Quando abitavo a Londra ne ho sentito parlare spesso. Lindsay Buck, runner britannica in pensione, coltiva da tempo una simpatica routine. Sale regolarmente sulla cima dello Scafell Pike, la montagna più alta dell’Inghilterra (978 metri – gli escursionisti bergamaschi non si scandalizzino), e raccoglie i rifiuti che incontra sul percorso. Nel 2021, Lindsay è salita in vetta armata di guanti protettivi e sacco della spazzatura ben 243 volte.
La storia di Lindsay è una storia nota a chi pratica plogging , una disciplina a cavallo tra sport e sostenibilità, divertimento e cura per l’ambiente, che consiste nel raccogliere rifiuti mentre si corre o si cammina. Il termine plogging, inventato dall’atleta svedese Erik Ahlström, fonde infatti la parola inglese jogging (“corsa”) con lo svedese plocka upp (“raccogliere”).
Ebbene, anche il nostro paese ha i suoi ploggers. E per la prima volta anche un Giro d’Italia, che è partito il 23 gennaio da Pordenone, toccherà per 50 domeniche 50 luoghi dislocati in tutta Italia (da nord a sud) e si concluderà a Cagliari il 27 novembre. Una vera e propria “collezione” di iniziative di pulizia del territorio organizzate da associazioni e piccoli gruppi locali che hanno fissato delle date (coordinandosi l’uno con l’altro tramite un gruppo Facebook) in funzione della loro distribuzione geografica.
Tra i gruppi che hanno aderito all’iniziativa, c’è anche Clean Up The Valley, che domenica 3 aprile darà appuntamento a Zogno a chiunque si voglia cimentare in uno speciale giro di plogging “orobico”.
Clean Up The Valley
Clean Up The Valley non è (ancora) un’associazione. È un gruppo di quattro amici tra i 20 e i 25 anni – Sara Nisoli, Lorenzo Nisoli, Federica Rubis e Nicola Boffelli – che da poco più di un anno si prende cura dei sentieri della bassa Val Brembana, coinvolgendo amici, ragazzi dell’oratorio e del CRE, gruppi di ploggers, escursionisti e associazioni sportive.
La loro storia me la racconta Sara al telefono. Comincia tutto da Lorenzo, il fratello, il 24 marzo del 2021. «C’è un sentiero CAI che collega il centro di Zogno con la frazione di S. Antonio Abbandonato. Non si poteva uscire dai confini del paese perché eravamo ancora in zona rossa, per cui uno dei pochi sentieri percorribili era quello. Un giorno mio fratello, correndo, ha trovato lungo la strada uno stendino, bottiglie, una rete da cantiere. Mi ha chiamato, ci siamo organizzati con i sacchi e siamo riusciti a smaltire quella che era una mini discarica abusiva rimasta lì col tempo».
È proprio con questa prima raccolta “improvvisata” che Lorenzo e Sara, a cui si affiancano Federica e Nicola, si rendono conto che la pulizia dei sentieri potrebbe essere un buon modo per avvicinare le persone alla natura, insegnare loro ad avere cura del territorio, e unirle. «Ci siamo accorti che, nelle zone in cui abitiamo, c’è la tendenza a guardare tanto al proprio piccolo, e non si cerca mai di ragionare come comunità, anche solo all’interno della valle, collaborando con altri comuni. Abbiamo creato allora una pagina Instagram, postato le prime raccolte di rifiuti e poi abbiamo iniziato a raccogliere segnalazioni di gente che come noi aveva visto discariche abusive. Abbiamo cominciato a condividere queste segnalazioni in bassa Val Brembana e condividendo si sono creati dei gruppetti che si sono presi il compito di accogliere queste segnalazioni e occuparsene».
Il lavoro di Clean Up The Valley comincia così: dalla segnalazione. Segnalare è più immediato che partecipare a una raccolta, ed è anche il primo modo con cui, ancora oggi, molte persone entrano in contatto con il gruppo. «L’approccio “contemplativo” di solito è più lungo, ma efficace. Spesso chi segnala a lungo arriva poi a far parte della raccolta. In generale, una cosa che disincentiva la partecipazione è l’idea di non poter fare la differenza. Ma fidati che, quando sei in gruppo, fai la differenza».
Ecco il secondo passaggio: raccogliere, pensando già a come differenziare i rifiuti, in modo che vengano poi portati in discarica già differenziati. Raccogliere in gruppo, secondo Sara, non è solo efficace, ma anche divertente. «Quando ci troviamo ad avere a che fare con ragazzi di 13-15 anni, adottiamo dinamiche di gioco che possono essere, per esempio, una gara a chi trova il rifiuto più strambo o vecchio». Di rifiuti strambi, il gruppo ne ha trovati eccome: una musicassetta, delle lattine della San Pellegrino degli anni ’70-80, un proiettile, un telefono Nokia di quelli che non si vedono più.
E qua arriviamo al terzo punto: condividere. «Una volta fatte queste raccolte è molto condividerle, pubblicare foto, così da mostrare a chi non conosce questo mondo che può essere divertente, utile, un modo per conoscere nuove persone e nuovi sentieri». La condivisione non è mai fine a sé stessa, ma è volta sempre ad informare. «Quando abbiamo il rifiuto tra le mani, ci rendiamo conto che i discorsi sull’abolizione della plastica monouso non sono fantapolitica o capricci degli ambientalisti, ma sono realtà. Ci sono prodotti che già quando vengono creati sono potenziale pattumiera e si possono toccare con mano nel paese dove sei nato e cresciuto, nel sentiero dove vai a correre. Hai davanti agli occhi il frutto delle tue scelte e vedi cosa rimane sul territorio, cosa va a rovinarlo».
L’evento
A Sara brillano gli occhi mentre parla del Giro di Italia di Plogging. «Questo evento per me è bellissimo perché rispecchia quello che vogliamo fare: creare una rete. Il fatto che ci fosse un gruppo attivo a Zogno, come il nostro, ci ha permesso di partecipare a qualcosa di più grande. Siamo noi che abbiamo deciso, domenica 3 aprile, dove passare, dove non, come dividere i percorsi».
Il ritrovo è previsto alle ore 8.30 sul piazzale del mercato di Zogno. Da qua, partiranno tre diversi percorsi, pensati su tre diverse difficoltà. Il primo itinerario è adatto alle persone che hanno difficoltà a camminare, per i bambini, per gli anziani, e coinvolgerà le zone adiacenti al piazzale del mercato.
A questo primo gruppo se ne affiancherà un altro, appositamente attrezzato, che invece scenderà lungo il fiume. «Pulire lungo il fiume per noi è molto importante, perché ci consapevolizza e ci aiuta a superare quel campanilismo caratteristico di molti paesi della valle. La valle è una: il rifiuto che trovo a Zogno non è per forza della persona di Zogno. I rifiuti non conoscono confini, purtroppo o per fortuna. Vengono da ovunque e i corsi d’acqua sono una zona di rilascio di rifiuto importante».
Il secondo itinerario parte sempre dal piazzale del mercato. Si seguirà poi una parte di ciclabile fino ad Ambria, si tornerà dal sentiero “L’Aquada” e si passerà dalla zona di Camanghè, per un totale di 4-5 km. «La ciclabile è pulita dall’amministrazione comunale ma le zone adiacenti, che scendono lungo il fiume, lo sono meno», spiega Sara. «Ci tengo a dire che sono tutti sentieri tenuti dal CAI e dal Comune, ma giustamente non si può arrivare dappertutto, c’è sempre qualcosa da fare. La nostra attività non è una critica all’operato di chi si occupa di pulizia quotidianamente, ma una risposta a un’esigenza straordinaria».
Il terzo è il percorso, infine, è il percorso originario da cui è nata Clean Up The Valley. «Partirà da quello che oggi è il Bar Sabry, un bar sulla Statale, sale a S. Antonio con un dislivello di 500 metri e verrà fatto solo da chi è più allenato e conosce già la zona, o comunque da chi voglia aggregarsi e sa di poter fare il sentiero».
Non è finita qua. «Il gruppo escursionistico di Sedrina “I Ligurù” di Sedrina si occuperà, prima dell’evento, di pulire la parte di ciclabile che va da Sedrina a Zogno. Ci avevano chiesto di partecipare al Giro di Italia, ma il 3 aprile sarebbero stati in pochi». L’iniziativa coinvolgerà quindi persone di ogni età. «Siamo stati contattati anche dai Mountain Mates, che ci daranno supporto probabilmente sul terzo percorso, quello più escursionistico. Ci saranno anche persone dell’oratorio, quindi di età inferiore alla nostra».
I percorsi sono diversi, l’obiettivo è uno solo. Sara ne è convinta. «Di discorsi sul rispetto dell’ambiente se ne fanno già tanti, e li fanno persone con una conoscenza teorica di gestione dei rifiuti che non è paragonabile alla nostra. Il plogging è un modo tangibile, molto pratico, per avvicinare persone che si sentono lontane da questi discorsi. Noi non parliamo, facciamo. E alle persone, facciamo “sbattere il naso”!».