Dopo aver scoperto i parchi racchiusi tra le Mura Veneziane e aver dedicato un approfondimento ai parchi del Galgario, Marenzi e Suardi, in questa puntata «antinostalgia» esploreremo il potenziale sociale dei parchi, luoghi che ci accolgono in ogni stagione. Parliamo del Parco della Trucca, del Parco Goisis e del giardino pubblico di via Gemelli (nel contesto dell’Edonè), spazi che si rivelano veri e propri “giardini di comunità”, adattandosi ai ritmi e alle necessità della città.
«Mi manca l’estate»
Quante volte ce lo diciamo, con un misto di nostalgia e malinconia, appena l’autunno perde le sue foglie colorate e ci accoglie nel suo abbraccio gelido? Il ricordo dei lunghi e assolati pomeriggi trascorsi nei parchi sembra una piccola oasi di libertà: picnic improvvisati, bambini che corrono, chiacchiere all’ombra degli alberi. Eppure, un pensiero si fa strada nella mia mente: perché non vado al parco anche d’inverno?
Le tre aree verdi di Bergamo che analizziamo oggi sembrano seguire un curioso ciclo stagionale. D’estate sono vivi, pieni di attività e di persone. Ma nella stagione fredda? Diventano luoghi quasi fantasma, spazi che aspettano di essere riscoperti. Eppure, un parco davvero efficace dovrebbe essere un luogo attivo in ogni stagione, capace di offrire esperienze diverse ma sempre coinvolgenti.
Il Parco dal cuore verde
Tra i parchi di Bergamo, la Trucca è senza dubbio il più grande e, forse, il più noto. Con i suoi oltre 180.000 metri quadrati, questo spazio si può considerare il polmone verde della città. Ma non è sempre stato così. Un tempo, l’area era caratterizzata da terreni agricoli e aree incolte, una sorta di zona cuscinetto tra la città e le campagne circostanti. La trasformazione in parco è stata un atto di grande lungimiranza, nato dalla necessità di creare un luogo di svago vicino al nuovo Ospedale Papa Giovanni XXIII.
Il legame con l’ospedale è profondo e simbolico. Progettato per offrire un’area di respiro e ristoro a pazienti, familiari e personale ospedaliero, il Parco della Trucca rappresenta un esempio di come la natura possa essere un supporto emotivo e terapeutico. Durante il lockdown, ha svolto un ruolo cruciale come spazio sicuro per passeggiate e riflessione, dimostrando il suo valore anche nei momenti di crisi.
Il progetto del Parco della Trucca ha valorizzato il rapporto tra idraulica e paesaggio, recuperando le risorse idriche e integrandole in un sistema di laghetti e percorsi naturali. Questo approccio ha reso il parco non solo esteticamente gradevole, ma anche ecologicamente sostenibile, in grado di gestire le acque piovane e migliorare il microclima urbano. Secondo quanto riportato dallo Studio Pasinetti, particolare attenzione è stata posta nella gestione delle acque meteoriche, convogliate verso bacini di laminazione che diventano elementi paesaggistici e ricreativi. Questo sistema integrato garantisce al parco una resilienza unica di fronte ai cambiamenti climatici.
Guardando al futuro e alla stagionalità, parola di aspirante paesaggista, ritengo che il parco abbia enorme potenziale per implementare zone terapeutiche, come healing garden (giardini terapeutici) dedicati alla meditazione, alla riabilitazione fisica e al benessere mentale. Progetti interessanti potrebbero riguardare la creazione di giardini sensoriali quattro stagioni, serre invernali per attività didattiche e spazi dedicati alla riabilitazione con attrezzi o circuiti, coinvolgendo la comunità in percorsi di cura e rigenerazione. Questi spunti potrebbero rinforzare il ponte tra la natura, le esigenze terapeutiche dell’ospedale e quelle dei cittadini che si sta stratificando negli anni.
Un esempio significativo di giardino terapeutico è quello sviluppato dai Vivai Mati di Pistoia. I vivai hanno anche creato una grande area di frammenti di giardini terapeutici, utilizzati per curare e sperimentare nuove soluzioni per il benessere psico-fisico dei pazienti. L’esperienza dei Vivai Mati potrebbe fornire un modello interessante per il Parco della Trucca, capace di integrare la bellezza naturale con attività terapeutiche.
Il regno dello sport e della comunità
Il Parco Goisis è un’importante area verde situata nel quartiere di Monterosso a Bergamo. Il parco prende il nome dalla vicina Villa Goisis, una storica residenza costruita nel XVIII secolo e acquistata nel 1919 da Lodovico Goisis, da cui deriva l’attuale denominazione. Negli ultimi anni questo luogo è diventato l’«appendice» verde che viene utilizzata anche dai ragazzi per l’attività sportiva e, a tal proposito, dal 2023 è in corso un progetto di riqualificazione.
L’intervento prevede il recupero e il miglioramento di spazi verdi e percorsi pedonali per rendere il parco più accogliente e fruibile. Verrà ampliata l’area destinata alle attività sportive e ricreative, con particolare attenzione alle esigenze di adolescenti e giovani adulti. Saranno piantati nuovi alberi per aumentare il verde e migliorare il microclima del parco. È prevista la rimozione dell’asfalto nei vialetti per favorire la permeabilità del suolo e migliorare l’integrazione del parco con l’ambiente naturale.
Un’altra novità in programma è l’installazione di sistemi di illuminazione avanzata per permettere l’utilizzo degli spazi anche nelle ore serali durante l’inverno, aumentando così la sicurezza e l’attrattività del parco. Questo approccio mira a trasformare il parco in un luogo vivo e accogliente durante tutto l’anno. A tal proposito, i miei suggerimenti sarebbero quelli di rendere permanenti i chiringuiti estivi, per riutilizzarli tutte le stagioni per attività sportive, creative o didattiche e, perché no, farne un’area mercato per giovani artisti e artigiani. Potremmo anche trarre ispirazione da esempi come Piazza dei Ciompi a Firenze, un luogo che mescola giardino, piazza e mercato, creando un ambiente dinamico tutto l’anno.
Il giardino culturale
Il giardino pubblico di via Gemelli è conosciuto da tutti come Edonè, un nome che evoca la sua anima vivace e culturale. Situato nel quartiere di Redona, è uno spazio giovanile nato nel 2010 grazie all’iniziativa di un gruppo di giovani del quartiere. Il nome Edoné deriva dalla mitologica figlia di Eros e Psiche, simbolo di piacere e divertimento. L’area in cui sorge era precedentemente occupata dal cimitero di Redona, trasformato circa vent’anni fa in un parco pubblico. All’ingresso del parco è presente il «Portico dell’Angelo», un antico porticato d’ingresso del cimitero, considerato un simbolo dell’Edonè. Nel 2019, il Comune di Bergamo ha avviato un intervento di restauro del portico per preservarne la struttura e la memoria storica.
Oggi, l’Edonè combina natura e intrattenimento, diventando un punto di riferimento per chi cerca qualcosa di diverso. Concerti, eventi gastronomici, cineforum all’aperto: il giardino è uno spazio dinamico, capace di attrarre un pubblico variegato. Tuttavia, l’inverno rappresenta una sfida, poiché molte delle attività si svolgono all’aperto. Per affrontare questo problema, occorrerebbe da un lato allargare gli spazi coperti, dall’altro canto arredi più artistici e accattivanti. Orti in cassetta e aiuole scomposte aiuterebbero a diffondere l’eco allegro dell’estate a tutte le stagioni. Un esempio virtuoso potrebbero essere le serre dei Giardini Margherita a Bologna, che offrono uno spazio protetto dove la natura può essere apprezzata anche nei mesi più freddi, con attività didattiche e ricreative che coinvolgono la comunità.
Un invito all’inverno
Forse la risposta alla mia domanda iniziale è più semplice di quanto sembri. I parchi non sono solo un’esperienza estiva: sono luoghi che ci aspettano in ogni stagione, pronti a offrirci qualcosa di diverso. L’estate porta con sé la vivacità, è vero, ma l’inverno è un invito alla scoperta, alla lentezza, alla riflessione.
Con i nuovi progetti in corso, i parchi di Bergamo stanno cercando di diventare luoghi “quattro stagioni”, spazi capaci di adattarsi ai nostri bisogni e alle condizioni climatiche. La loro storia ci ricorda che ogni trasformazione è possibile: terreni agricoli, cave e zone industriali possono diventare oasi di vita e bellezza. Quindi, perché non prenderci una pausa e visitare uno di questi parchi anche ora, quando l’aria è fresca e i colori sono più tenui? Forse scopriremo un lato nuovo di Bergamo e, chissà, anche di noi stessi.