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Le «Corne di Bisone», una suggestiva terrazza sulla Valle dell’Adda

Racconto. Perfetto per il periodo invernale, l’itinerario che vi presentiamo oggi, lungo 13 chilometri con un dislivello complessivo di 620 metri, permette di scoprire magiche prospettive sul territorio al confine tra Bergamo e Lecco. Un’escursione fuori porta che si rivela quindi perfetta per meravigliarsi e trovare nuovi tesori a pochi passi da casa

Lettura 6 min.
L’affaccio sul lago di Garlate dall’antenna

Percorrendo la statale che da Bergamo conduce a Lecco, superata Pontida, si entra nella Valle dell’Adda. Oltrepassato Cisano, si tocca la località Bisone. Questo tratto di strada è molto particolare perché si transita ai piedi di alcune incombenti falesie di roccia chiamate «Corne di Bisone». L’asprezza delle rocce crea uno splendido contrasto con il paesaggio, dolce e soave, che si trova sopra di esse. È nostra intenzione oggi andare alla scoperta di quel territorio, lontano dalle mete predilette degli escursionisti, eppure ricco di fascino e sorprese. Siamo precisamente in Val San Martino, terra di confine tra le province di Bergamo e Lecco.

L’Adda presso Brivio
L’Adda presso Brivio
In secondo piano le Corne di Bisone (dal Monte Brianza)
In secondo piano le Corne di Bisone (dal Monte Brianza)
La chiesa di San Gregorio
La chiesa di San Gregorio

Luogo di partenza è la Parrocchiale di San Gregorio (440m), frazione di Cisano Bergamasco. Edificata nel XIII secolo su una collina in posizione dominante, la chiesa è dedicata a Papa Gregorio Magno. Vanta origini antiche in quanto, già nel 1287, venne citata tra i beni di proprietà del monastero di San Giacomo di Pontida e il suo campanile venne costruito sui resti una preesistente torre medievale. Una visita all’interno è interessante anche perché conserva alcune testimonianze del legame che questa parrocchia ha avuto con Papa Giovanni XXIII. All’età di dieci anni Angelo Roncalli entrò, come allievo esterno, al Seminario del Collegio Celana. Il tragitto dalla sua casa natale a Sotto il Monte fino a Celana era particolarmente lungo per essere percorso giornalmente da un bambino, così, per alcuni mesi tra il 1891 e il 1892, il piccolo Angelo venne ospitato dal parroco di San Gregorio, confessore del Collegio di Celana.

Successivamente, dalla primavera del 1892, Angelo Roncalli intraprese quotidianamente a piedi i dieci chilometri per raggiungere il Seminario. I rapporti tra Angelo Roncalli e don Carlo Marinelli continuarono per via epistolare anche dopo la sua nomina papale. Alcune di queste missive sono conservate all’interno della Chiesa. Per ricordare ed onorare il cammino che il piccolo Angelo fece giornalmente negli anni della scuola, il CAI di Bergamo ha tracciato il sentiero CAI JXXIII , percorso che dalla casa natale di Sotto il Monte raggiunge il Collegio Celana (ivi compresa la variante complementare da San Gregorio a Celana).

Dalla chiesa procediamo verso il cimitero di San Gregorio. Sul guard rail che separa la strada dal posteggio si nota un cartello sentieristico, un po’ artigianale, che riporta l’indicazione Pomino. Seguiamo quella direzione ed entriamo nel bosco abbassandoci nella valletta sottostante. In corrispondenza del torrente ci riconnettiamo alla strada asfaltata e saliamo verso la soleggiata contrada di Pomino (430m). Un nome così singolare attizza la mia curiosità ed è così che scopro che un tempo era chiamata Pometo, successivamente Pomo ed infine Pomino. Tale appellativo si deve alla presenza, anni orsono, di meleti coltivati sulle balze del terreno. Di quei meli oggi non c’è più traccia.

Diamo una sbirciatina alla contrada che conserva una spiccata vocazione rurale ma senza significative evidenze architettoniche. Aggiriamo Pomino sul lato sinistro per seguire la strada agricola che risale i terrazzamenti prativi alle spalle del borgo. Dall’alto si intravedono le case delle vicine contrade Montalino e Chiaravalle, mentre poco lontano risalta, quasi luccicante, la chiesa di San Gregorio. Dolci colline coltivate, boschi di castagni e piccole contrade rurali dai nomi curiosi… sembra un piccolo angolo di Toscana! Siamo totalmente immersi in un’atmosfera di quiete dove è la natura a scandire i tempi dell’uomo…e ci troviamo a due passi dalla civiltà.

La chiesetta romanica di Santa Margherita
La chiesetta romanica di Santa Margherita
L’abside della chiesa di Santa Margherita
L’abside della chiesa di Santa Margherita
Quel che rimane della torre del Castrum Cantagudo
Quel che rimane della torre del Castrum Cantagudo

Compiamo un ampio semicerchio tra i prati terrazzati di Pomino per addentrarci nel bosco, dove la strada diviene un sentiero. Si percorre il crinale fino a una selletta (550m) dove seguiamo le indicazioni sentieristiche per il Monte Margherita. Stiamo camminando sulla linea di confine tra il territorio lecchese di Monte Marenzo e quello bergamasco di Torre de’ Busi. In pochi minuti arriviamo al cospetto della chiesetta di Santa Margherita (625m), un gioiellino romanico del XIII secolo che il bosco custodisce gelosamente. La chiesa venne costruita in prossimità dell’omonimo monte come luogo di culto per gli abitanti del Castrum de Cantagudo, un presidio militare del basso medioevo (XI-XII sec.) con torre di avvistamento, cinta muraria e locali accessori. Oggi la vegetazione ricopre tutta la collina ma è facilmente intuibile la posizione strategica che questo maniero occupava, dominante la valle del torrente Sonna e la Val San Martino. L’oratorio di Santa Margherita racchiude un repertorio di pitture di eccezionale interesse, con un ciclo di affreschi delle «Storie di Santa Margherita» tra i più pregevoli del Trecento lombardo. L’apertura avviene in sporadiche occasioni nei mesi estivi. Per informazioni si possono contattare sia la Parrocchia di Monte Marenzo che il Comune e la biblioteca del paese.

Verso l’antenna panoramica
Verso l’antenna panoramica
La località Portola di Monte Marenzo
La località Portola di Monte Marenzo
La prospettiva di Monte Marenzo
La prospettiva di Monte Marenzo

Proseguiamo il cammino scendendo lungo il versante Nord Ovest del Monte Margherita innestandoci sulla strada forestale che rappresenta il percorso principale di accesso a Santa Margherita da Monte Marenzo. Camminando tra questi boschi capita di incontrare alcuni massi di granito, cosa apparentemente anomala in una zona di rocce calcaree. Si tratta infatti di massi erratici provenienti dalle Alpi retiche e trasportati fin qui dal ghiacciaio dell’Adda circa ventimila anni fa.

Ci si abbassa di quota fino all’inizio di un tratto acciottolato dove si trova anche una sbarra di ferro. Anziché scendere a sinistra verso il paese consiglio una variante con “chicca” panoramica: seguiamo il sentiero che inizia oltre la sbarra e corre al margine del prato, lungo la dorsale. Lo percorriamo fino ad una antenna per la telefonia. Aggiriamo l’antenna e ci portiamo sul suo lato Nord. Qui si apre una finestra tra gli alberi che regala una vista spettacolare sul lago di Garlate e Lecco con tutti i monti che la circondano. Imperdibile!

Torniamo dietro all’antenna e deviamo verso Sud per il sentiero che, con percorso pianeggiante, conduce in paese. Si attraversa un oliveto e ci si reimmette sulla strada precedentemente abbandonata, all’altezza delle case di Portola, contrada dal sapore antico posta su una collinetta dominante Monte Marenzo. Procediamo su via Abele Colombo, che corre tra prati tirati a lustro, per poi addentrarci nel bel nucleo di Piudizzo, dove imbocchiamo via Prato della Sorte. È un piacere camminare per le vie di Monte Marenzo: la quiete, il sole e alcuni scorci sul lago rilassano l’animo. Puntiamo verso il cimitero che si trova nelle vicinanze della chiesa. A fianco del cimitero prendiamo via delle Piane che seguiamo, in direzione Est, fino al suo termine. Qui inizia un sentiero che si addentra nel bosco, accanto a una recinzione. In un paio di minuti sbuchiamo presso un terrazzino roccioso a picco sulla valle dell’Adda. I locali lo chiamano «il Corno». Occorre un po’ di prudenza ma il panorama è davvero spettacolare. Lascio a voi la sorpresa!

Torniamo sui nostri passi per qualche decina di metri per imboccare un altro sentierino che si alza sulla destra. Lo percorriamo interamente fino ad immetterci su via Belvedere. Transitiamo accanto alla chiesa parrocchiale e svoltiamo su via Marenzi, una strada di campagna che corre assolata tra splendidi prati e ville dalla posizione invidiabile. Abbandoniamo via Marenzi per scendere nella valletta sottostante. Un cartello di metallo ci dice che siamo sul «sentiero della Valle» (CAI n° 801), un itinerario che nei suoi 35 chilometri di sviluppo tocca sei comuni della Val San Martino.

Oltrepassiamo il torrente su un ponticello e risaliamo il versante opposto in un bel bosco di castagni. Un tornante sinistrorso ci immette su una strada di campagna (via Stoppani) che seguiamo fino alla località «Costa», un vecchio nucleo di case oggi mirabilmente ristrutturate. Qui ci lasciamo guidare dall’indicazione per il parco Penne Nere. Una cementata conduce al parco degli Alpini di Monte Marenzo, una struttura realizzata all’interno di un lindo bosco di castagni e attrezzata di tutto punto per accogliere numerosi ospiti nella stagione estiva. Oltre il parco la strada diviene sterrata fino alla località «la Guarda» dove, all’altezza di una cappelletta, svoltiamo a destra per via Valle. Nessun cartello lo segnala ma siamo rientrati in provincia di Bergamo (Cisano Bergamasco). Un paio di tornanti in discesa ci guidano all’imbocco di un evidente sentiero che si diparte, pianeggiante, sulla destra.

In pochi minuti sbuchiamo nei pressi del posteggio della Cascina Uccellera. Nel recinto adiacente ci danno il benvenuto alcuni cordialissimi muli. Un cartello illustra la storia dei muli degli Alpini e il ruolo insostituibile che questi animali rivestivano all’interno del glorioso corpo militare. Una lunga scalinata di pietra indica la via per il tempietto degli Alpini, a forma di cappello di alpino, sul culmine della collina.

La cappelletta in località la Guarda
La cappelletta in località la Guarda
I muli degli Alpini
I muli degli Alpini
La scalinata verso il cappello Alpino
La scalinata verso il cappello Alpino

Dalla cima si gode di un notevole panorama su Cisano e sul corso dell’Adda con i suoi meandri. Stride il contrasto tra i capannoni industriali e l’amenità delle rive del fiume. Spiccano di fronte a noi l’Eremo di San Genesio e la Madonna della Rocchetta. Due canoe stanno risalendo il corso del fiume trasmettendoci una sensazione di pace assoluta. Le luci del tardo pomeriggio regalano sorprendenti giochi di luce e ombre.

Con gli occhi ancora pieni di meraviglia torniamo sui nostri passi per rientrare a San Gregorio. Scendiamo per la strada asfaltata (via Uccellera) e deviamo verso Ca’ Gandolfi, un altro nucleo rurale in posizione privilegiata. Un ultimo breve tratto in leggera salita ci riporta al cospetto della chiesa di San Gregorio.

P.S. l’itinerario proposto è lungo 13 chilometri con un dislivello complessivo di 620 metri, calcolare quattro ore di cammino comprensive delle soste contemplative. Per gustare appieno la suggestione dei tre “affacci” panoramici consiglio di intraprendere l’escursione nel periodo invernale e di primo pomeriggio, quando l’esposizione al sole è migliore e le fronde degli alberi, spogli dalle foglie, allargano la visuale.

Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli

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