di visitare il sito.

Mentre sorseggiamo un tè caldo, notiamo un continuo via vai di e-bike che fanno tappa alla Malga Lunga. La salita classica alla Malga Lunga avviene dalla val Gandino e anche gli escursionisti provenienti da lì sono numerosi. Sorrido pensando che sul nostro itinerario abbiamo incontrato solo una persona.

Anziché scendere direttamente a Sovere per il sentiero n° 563, suggerisco ai compagni di viaggio di dirigerci verso il monte Grione, con la promessa di panorami superlativi. La splendida giornata merita questa deviazione. Seguiamo quindi la strada forestale che in questo tratto ricalca il sentiero CAI n° 547 fino a una selletta posta tra il monte Palandone e il monte Grione. Ci stacchiamo dalla strada seguendo le indicazioni per il monte Grione. In breve siamo ad una piccola forcella sul crinale. Pieghiamo a destra e un’ultima salitella ci conduce al terrazzino panoramico del Grione (1345m). In un sol colpo d’occhio abbiamo dinnanzi a noi il lago di Endine e il lago d’Iseo. Spettacolare!

La vera cima del monte Grione (1381m) si trova poco più a ovest, ma non ha grande significato paesaggistico poiché il panorama risulta parzialmente ostruito dalla vegetazione.

Torniamo alla forcella e proseguiamo lungo il crinale (sentiero CAI n° 563A) in una divertente discesa che, procedendo verso est, ha come primo attore il lago d’Iseo. Qualche breve risalita ci obbliga a cambiare passo fino alla croce del Grione (1200m), altro punto estremamente panoramico sui due laghi. Sotto di noi si intravede anche il laghetto di Piangaiano, timido specchio d’acqua che spesso passa inosservato a chi percorre frettolosamente la statale del Tonale. Osservandolo da quassù acquista molto fascino.

Ci troviamo in un punto ideale per progettare nuove scorribande escursionistiche nella zona dei nostri laghi. Ancora 15 minuti di discesa e raggiungiamo la località Possimo, autentica perla agreste della nostra provincia. Strizzando l’occhio ora al lago, ora alla Presolana, attraversiamo splendidi prati, sfiorando mirabili cascine immersi un contrasto di colori davvero sorprendente. Un perfetto connubio uomo-natura che resiste nel tempo. Così, dolcemente, scivoliamo lungo la strada forestale e il sentiero che ci riportano alla Madonna della Torre.

Mentre percorriamo la strada asfaltata che ci riconduce a Sovere, notiamo, nei pressi di una valletta, una cascatella e un cartello che ammonisce: «attenti alla balena!» D’istinto ci sporgiamo dall’auto e vediamo una simpaticissima scultura che riproduce due code di balena che sbucano dalla pozza d’acqua creata dalla cascatella.

Prima del rientro in città ci concediamo anche una sbirciatina, da fuori, a palazzo e torre Foresti, nel cuore di Sovere. Rappresentano ciò che rimane dell’antica fortificazione del XIV secolo di proprietà della nobile famiglia Foresti della val Cavallina. Per la sua posizione strategica sulla valle Borlezza, nel Medioevo assunse un ruolo importante per il controllo dei traffici commerciali. Il palazzo, articolato su tre livelli è caratterizzato da un pregevole portico sorretto da colonne di pietra di Sarnico e coperto con volte a crociera e, sull’ultimo livello, da un elegante loggiato aperto con arcate. La torre, in ottimo stato di conservazione, fa sfoggio sulla facciata principale di una bella meridiana ottocentesca che reca la scritta «pergit fugere irreparabile tempus», monito al tempo che fugge via inesorabile.

P.S. L’itinerario qui descritto è lungo poco più di 16 km e ha un dislivello positivo complessivo di 1200m. Calcolare mediamente 5/6 ore di cammino includendo le numerose pause contemplative.

P.P.S. Chi volesse evitare il tratto attrezzato del sentiero delle Fantasme, giunto alla stretta di Cudegn, può proseguire per altri quindici minuti la salita lungo l’itinerario CAI n°563 e, con una piccola deviazione, raggiungere la baita degli Alpini. Oltrepassata la baita, un sentierino conduce in piano fino al crinale proprio in corrispondenza del terrazzino con la banderuola metallica posta al termine del tratto impegnativo.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)

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