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Tra oasi e antichi borghi, alla scoperta di piccoli tesori in Brianza

Articolo. Un itinerario tra Merone ed Erba ideale per una gita fuori porta estiva, per scovare i luoghi più interessanti e ricchi di storia nel territorio tra i laghi di Alserio e Pusiano

Lettura 4 min.
Oasi di Baggero

C’era una volta una cava di marna, roccia sedimentaria utilizzata per realizzare il cemento. Adesso al suo posto c’è una piccola oasi nel bel mezzo della Brianza, dove la natura si è ripresa con successo i suoi spazi.

Avevo letto dell’ Oasi di Baggero tempo fa, e incuriosita lo avevo salvato sul mio Google Maps ormai costellato di puntini colorati sparsi per il mondo. Mi trovo a passarci accanto per caso durante un sabato estivo in cui nuvole vagabonde sparse per il cielo mi scoraggiano dal restare tutto il giorno a leggere sulle rive del lago di Alserio. Cambio quindi piano e scopro che questo luogo è molto più del parco che immaginavo: ha alle spalle una storia di riqualificazione che la rende ancora più interessante.

L’Oasi di Baggero si trova nel territorio del Comune di Merone, in provincia di Como. In questo preciso punto della Brianza, dal 1928 e fino agli anni 70 era presente una cava che alimentava il vicino cementificio. Una volta esaurita, invece di essere abbandonata la cava è stata bonificata: si sviluppava in due sistemi a fossa che ora sono diventati due laghetti comunicanti, alimentati da una roggia che scorreva all’interno della vecchia area di estrazione. Il progetto di riqualificazione che ha dato vita all’Oasi di Baggero è stato voluto e realizzato da tutta la comunità, infatti oltre alle amministrazioni locali vi hanno partecipato anche imprenditori, associazioni e privati cittadini.

Percepisco subito che l’Oasi di Baggero è un luogo amato e perciò curato. I sentieri sono tenuti benissimo, ci sono molte persone che passeggiano o si riposano sulle panchine, osservando la placidità dei laghetti. Entrando, incontro per prima cosa il Centro Parco, che ha sede nel vecchio deposito del cementificio e al suo interno dispone ora di un centro convegni, aule didattiche e persino un ostello. Un ragazzo e una ragazza sono seduti fuori, su un muretto. Fanno una pausa prima di rimettersi al lavoro dentro al Centro, li sento elencare una serie di compiti ancora da eseguire prima della fine del turno. «Ieri sono andato a vedere quel film che mi avevi consigliato» dice il ragazzo infine, alzandosi e stiracchiandosi, mentre la ragazza lo precede e svanisce dietro alla porta d’ingresso con un distratto «Ah sì? Quale?». Non lo saprò mai.

Mi incammino nell’Oasi sul sentiero basso, che si snoda verso sinistra rispetto all’ingresso, e giungo poco dopo al ponte che unisce i due laghetti. Proseguo passando proprio in mezzo ai due bacini d’acqua, fino a un pannello espositivo che illustra gli strati antichissimi delle rocce, ancora ben visibili sulla parete che si tuffa a picco nelle acque smeraldine del laghetto. In fondo al sentiero, una panchina offre riposo proprio davanti al punto più suggestivo dell’oasi.

Proseguo attirata dal rilassante scrosciare dell’acqua e mi trovo proprio ai piedi della piccola cascata, in mezzo alle fronde di una vegetazione folta. L’acqua impetuosa rinfresca l’afa brianzola e per dei lunghi minuti resto ferma qui, a osservare e ascoltare. Oltre al rumore della cascata, mi arrivano da lontano le risate sommesse di due ragazze e ogni tanto il ronzio di qualche insetto che si avvicina, per allontanarsi subito dopo.

Sopra alla cascata il sentiero basso si ricollega a quello alto: al momento il percorso è interrotto per via di una piccola frana. Torno quindi sui miei passi e prendo il sentiero alto dall’ingresso dell’Oasi, fino a dove mi è possibile arrivare. Percorrendolo, passo accanto a un piccolo parco giochi per i bambini, fiancheggiato dai tavoli di un’area picnic dove un papà tiene un occhio sul libro che sta leggendo e l’altro sui due bambini che giocano poco lontano e lo chiamano di continuo per mostrargli le loro acrobazie. Poco oltre, raggiungo il punto più alto e panoramico dell’Oasi, che non a caso viene utilizzato come osservatorio astronomico nelle notti più limpide.

Ho percorso l’intera Oasi di Baggero in poco più di un’ora, con una passeggiata tranquilla e tante pause per osservarne i colori. Vista la vicinanza e il tempo ancora a disposizione, decido di fare tappa anche nella vicina Erba.

Sotto al portico di Piazza Mercato fervono i preparativi per una sagra: si spostano tavoli, si attaccano le spine ai fusti di birra. A pochi passi sorge la chiesa di Santa Eufemia, e in piazza diversi fedeli si affrettano per la messa. La piccola chiesa è una costruzione in pietra che risale alla metà del V secolo, e davanti alla facciata risalta l’enorme campanile costruito nel XII secolo. Durante alcuni scavi negli anni Novanta si è scoperto che in Piazza Santa Eufemia sorgevano anche un battistero e un piccolo cimitero.

Erba è una città per lo più moderna, ma ha un cuore antico. Si tratta del borgo di Villincino, che in epoca medievale era la residenza fortificata della famiglia Carpani. Accedo al borgo passando davanti allo Stallazzo, in origine alloggio per animali e che in seguito, trasformato in residenza, fu abitato dall’ultima discendente della famiglia Carpani.

Mi trovo così in Piazza Torre, dove si accede al borgo vero e proprio attraverso l’arco di ingresso sovrastato da una bifora. Una volta oltrepassato l’arco, sono catapultata in un luogo incantato dove il tempo si è fermato. Muri di pietra, piccoli mattoni rossi che circondano le finestre, scale e portoni misteriosi. Il borgo è piccolo e curato, e in pochi metri si giunge all’accesso dal lato opposto rispetto a Piazza Torre, ovvero la caratteristica torre della Pusterla.

Girovagando nei pressi di Villincino mi imbatto anche in alcuni dipinti appesi agli edifici, che scopro essere opera del Gruppo Artistico Erbese. Da ogni quadro traspare lo stile e la passione dell’artista che lo ha dipinto, e le opere nel loro insieme riescono a rendere interessanti anche dei noiosi muri grigi.

Non posso lasciare Erba senza visitare almeno una chiesa. Scelgo quella di Santa Maria Nascente, proprio di fronte a Villa Majnoni e al suo bel giardino, che ora sono sede rispettivamente del Comune di Erba e di un parco pubblico che a quest’ora del pomeriggio è gremito di bambini che corrono qua e là tra i vialetti.

Supero il portale intagliato della chiesa dal lato che si affaccia sulla piazza, e l’effetto è straniante: invece che trovarmi l’altare di fronte come mi sarei aspettata, lo vedo sulla mia sinistra. Quello che da fuori sembra l’ingresso principale è in realtà un ingresso laterale, e quella che da fuori sembra un’intera chiesa in realtà è unicamente il transetto. La chiesa attuale ha inglobato una chiesa più antica in un modo molto particolare! Un sacrestano sta distribuendo i libretti delle preghiere sulle panche e intercetta il mio sguardo che curioso vaga sulle pareti. «Non è di qui, vero?». Beccata subito. «Dovrebbe venire alla prossima messa, qui c’è sempre pieno» mi invita.

Per me però si è quasi fatta l’ora di rientrare a casa, e sulla mia tabella di marcia manca ancora una tappa per concludere la gita in bellezza. Mi trovo proprio nel territorio compreso tra i due laghi brianzoli di Alserio e Pusiano, e anche se il cielo non mi regalerà il tramonto in cui speravo, non posso di certo esimermi da un’ultima fermata panoramica mentre la giornata volge al termine.

Mentre aspetto il crepuscolo su una riva del lago di Pusiano, penso che tutto sommato la giornata grigia mi ha donato una svolta di esplorazioni inaspettate. Non sono forse le scoperte fatte per caso quelle che poi si rivelano le migliori?

(Tutte le foto sono di Lisa Egman)

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