Il fiume Adda scorre deciso sotto di me, mentre attraverso il ponte pedonale che unisce Crespi d’Adda e Concesa di Trezzo. Un confine simbolico, quello tra Bergamo e Milano, che rievoca atmosfere manzoniane, sanguinose lotte tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia e una storia industriale molto più recente ma non meno affascinante.
Il mio percorso parte da Crespi d’Adda, dove mi affaccio dal Belvedere per godermi la vista delle file ordinate dei villini operai e delle ciminiere del cotonificio che si stagliano contro il cielo. Oggi però non mi fermo a passeggiare per il villaggio, non indugio oltre sulle stelle ad otto punte che decorano i muri della fabbrica, ma supero i palasócc dirigendomi verso il castello Crespi e poi lungo il canale, fino a giungere al fiume Adda, che scorre tra le due province.
Una volta superato l’Adda mi trovo nel comune di Trezzo, in frazione Concesa, dove mi fermo ad ammirare il Santuario della Divina Maternità, che sorse nel 1641 nei pressi di una fonte miracolosa. Nel corso della sua storia, il Santuario rimase per qualche tempo di proprietà privata e il monastero adiacente venne utilizzato come filanda fino al 1855, anno in cui tornarono a custodirlo i Padri Carmelitani Scalzi. Da qui posso ufficialmente iniziare il mio percorso lungo l’alzaia del Naviglio della Martesana, che scorre a lato del Santuario. Il tracciato ricalca per un tratto quello del Cammino di San Colombano, che partendo dall’Irlanda arriva fino a Bobbio, in provincia di Piacenza.
Questa prima parte di percorso è splendida: si cammina sull’alzaia, con la Martesana che scorre lenta sulla destra, mentre oltre gli alberi sulla sinistra l’Adda è nettamente più tumultuoso. Non mi aspettavo così tanto verde e nemmeno la discreta pace che aleggia, interrotta solo di tanto in tanto da ciclisti o runner che però mi superano velocemente.
Lungo il cammino incrocio una ruota di mulino e poco sopra Villa Castelbarco, di cui purtroppo si riesce a scorgere molto poco attraverso gli alberi: l’edificio, ora proprietà privata e location meravigliosa per eventi e matrimoni, era un antico monastero, trasformato in villa di delizia a inizio del ‘700. Conobbe il suo splendore massimo con il conte Cesare Castelbarco, che la ampliò e abbellì con diverse opere d’arte.
Proseguendo, incontro uno dei numerosi cartelli informativi presenti sul percorso che segnala il punto dove il Brembo sfocia nell’Adda ricordando il lavoro dei boreler , che dirigevano la discesa dei tronchi (borre) di legno lungo il fiume. Poco più avanti trovo un altro esempio di come l’Adda sia stato sfruttato per l’industria: si tratta della ex Cartiera Binda, ora abbandonata su quella che viene chiamata «Isola Monti», ovvero una lingua di terra tra Naviglio e Adda che prende il nome dalla prima famiglia proprietaria dell’azienda. Dopo la chiusura definitiva della cartiera nel 2007 ci sono stati diversi studi di fattibilità per il recupero dello spazio a favore dei cittadini. La speranza è che questa isoletta possa avere nuova vita come centro di aggregazione.
Dopo circa un’ora di cammino da Concesa, eccomi a Vaprio D’Adda, con l’occhio che nota subito l’eclettica Villa Pagnoni che si affaccia sulla sponda opposta del fiume, nel comune di Canonica d’Adda. Anche sul lato milanese comunque non mancano le ville magnifiche: poco oltre il ponte incontro subito l’imponente Villa Melzi d’Eril con i suoi giardini terrazzati. Si racconta che qui soggiornò per qualche anno Leonardo da Vinci, dando indicazioni a Francesco Melzi su come affrescare la «Madonna con Bambino» che si trova all’ultimo piano dell’edificio.
Leonardo, studioso della forma a spirale, amava osservare i mulinelli creati dal fiume e proprio in onore dei cinquecento anni dal suo ultimo soggiorno a Villa Melzi, nel 2013, fu costruita la Scala Leonardesca (detta «Il vortice» proprio per la sua forma a spirale) che collega l’alzaia con il centro storico di Vaprio.
Nel centro del paese trovo il parco archeologico dell’ex chiesa di San Bernardino, in un giardino pubblico perfetto per riposare e rifocillarsi, oltre a diverse ville storiche come Villa Visconti di Modrone, Villa Sioli Guidoboni e Villa Falco’ Palemi, che dietro agli alti muri di cinta tengono nascoste chissà quali meraviglie nei loro giardini terrazzati.
Scendendo di nuovo lungo l’alzaia, incontro anche la Casa del Custode delle Acque : il luogo dove i mercanti pagavano i propri dazi già nel 1500 ora ospita l’infopoint della ProLoco e la Galleria Interattiva di Leonardo. Proprio accanto a questo edificio, ne salta subito all’occhio un secondo che ricorda un castello: si tratta della sede del vellutificio storico Duca Visconti di Modrone. Devo dire che il contrasto tra la struttura a forma di castello e la ciminiera al suo fianco è molto affascinante!
A questo punto vorrei proseguire lungo la Martesana, ma non riesco a resistere ad un cartello che indica la direzione per la Chiesa di San Colombano, attraversando il Parco di Via Don Moletta. Ed è un bene, perché la chiesa è un piccolo gioiellino risalente all’alto Medioevo, dall’architettura semplice ma con alcuni affreschi e sculture che vale la pena ammirare da vicino.
Soddisfatta della scoperta, riprendo il cammino lungo la Martesana per poco più di un’ora, in direzione Fara Gera D’Adda. Il percorso continua ad essere molto piacevole e, poco prima di raggiungere il paese, dall’alzaia si riesce a intravedere anche l’edificio principale della maestosa centrale idroelettrica Italgen, costruita negli anni ‘40 su progetto dell’architetto Piero Portaluppi. L’edificio è ovviamente privato ma in alcune occasioni è possibile partecipare a visite guidate della centrale grazie al progetto «Impresa Elettrizzante» dell’Ecomuseo Adda di Leonardo .
È arrivato il momento di allontanarmi dalla Martesana per riattraversare l’Adda e tornare sulla sponda bergamasca, a Fara Gera d’Adda. Per giungere alla passerella, una volta superate le fragorose cascatelle del «Salt del Gatt» si attraversa un bel parco, frequentato da gruppi di persone che si godono i raggi di sole autunnali, leggono o si rilassano con gli amici.
Addentrandomi nel paese, scopro con piacere che Fara Gera d’Adda è un luogo ricco di storia, dove le testimonianze più antiche risalgono all’epoca dei Longobardi, da cui deriva il nome del paese. La parola «fara» infatti indicava un gruppo famigliare presente in numero tale da avere diritto a stabilirsi su un determinato terreno. I Longobardi hanno lasciato a testimonianza del loro passaggio la Basilica Autarena, fatta costruire dal re Autari, nientemeno che il consorte di Teodolinda.
Tra Seicento e Settecento, Fara Gera d’Adda era frequentata anche dai vescovi di Bergamo, che avevano la loro residenza nel Palazzo dei Vescovi, dove ora si trova la biblioteca del paese. La storia più recente, quella industriale, è invece ben visibile nel Linificio-Canapificio, fondato nel 1870 e in uso fino al 2000, che si trova proprio davanti al viale alberato «Sota i Piante» e adiacente a un tranquillo villaggio operaio formato da villette quadrate e grandi condomini che si sviluppano in orizzontale.
A Fara Gera d’Adda non manca nemmeno la street art: nel centro del paese si trovano splendidi murales colorati che raccontano storie di migrazioni, memoria e uguaglianza, fondendo le architetture di periodi storici passati alle tematiche dell’epoca contemporanea.
Una volta lasciata Fara Gera d’Adda decido di tornare verso il punto di partenza della mia escursione, ma rimanendo sul lato bergamasco. Il percorso da questo lato è su strada che, pur essendo provvista di una pista ciclopedonale non è di certo paragonabile all’alzaia della Martesana, ma mi permette di risparmiare un po’ di forze per il rientro. Dopo aver superato la piccola chiesa sconsacrata di Sant’Anna, che fino agli anni Cinquanta era meta di una grande processione il 26 luglio, giungo a Canonica d’Adda, dove attraverso il ponte nel centro del paese che mi riporta a Vaprio. Ho compiuto in questo modo una sorta di percorso ad anello, per poi concludere la passeggiata rientrando a Crespi d’Adda da Vaprio sullo stesso percorso dell’andata.
In totale, alla fine della passeggiata avrò collezionato circa 22 chilometri! Certo, chi non vuole strafare può semplicemente scegliere una tratta più breve lungo il naviglio della Martesana, limitandosi a visitare Vaprio partendo da Trezzo, o Fara Gera d’Adda partendo da Vaprio, mentre chi è più allenato può continuare il percorso verso Milano.
Concludo il mio itinerario con un’ultima pausa a Crespi, che mi regala qualche attimo della sua solita tranquillità, tra nuvole rosate e un timido spicchio di luna che inizia a farsi spazio nella cornice di cielo tra piante e ciminiere. Anche questa volta torno a casa stanca per la scarpinata, ma soddisfatta per aver scoperto un pezzetto di territorio tanto vicino e tanto, fino ad oggi, sconosciuto. Non vedo l’ora di tornare in queste zone per proseguire con la scoperta di tutti gli altri paesi lungo l’alzaia, perché sulle sponde dell’Adda e della Martesana, tra natura, archeologia industriale, arte e storia, c’è ancora un gran bel carico di bellezza da raccogliere.
(Tutte le foto sono di Lisa Egman)