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Il monte Campagano, un panoramico panettone erboso sullo spartiacque tra val Canale e val Sanguigno

Articolo. Da Valcanale, frazione di Ardesio, verso la forcella di Zulino, e ancora più su tra i pini mughi. Un itinerario alla scoperta di una cima poco frequentata, ma capace di offrire magnifici scorci

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La val Sanguigno e la val Canale separate dalla dorsale del monte Zulino

L’estate metereologica è già iniziata ma sembra di essere in autunno. Le piogge copiose e le nevicate a quote basse per la stagione sembrano voler dissuadere gli escursionisti. Decidiamo ugualmente di sfidare gli infausti moniti del cielo e ci avventuriamo sui monti in una mattina che pare insolitamente serena. La presenza di neve appena sopra i 2000 metri suggerisce una gita non oltre tali quote. È l’occasione per andare alla scoperta del monte Campagano, una cima poco frequentata ma dalle innumerevoli valenze naturalistiche e paesaggistiche.

Ci rechiamo di primo mattino a Valcanale, frazione di Ardesio (valle Seriana), e posteggiamo in corrispondenza del laghetto in località Babes (1025m) – munirsi del tagliando “gratta e sosta”. Il cielo è limpido e le acque del laghetto riflettono i profili delle montagne. La val Canale è formata dal torrente Aqualina, che per millenni ha scavato profondamente il suo alveo tra le rocce calcaree della zona. Da un approfondimento di fluvionomia, curato dal prof. Mario Plebani di Sovere, emergono un paio di curiosità: nel ‘400 il nome del torrente era «Qualina», dalla radice preistorica «qual» o «gual» che significa fossa o cavità. Il suffisso prelatino -ina sta ad indicare «acqua», quindi si potrebbe tradurre con acqua che scorre nella forra. Non è pertanto da far risalire al termine latino «aqualis», cioè canale. Come le brave maestre ci hanno insegnato «acqua», in italiano, si scrive con la cq, perciò sulle cartine geografiche si trova scritto Acqualina, quando in realtà il nome originale è Aqualina. Anche io sono caduto nello stesso errore in un precedente articolo citando il torrente con il termine geografico italianizzato.

Il nome «Canale», invece, deriverebbe dalla parola di origine indoeuropea «kan» cioè cavità, spaccatura, mentre il suffisso -al sta per grosso, grande, quindi «grande spaccatura» come in effetti ancor oggi si presenta la vallata.

Il laghetto di Valcanale
Il laghetto di Valcanale
Verso baita bassa di monte Zulino
Verso baita bassa di monte Zulino
La pozza d’acqua presso baita bassa di monte Zulino
La pozza d’acqua presso baita bassa di monte Zulino

L’escursione di oggi si sviluppa in una zona ricca di fauna selvatica, motivo per cui ci attrezziamo contro le zecche: chi con lo spray repellente applicato su indumenti e gambe, e chi con l’apparecchietto a ultrasuoni. Ci avviamo sulla strada che conduce all’inizio del sentiero per il rifugio Alpe Corte. Poche centinaia di metri oltre il laghetto, si diparte, sulla destra, il sentiero CAI n° 265 diretto alla forcella di Zulino (cartello segnalatore). Iniziamo a salire immersi in una bella abetaia con pendenze ideali per “rompere il fiato”. Ne approfitto per parlare di zecche e delle possibili conseguenze delle loro punture. Come spesso mi capita, per rendere più avvincente la narrazione le mie parole acquistano un tono quasi melodrammatico. Al termine del racconto, cala il silenzio. Mi accorgo di aver esagerato, così cerco di tranquillizzare i compagni, ma il danno è fatto: Marialuisa inizia a chiedere di controllare se avesse addosso qualche zecca, mentre il contagio “gratarolo” si diffonde rapidamente anche agli altri…

In questo modo, quasi senza accorgerci, sbuchiamo dal bosco in corrispondenza dei pascoli della baita bassa di monte Zulino (1441m). Il sentiero si ammorbidisce e attraversa splendidi prati con vista superlativa sulle pareti rocciose dei monti Secco, Fop e Valmora, sul lato opposto della valle. I versanti più in ombra mostrano ancora numerosi canali innevati. Superata la baita, si raggiunge una pozza naturale d’acqua (1484m) per l’abbeverata del bestiame, ma in questo periodo le mandrie non sono ancora salite in alpeggio. Il sentiero torna a impennarsi percorrendo un lungo dosso erboso che regala magnifici scorci.

Giungiamo così in corrispondenza della baita di mezzo di monte Zulino (1600m) dove facciamo una prima pausa ristoratrice. Alla baita non bisogna farsi trarre in inganno dall’invitante sentiero che procede pianeggiante in direzione est, mentre occorre salire in direzione nord seguendo i segnavia del sentiero 265.

Verso la baita di mezzo di monte Zulino
Verso la baita di mezzo di monte Zulino
La baita di mezzo di monte Zulino
La baita di mezzo di monte Zulino
La forcella di Zulino
La forcella di Zulino

Per bosco rado si guadagnano rapidamente i 1756m della forcella di Zulino. Il posto è meraviglioso: una sella pascoliva con una pozza d’acqua e una baitella di pietra che pare un gioiello! Ci troviamo su un lungo e affilato crinale che, sviluppandosi da est a ovest, costituisce la linea geologica di separazione tra i bianchi calcari delle prealpi Orobie (nella fattispecie i monti Arera, Fop e Secco) e i foschi scisti delle alpi Orobie, qui rappresentati dai monti Salina, Pradella e Farno. Ci affacciamo sulla val Sanguigno, un piccolo angolo di paradiso a due passi dalla civiltà.

Mentre ci dilettiamo ad ammirare il panorama, alcuni nuvoloni grigi si sostituiscono all’azzurro del cielo guardandoci con fare minaccioso. Non indugiamo oltre e ripartiamo prendendo la traccia (non segnalata ma evidente) che sale lungo la dorsale in direzione ovest. Passiamo accanto alla baita alta di monte Zulino (1760m) e, poco dopo, il sentiero si intrufola in un boschetto di pini mughi.

Conosco bene le insidie del pino mugo, così il mio pensiero corre all’amico Daniele che, dall’alto dei suoi due metri di statura, si trova ben presto invischiato tra gli intricati rami. A tal riguardo mi sovvengono le parole di Mauro Corona, scrittore cresciuto sui monti ed esperto conoscitore dei boschi che nel suo libro «Le voci del bosco» parla degli alberi come fossero esseri umani: «la muga, o pino mugo è la cattiva per eccellenza […]. Provate a camminare in mezzo a un mare di mughe. Verrete percossi da infiniti colpi alle gambe e dopo un’ora lo spazio guadagnato sarà minimo […]. Se la stringi ti da l’idea di affidamento. Ma se le stai antipatico, e in un pendio ripido ti aggrappi a lei per tirarti su, ecco che ghignando fa “crac” e ti molla di sotto».

I pini mughi hanno invaso la dorsale, obbligando il sentiero a serpeggiare anche laddove il crinale si fa più affilato. Fortunatamente le tribolazioni durano poco e sbuchiamo su un dolcissimo e ampio panettone erboso in cui è rimasta ancora un po’ di neve: il monte Campagano (2053m). Non trattandosi di una cima dal profilo pronunciato, non esiste una croce di vetta ma solo un cumulo di sassi a delimitarne la sommità.

È un punto di osservazione privilegiato di questo lembo di terra seriano che strizza l’occhio alla val Brembana e alla val Serina. Curioso è il contrasto tra il giallo dell’erba appena liberatasi dalla neve e il verde delle vallate nel pieno vigore primaverile. Sulla neve si notano ancora le tracce rosate della sabbia del deserto caduta con le recenti piogge.

Sfortunatamente il cielo si fa sempre più minaccioso e non possiamo concederci ulteriori pause meditative. Scendiamo per la traccia che segue il crinale nord del monte Campagano, in direzione delle sottostanti baite alte di Campagano, ben visibili dalla cima. È un tratto breve ma un po’ ripido, che oggi richiede attenzione per la presenza di neve residua. Siamo perciò obbligati a passare su alcune facili roccette, ma assicuriamo il lettore che nel momento in cui leggerà questo articolo, la neve sarà sparita e il tracciato sarà diventato più agevole.

Giungiamo alla bocchetta di Campagano (1985m) nelle cui vicinanze sorgono, poco distanti tra loro, le baite di Campagano. Facciamo una capatina a sbirciarle: entrambe versano in ottime condizioni e notiamo su un masso una targa che, con enfasi lirica, tesse l’elogio dei volontari che si sono prodigati nel recupero delle due costruzioni.

Torniamo alla bocchetta e prendiamo la traccia che scende verso ovest in val d’Adro, tributaria del torrente Aqualina. Scorgiamo nella piana sottostante tre camosci fuggire, velocissimi, al nostro incedere. Il sentiero inizialmente si mantiene sul versante sinistro della conca poi, giunto nel pianoro, attraversa il torrente e prosegue sui pascoli del lato destro. Per accelerare il percorso di discesa decidiamo di tagliare per i prati, ma un bell’esemplare di vipera aspis, con il suo sinistro sibilo, ci fa capire che quello è il suo territorio…

Scendiamo fino a riagganciarci al sentiero originale che ora diviene pianeggiante. Superato un dosso, giungiamo nei pressi del bellissimo roccolo di Corte (1620m), un edificio molto suggestivo che abbina l’autenticità della struttura di pietra alle moderne forme di legno dei piani alti e del tetto, il tutto in un contesto naturalistico di rara bellezza.

In questa splendida location da qualche anno viene organizzato l’evento musicale «Jazz in quota». L’iniziativa, giunta alla nona edizione, è organizzata dall’associazione Ardes di Ardesio con Daniela Stabilini e Gianni Facchini, proprietari del roccolo, e si terrà dal 9 all’11 agosto 2024. Segnata in agenda!

Il tempo di rimetterci in cammino ed ecco che Giove pluvio ci dà il benvenuto. Indossate le mantelle, ci portiamo poco sotto il roccolo per intercettare il sentiero CAI n° 265A. Si perde quota rapidamente nel bosco fino a raggiungere il torrente dove ci connettiamo al sentiero CAI n° 216, proveniente dal passo dei laghi Gemelli.

Pieghiamo a sinistra e in breve eccoci al rifugio Alpe Corte (1415m). Da qui con passo spedito, sempre avvolti nelle mantelle, torniamo al punto di partenza.

P.S. L’itinerario qui descritto è lungo circa 13km con poco più di 1000m di dislivello positivo. Calcolare cinque ore di comodo cammino. Il percorso non presenta difficoltà alpinistiche, anche se il tratto compreso tra la forcella di Zulino e la bocchetta di Campagano è da consigliare ad escursionisti esperti.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli, il video è di Carlo Cella, @ormenellaneve)

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