L’Orto Botanico Lorenzo Rota è una risorsa unica, che racchiude in sé la capacità di adattamento ed evoluzione di organismi viventi e allo stesso tempo una natura prettamente museale. Un aggettivo che potrebbe straniare i non addetti ai lavori, in un sentire comune che tende ad abbinare la parola “museo” a qualcosa di fisso, racchiuso tra quattro mura e precisi percorsi di visita.
Eppure parlando con chi si occupa ogni giorno della cura dell’angolo verde di Bergamo, questa essenza emerge chiaramente. Nelle sue finalità di conservazione, nell’approccio didattico, nell’ambito della ricerca scientifica, ma anche in quella visione che, secondo il suo direttore Gabriele Rinaldi, ne fa “un museo di relazione, che tiene molto alla partecipazione del pubblico e che cerca di promuovere lo scambio con dei momenti speciali”. Una rete che trova espressione in progetti di volontariato e relazioni con le diverse realtà del territorio. Punti d’incontro con approcci e modalità differenti, tra visite, conferenze o eventi particolari e curiosi, come “Raccogli, conosci, gusta: asta biodiversa”.
Che cos’è un’asta biodiversa?
Per chi avesse poca familiarità con l’evento, si tratta di un’asta organizzata dall’associazione degli Amici dell’Orto Botanico ogni seconda domenica del mese da aprile a ottobre, in collaborazione con il direttivo e i volontari dell’Orto Botanico. La location è la bucolica cornice della Valle della Biodiversità di Astino. Sul banco dei “battitori” cesti e composizioni di frutta, verdure e vegetali di stagione delle varietà più disparate.
Con l’avvicinarsi dell’appuntamento del 9 agosto (ore 10, info qui), abbiamo chiesto qualche dettaglio sull’iniziativa a Gianfranco Cattaneo, presidente dell’Associazione Amici dell’Orto Botanico: “La valle della biodiversità non è un orto in cui si coltiva la verdura e la si vende: qui ogni frutto e ortaggio compie il suo ciclo vitale. Si tratta di un museo dove la biodiversità si esprime in grandi variazioni genetiche, anche nell’ambito della stessa specie. Basti pensare che qui si coltivano tra le 160 e 180 varietà di pomodori, 120 varietà di grani e frumenti, 40 di mais, 50 di peperoncini e 40 varietà di rosmarini, da poco donati dall’Associazione”.
Niente di più lontano da un “supermercato a cielo aperto” dunque. Ed ecco che dopo aver partecipato ad appuntamenti sul territorio contro gli sprechi alimentari, l’Orto ha trovato un modo tutto suo di interpretare la tematica: “La gente si chiedeva dove andasse a finire la verdura prodotta alla Valle di Astino. Così, visto che non era possibile regalare o vendere questo ben di dio, la nostra associazione è intervenuta organizzando l’asta della biodiversità, che ha uno scopo culturale e serve anche per finanziare le nostre attività nell’Orto”.
Come funziona
Dopo una fase introduttiva dedicata ad approfondimenti sulle proprietà botaniche delle verdure del mese a cura del direttore dell’Orto Gabriele Rinaldi, al richiamo di “raccogli, conosci, gusta” il pubblico può dedicarsi alla raccolta dei prodotti sotto la guida di botanici e agronomi. Una volta radunati gli ortaggi presso il centro di raccolta, i volontari creano coloratissimi cesti biodiversi da mettere all’asta.
Si può trovare di tutto: cetrioli, pomodori, zucchine, fagiolini, cavoli, zucche e altro, rigorosamente secondo la stagione. Un bel modo per familiarizzare con i ritmi di maturazione e le caratteristiche di ogni varietà, ma non solo. “Vedere il ciclo completo delle piante è un’esperienza vera e propria che si completa nel gusto” afferma Marina Zanga, socia dell’Associazione Amici dell’Orto Botanico e volontaria. Infatti, l’asta viene seguita da un momento dedicato all’assaggio per permettere ai partecipanti di “fare una conoscenza di sapori e profumi fuori da quelli a cui siamo abituati e riscoprire il piacere della semplicità”.
Per l’occasione, la chef Cristina Coletto proporrà piatti preparati con i prodotti raccolti. Nel menù gazpacho, bruschette, vellutate, insalate, biscotti e molto altro. “Preparazioni e ricette facilmente riproducibili, in cui possono essere coinvolte anche le persone meno avvezze alla cucina. La dimensione alla base di queste iniziative è quella della scoperta di nuovi sapori, per coltivare relazioni e conoscenze in Orto e permettergli poi di propagarsi come si propagano i semi”.
Un evento che si inserisce nel progetto interdisciplinare dedicato alla biodiversità della Valle D’Astino, intrapreso a partire dal 2018 insieme all’Istituto Politecnico della Fondazione Ikaros di Grumello del Monte e la cui referente è proprio la chef Coletto.
Perché diventare volontari
In tutto questo, l’asta conta anche su un forte coinvolgimento dei volontari, che accolgono e guidano i visitatori attraverso le diverse sezioni. Un’esperienza a dir poco contagiosa, tanto che, come segnala Marina Zanga, molti dopo essersi avvicinati al microcosmo espanso dell’Orto attraverso le aste hanno deciso di aderire a progetti di volontariato.
È stato così anche per lei, ormai oltre un anno e mezzo fa: “diventare volontaria per me ha rappresentato un ritorno alle origini: mio padre aveva un orto e da sempre lo ricordo intento al lavoro. Sono esperienze che hanno un potere attrattivo particolare e che si collegano a un bisogno di restare vicini alla natura”. A questo si è unita poi la “necessità di condividere questo interesse con altri e poter fare un esercizio di crescita di conoscenza nella natura anche a livello pratico”.
Dimensione in cui ognuno ha la possibilità di riappropriarsi di due valori fondamentali: quelli della cura e dell’attesa. Ma nel legame che trova una soluzione di continuità proprio nell’Orto, le motivazioni che spingono alla partecipazione sono sfaccettate: “per alcuni è un antistress ed è curativo, fa riappropriare dei ritmi naturali e permette di assaporare la qualità della lentezza. Si conoscono persone di età, culture, estrazioni e interessi molto diversi. La biodiversità è anche a livello relazionale: ci sono giovani, pensionati, disoccupati, casalinghe. Una comunità che cresce dove tutti hanno sensibilità e aspettative da condividere”.
Aderire ai progetti
Come riferisce Gianfranco Cattaneo, la realtà degli Amici dell’Orto Botanico è molto attiva e dopo quasi cinque anni dalla sua nascita conta “180 iscrizioni, tra rinnovi e nuove adesioni, con uno zoccolo duro di circa settanta persone”.
Ma come si diventa volontari? Lo abbiamo chiesto al Naturalista Botanico e collaboratore dell’Orto Francesco Zonca: “Ci sono due portali per aderire ai progetti di volontariato: uno sul sito del Comune di Bergamo nella sezione albo volontariato civico e l’altro sui canali di BG+, con una proposta estiva dedicata ai ragazzi in età scolastica che va da un minimo di venti ore di attività fino a proposte di più mesi”. Sono progetti sui quali da anni l’Orto investe per “sviluppare il suo ruolo sociale attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini e forme di partecipazione finalizzate a migliorare il servizio dell’istituzione”.
I volontari sono divenuti così una risorsa indispensabile per le attività, suddivise su quattro ambiti principali: la manutenzione delle collezioni viventi in Orto, la conservazione degli erbari in Città Alta, l’accoglienza e il supporto alla formazione e alle iniziative culturali e infine la gestione di archivi e statistiche utili alle attività. Destinazioni diverse che si prestano alle molteplici esigenze e attitudini dei singoli partecipanti, definite in fase di colloquio conoscitivo.
C’è poi una fortissima connessione tra questa sfera e quella legata alla rete territoriale, che trova espressione in eventi come l’asta della biodiversità, i corsi di orticultura dal livello base fino alle specializzazioni proposti dall’Associazione o progetti partecipativi come quello del pane dei 130 cereali. “Ad Astino si coltivano circa 1200 varietà diverse di piante legate all’alimentazione e all’uomo. Tra di esse ospitiamo anche 130 diversi tipi di cereali” ci riferisce Zonca. Così, durante l’inverno i volontari preparano il terreno, lo seminano e a giugno, quando i grani sono maturi, procedono con il “coinvolgimento dei ragazzi del volontariato civico e quello giovanile, in collaborazione con il CREA (l’ente di ricerca del ministero dedicato alle filiere agroalimentari, ndr). Una volta raccolti, i semi vengono portati all’Istituto Alberghiero Ikaros, per poi creare il pane in collaborazione con l’associazione di panificatori bergamaschi Aspan”.
Insomma, il perfetto emblema dei valori di sostenibilità e biodiversità espressi dall’Orto Botanico Lorenzo Rota. Tanto sul piano agroalimentare che su quello partecipativo.