Ognuno di noi ha un posto prediletto quando sente il bisogno di ricaricare le energie e recuperare la propria serenità. Per alcuni basta un’immersione nel verde, altri trovano la motivazione mordendo altitudini inesplorate in montagna, o magari la cercano tra le vie cittadine del centro e infine (perché no?) tra morbidi cuscini, con una bella coccola sul divano in totale relax – ma conosco anche gente che va nei supermercati ad esempio, de gustibus.
Nel mio caso, il vizio prediletto coincide con un bel percorso accompagnato dallo scorrere del fiume. Sarà perché chi è nato e cresciuto lungo le sponde dei corsi d’acqua avverte come un richiamo irresistibile verso tutto ciò che è flusso, evoluzione, movimento perpetuo, trovando nell’elemento acquatico una fonte continua di fascinazione. Ma il solo camminare lungo carrarecce e sterrati accompagnati dal rumore del fiume produce in me un effetto rigenerante.
Per qualche strana ragione, proprio in questo periodo dell’anno l’ambiente fluviale sembra dare il meglio di sé, con quel connubio di ramificazioni e di specchi che spaziano dal verde intenso fino all’azzurro, riflettendo le nuance autunnali della vegetazione che affolla le sponde. Le campagne si svuotano, le cromie mutano senza soluzione di continuità, dalle atmosfere sfumate e desaturate delle prime nebbie alle esplosioni delle tinte calde e avvolgenti dei pomeriggi di sole.
Ed ecco che tra gli itinerari del periodo fanno la loro comparsa i percorsi che attraversano il Parco Regionale del Serio, in particolare nella tratta compresa tra Cologno al Serio, Morengo, Ghisalba e Romano di Lombardia.
Un paesaggio dominato dai tasselli dei campi sconfinati e un territorio pianeggiante, punteggiato dai fontanili tipici dell’area, ma soprattutto ridisegnato dal mutevole serpeggiare del fiume. Durante il tragitto, le ramificazioni si intrecciano, lasciando trasparire un letto dove l’acqua è interrotta da isolotti lunari, accumuli bislunghi di ciottoli e ghiaia che formano le cosiddette gere. Un nome capace di richiamare alla memoria le suggestioni dell’antico lago Gerundo, che appena a sud di Romano di Lombardia, nel territorio compreso tra il Serio e l’Adda, andava originariamente a formare un’area di paludi ed acquitrini a perdita d’occhio. Una distesa inospitale e sinistra, che la fantasia popolare abitò di un autentico mostro di Lochness bergamasco, il drago Tarantasio.
Tra queste eco lontane inizia così la nostra peregrinazione a piedi o in sella. Se optiamo per la bicicletta, dal ponte di Ghisalba, imbocchiamo la strada asfaltata che costeggia il fiume Serio verso sud per poi inoltrarci lungo lo sterrato in prossimità del laghetto Smeraldo, segnalato dalla presenza di una sbarra. Qui proseguiamo verso la ciclabile che costeggia il fiume.
In alternativa, proseguiamo a piedi, per un tratto di percorso o nella sua interezza, inoltrandoci immediatamente sullo stretto sentiero che si apre sulla destra dopo la rotonda nei pressi del ponte, per tuffarci nella natura del parco. Troveremo la ciclabile poco più sotto, dove la via si fa più ampia e il terreno più regolare.
Lungo il tragitto, le macchie di bosco lasciano spazio a zone più esposte e il corso ampio del Serio si mostra al nostro sguardo. Un’oasi naturale dominata dalla pace, dove nelle stagioni più calde non è difficile scorgere le specie tipiche dell’area. Un’autentica delizia per gli appassionati di ornitologia: upupe, aironi, beccaccini e, tra la boscaglia anche qualche picchio. Ma in questa occasione dovremo accontentarci del fruscio degli alberi, colorati dalle tinte dell’autunno.
Camminiamo così costeggiando il fiume, oltrepassando anche Martinengo, in una danza di alberi occasionali, acqua e distese di campi. Spunteremo più avanti, all’interno di una delle aree boscose più ampie della zona, sorta sui resti di una vecchia discarica. Qui ci accolgono olmi campestri e proseguendo ancora dei salici.
Ben presto il tratto di ciclabile termina, aprendo davanti a noi diverse possibilità. Se siamo a piedi, è possibile tornare sui propri passi oppure inoltrarsi in città, per ammirare i monumenti del centro, tra cui spicca senza dubbio la splendida Rocca viscontea. In alternativa, se siamo armati di due ruote possiamo dirigerci verso il laghetto di Nettuno e, poco più avanti, imboccare il ponte di Romano da cui proseguiamo verso Bariano prestando attenzione al traffico. Ci immettiamo sulla ciclovia alla sinistra della strada per prendere il sottopassaggio della ferrovia, da cui possiamo proseguire verso nord percorrendo a ritroso il corso del fiume – a tal proposito, se si vuole esplorare quest’area a piedi, sarà sufficiente cominciare da Cologno al Serio e percorrere la tratta in senso opposto.
Nei pressi della cascina Seriana possiamo scegliere di proseguire sulla sinistra verso Morengo e poi riprendere la strada che dal cimitero conduce verso la chiesetta del Carpineto, oppure mantenere il nostro percorso affacciato sul fiume. In un caso o nell’altro, le vie si incontrano nuovamente più avanti, dove dopo un’escursione tra campi a perdita d’occhio proprio dalla santella del Carpineto riprendiamo la sterrata, che ben presto si stringe in sentiero. Accanto a noi, l’ormai familiare alveo del Serio, ampio e quieto, che traccia strisce azzurre nella nebulosa di erba e ghiaia prima di salutarci. La ciclabile si fa nuovamente ampia e comoda, quando giungiamo nelle vicinanze dello specchio del lago Lauro, che fiancheggiamo nuovamente avvolti dagli alberi.
Raggiungiamo un bivio dove prendiamo la destra verso la piccola chiesetta di Telamonte, proseguendo dritti. Superiamo una nuova biforcazione, mentre alla seconda manteniamo la direzione verso nord a sinistra. Filari alberati ci fiancheggiano e di nuovo voltiamo a destra. Siamo ormai vicinissimi alla chiesetta del Campino, dove sorge l’omonimo fontanile: una delle più suggestive “sorgenti di pianura” che caratterizzano la zona del Parco del Serio e che senza dubbio vale una piccola deviazione.
Quello che ci troviamo davanti una volta in loco è uno specchio d’acqua dall’aria fiabesca, avvolto dalla lussureggiante vegetazione, un tempo ambito per la sua importanza strategica per alimentare fossati e irrigare i campi. Data l’atmosfera magica che lo avvolge, non sorprende che nell’antichità alle sorgenti dei fontanili fossero legati culti di divinità pagane, a cui poi subentrarono in periodo medievale gentili chiesette, cappelle dal sapore campagnolo e oratori, proprio come quelli che sorgono lungo la via che stiamo attraversando.
Ma è già tempo di proseguire: torniamo sui nostri passi e ci dirigiamo nuovamente verso il Serio, fino alla località Fornasette dove la strada torna asfaltata. Giriamo a destra, superiamo un’area pic nic e ci immettiamo sulla strada sterrata che si apre a sinistra. Un ultimo rettilineo affiancati dal Serio e ci ritroviamo ben presto al ponte di Ghisalba, dove chiudiamo l’anello del percorso.