Nel Medioevo, quando ancora i viaggi d’esplorazione intorno al mondo erano a dir poco limitati, la conoscenza della fauna era affidata ai bestiari, volumi che raccoglievano brevi descrizioni di animali, reali ma anche immaginari. Il tutto interpretato in chiave religiosa e moralizzante: nella lupa si vedeva la cupidigia, nel drago il peccato, nella scimmia la lussuria, nel gatto la vanità, nel cane la fedeltà, nell’unicorno la purezza.
Non era importante che ci fossero raffigurazioni precise, quanto che sapessero simboleggiare l’insegnamento morale che dovevano portare. Combiniamo questo intento con la scarsa conoscenza diretta degli animali descritti e otteniamo rappresentazioni a volte molto fantasiose. È il caso della pantera, che i miniaturisti medievali non sapevano come disegnare e che finiva per assumere l’aspetto di una scimmia o di un cavallo. Rappresentata come una bestia dal manto multicolore, era descritta come un animale dal volto terrificante, in grado di terrorizzare anche i draghi.
Chissà cosa avrebbero pensato i miniaturisti medievali se avessero visto dal vivo Renata, la neonata pantera nera del Parco Faunistico Le Cornelle: un batuffolo di pelo nero, già agile ed elegante nei movimenti, con due enormi occhioni blu. E chissà se nei bestiari trovavano posto anche i suricati, che alle Cornelle accolgono ben tre nuovi esemplari: una dolcissima sorpresa del tutto inaspettata.
I nuovi cuccioli trovano il loro posto in una struttura di tutto rispetto: un giardino zoologico che conta oltre mille esemplari, divisi in centoventi specie di uccelli, mammiferi e rettili. Tutti noi lo conosciamo come un luogo di intrattenimento, dove trascorrere momenti di meraviglia e continua scoperta anche con i più piccoli. Ma il Parco è anche e soprattutto un luogo di ricerca, educazione e tutela della biodiversità, parte di una rete internazionale di zoo uniti dagli stessi scopi.
Sì, perché, contrariamente al sentire comune, i parchi zoologici hanno attraversato negli ultimi decenni trasformazioni importanti: sono diventati punti di riferimento per la conservazione della biodiversità, la ricerca e l’educazione. Una triplice missione che può essere portata avanti proprio grazie alle entrate derivanti dai biglietti d’ingresso e alle donazioni.
Il loro ruolo appare ancor più fondamentale se si considera che gli zoo rimangono, per certe specie, le uniche possibilità di sopravvivere sul Pianeta. Nei Paesi di origine, infatti, mancano le condizioni affinché possano rimanere liberi e allo stesso tempo mantenere una popolazione stabile. Riduzione delle aree naturali non antropizzate, popolazione globale in continua crescita, urbanizzazione dilagante, caccia di contrabbando, cambiamento climatico, scarsità di cibo e diffusione di malattie sono solo alcune delle minacce mortali presenti.
Grazie ai parchi zoologici, però, rimane aperta la possibilità di reintrodurli se e quando le condizioni ideali dovessero ripresentarsi in natura, perché nel frattempo si sarà potuto mantenere il pool genetico. Si parla, in questo caso, di “conservazione ex situ”, cioè di conservazione della biodiversità fuori dall’habitat di origine. Ma il ruolo degli zoo tocca anche la conservazione “in situ”, cioè la salvaguardia di specie negli stessi ambienti in cui vivono, come il reinserimento delle orici dalle corna a sciabola nel loro ambiente naturale, in Tunisia – progetto a cui il Parco ha contribuito.
Per quanto riguarda invece la ricerca, il Parco ha avuto e continua avere all’attivo collaborazioni importanti con diverse realtà universitarie, a sostegno della ricerca scientifica, come quella con l’Università di Milano. Tra i programmi, lo studio del repertorio vocale del pappagallo cenerino che Milano ha realizzato in collaborazione con l’università di Makerere, in Uganda.
Perché il sostegno di tutti questi progetti sia possibile, gli zoo devono porsi come catalizzatori di attenzione: devono cioè saper prendere al volo l’attenzione del pubblico, che spesso è rivolta a specie più note, come il panda, per poi potersi occupare anche di specie minori ma altrettanto a rischio, come l’avvoltoio calvo. Non c’è esclusiva finalità di lucro, tutt’altro: i fondi raccolti sono poi destinati a migliorare le condizioni degli animali ospitati all’interno della struttura, aprire nuove sezioni e quindi accogliere nuovi esemplari, sostenere progetti di conservazione in situ e molto altro.
Ultimo ma non meno importante, il ruolo dei parchi zoologici nell’educazione, specialmente dei più piccoli. Il potenziale è enorme: sono più di 700 milioni i visitatori che ogni anno visitano gli zoo di tutto il mondo, di cui 140 solo in Europa. L’obiettivo è interessare le nuove generazioni alla salvaguardia della biodiversità e del Pianeta. E quale modo migliore per interessare i più piccoli che non l’attrattiva di nuovi, meravigliosi cuccioli all’interno del Parco?
Il primo dolce annuncio è per la comunità delle pantere nere e viene dalla coppia formata da Richard (9 anni) e Kala (7 anni), che con la nuova panterina diventano genitori per la terza volta, dopo Leyla nel 2017 e King e Moon nel 2019. Una conferma delle condizioni di vita ottimali degli animali nel Parco, che per ben tre volte hanno reso possibile eventi tanto straordinari come la nascita in cattività di una pantera nera.
Renata è il nome scelto per la piccola con un contest sulla pagina Facebook del Parco, vinto dal Settore Giovanile dell’A.C. Renate (detti le “pantere nerazzurre”), che così ha commentato la vittoria: “una ‘vera’ Pantera come mascotte è per noi motivo di orgoglio ma anche una grande responsabilità per noi e per tutte le nostre Pantere e Panterine nerazzurre! Benvenuta Renata! Non vediamo l’ora di incontrarti dal vivo e regalarti grandi, grosse soddisfazioni!”.
La cucciola resterà al Parco Faunistico Le Cornelle, in compagnia di mamma Kala, fino al completo svezzamento, per un massimo di due anni, e verrà poi trasferita in un’altra struttura zoologica, che presenterà le condizioni ideali per accoglierla. Il periodo di svezzamento ricalca quanto avviene in natura, dove i cuccioli sono allevati esclusivamente dalla mamma per tutti i primi mesi di vita. La mamma, poi, li lascia liberi e si dedica a una nuova cucciolata. Le pantere possono raggiungere e superare i 20 anni e nell’arco della loro vita avere al massimo 8-10 gravidanze.
Intraprendente, forte e determinata: la panterina mostra già un carattere deciso, molto simile a quello della mamma. A tre mesi di vita, ha iniziato ad abbandonare la sicurezza della tana per esplorare l’area esterna che condivide con la mamma e sta affrontando con successo la fase di svezzamento iniziando a mangiare spontaneamente alimenti solidi.
Un periodo in fermento per il Parco, che ha anche annunciato la nascita inaspettata di tre cuccioli di suricato. Il direttore scientifico del Parco, il dott. Maurizio Oltolina, insieme al team di keeper, ha notato l’aggirarsi nell’exhibit di tre piccoli sconosciuti nati da poche settimane. La comunità di 12 esemplari di suricati, 5 maschi e 4 femmine (più ora i 3 piccoli) dà così conferma di essersi ben adattato all’exhibit desertico, arricchito con cemento artistico sculturalmente lavorato, terra, rocce e vetro, che i suricati hanno iniziato a personalizzare, scavando una serie di gallerie e una camera nido per dare alla luce i nuovi esemplari del gruppo.
A differenza di quanto avviene per la pantera nera, nella comunità dei suricati vige infatti un regime di gestione cooperativa della maternità: tutti gli esemplari hanno accudito i tre nuovi arrivati insieme ai genitori sin dalla nascita.
Le aperture straordinarie nel mese di dicembre consentiranno per la prima volta ai visitatori di conoscere il Parco anche in inverno e di vedere i nuovi cuccioli: da sabato 4 a mercoledì 8, sabato 11 e domenica 12, sabato 18 e domenica 19 e da domenica 26 a venerdì 31 dicembre.