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I Monti di Ubiale, sentinelle di tre valli

Guida. L’escursione che vi proponiamo oggi è lunga 12 chilometri con un dislivello positivo di circa 900 metri. L’itinerario permette di scoprire una vista spettacolare sulle Orobie occidentali, sulla Valle Imagna e sulla Val Brembilla

Lettura 6 min.
In contemplazione alla Corna del Mass

Il paese di Ubiale non passa inosservato a chi si addentra in Val Brembana, perché è una località ben esposta al sole e perché è sormontato da una cerchia di monti che promettono panorami molto interessanti. È proprio a questi monti, dai versanti un erti e ricoperti da fitta boscaglia, che oggi dedichiamo la nostra attenzione. Lo facciamo prima che la primavera rivesta di fronde gli alberi così da permettere di traguardare oltre i rami alla ricerca di scorci suggestivi. Quello di Ubiale è un lembo di terra molto particolare: l’orogenesi ha fatto sì che tre fiumi (Brembo, Imagna e Brembilla) ne definiscano i confini lasciando alla terra solo un lato, montuoso e accidentato. Per collegarsi con i territori circostanti gli ubialesi hanno spesso dovuto confrontarsi con ponti crollati e guadi proibitivi, fattori che hanno determinato una sorta di isolamento di questo luogo.

Ubiale è uno dei due borghi che compongono il Comune di Ubiale-Clanezzo. Anche se distanti pochi chilometri, questa unione per lungo tempo è stata più formale che reale. Clanezzo da sempre rivolge infatti la propria attenzione ad Almenno e la pianura, mentre Ubiale ha perennemente intrattenuto legami con Brembilla, Zogno e Sedrina. È emblematico l’appellativo attribuito agli ubialesi: «maia fic», cioè «mangia fichi». Fino al ‘700 Ubiale non aveva una Parrocchiale e, per andare a messa e ricevere i sacramenti, gli abitanti erano costretti a recarsi a Sedrina. Il percorso per raggiungere la chiesa di Sedrina era tutt’altro che breve e agevole, così, quando le funzioni religiose si protraevano era necessario pensare anche al cibo. Tra le pietanze preferite c’erano i fichi e, da qui, è nato il simpatico nomignolo.

Il terrazzino della Corna del Mass
Il terrazzino della Corna del Mass
La zona delle cave di quarzo
La zona delle cave di quarzo
Verso la Corna del Mass
Verso la Corna del Mass

Mentre sull’origine del nome Ubiale la questione è alquanto nebulosa. L’ipotesi più attendibile si rifà alla voce disusa lombarda obi o ubi, che definisce la pianta di oppio, cioè l’acero campestre, per la diffusa presenza di questa pianta sui monti. Bisogna però dire che, attualmente, la pianta più diffusa è il castagno che per secoli ha caratterizzato l’economia del territorio al punto da essere riprodotto nello stemma comunale.

Lasciamo l’auto presso il campo sportivo di Ubiale (340m) incamminandoci su per i tornanti di via Garibaldi. Deviamo per via Locatelli fino a imboccare via Cave, una cementata che ci introduce, senza indugi, alle pendenze tipiche dei sentieri ubialesi. In corrispondenza di un tornante si diparte, sulla sinistra, un ampio sentiero che corre tra le ultime case del paese e il bosco. Lo percorriamo fino a un trivio (460m): un cartello di legno invita a procedere dritti verso la località Predàl (che raggiungeremo in seguito), mentre noi facciamo una svolta di quasi 180 gradi per seguire il sentiero sulla destra. Si sale zigzagando nel bosco che ben presto diviene dimora di rovi. Fortunatamente il tracciato è libero da intralci. Siamo nella zona delle cave di quarzo, sfruttate dal 1700 fino agli anni Settanta del secolo scorso. Nel XVIII secolo il quarzo qui estratto era molto ricercato per le sue particolari doti di durezza che lo rendevano la pietra focaia ideale per gli archibugi.

Il tratto con catene
Il tratto con catene
Panorama dalla Corna del Mass
Panorama dalla Corna del Mass
Il Canto Alto dalla Corna del Mass
Il Canto Alto dalla Corna del Mass

Proseguiamo fino a un secondo trivio dove, sempre svoltando a destra, ci lasciamo guidare dalle indicazioni per la Corna del Mass. D’ora in poi la nostra escursione ricalca, passo dopo passo, il percorso dell’«Ubiale Mountain Trail», una competizione di trail running che si è disputata il mese scorso. I bolli fluorescenti blu-arancione della gara sono ancora molto evidenti e ci guidano con sicurezza.

Si guadagna rapidamente il crinale del Monte Ubiale, che corre sul confine di una grande cava di calce (Unicalce) posta all’inizio della Val Brembilla. Lo si percorre fino ad una selletta pianeggiante dove risalta la Corna del Mass, un roccione verticale che sembra occludere la via. Il sentiero arriva alla sua base per poi piegare a sinistra e aggirarlo. In questo tratto alcune catene agevolano l’ascesa che, peraltro, non presenta particolari difficoltà. Guadagnata la sommità della Corna del Mass (915m) vale la pena portarsi sul terrazzino panoramico. Nelle giornate invernali più limpide la bassa Val Brembana rivela tutto il suo fascino, con il Brembo che riluce fino in pianura.

Il cippo del monte Ubiale
Il cippo del monte Ubiale
Verso Predàl
Verso Predàl
Predàl
Predàl

Riprendiamo il sentiero del crinale, che, con pendenze decisamente più morbide, raggiunge la cima del Monte Ubiale (972m). Questa sommità fino a pochi decenni fa era molto panoramica ma la vegetazione ha ormai completamente ricoperto la cima lasciando ai curiosi solo qualche spiraglio di veduta. A contrassegnare la vetta è un grosso ometto con una minuscola croce bianca e una candela. Questo cippo era stato realizzato per le rilevazioni trigonometriche utilizzate per determinare con precisione l’altezza dei monti, successivamente trasformato in altarino.

Oltre la cima il sentiero scende dolcemente a raggiungere la selletta di Predàl (940m), culla di uno splendido roccolo con l’erba talmente curata da fare invidia ai migliori campi da golf. Un posto veramente incantevole! Da Predàl si prosegue sulla linea di cresta in direzione Ovest, transitando per alcuni capanni di caccia. Uno di questi, in località Belarc, presenta alcune grandi tavolate con panche che il 2 giugno di ogni anno ospitano un vivacissimo raduno degli Alpini di Ubiale, gli stessi che nel 1999 si sono adoperati per la posa della croce in cima alla Corna Marcia (1033m), posta poco più in là. La croce è preceduta da una piccola scultura bronzea con un bel crocefisso e vista spettacolare sulle Orobie occidentali, sulla Valle Imagna e sulla Val Brembilla. Anche la croce offre un interessante panorama sulla pianura e i primi rilievi montuosi.

Relax a Belarc
Relax a Belarc
Il crocefisso della Corna marcia
Il crocefisso della Corna marcia
La croce della Corna Marcia
La croce della Corna Marcia

Scendiamo lungo il crinale e arriviamo ad innestarci sul sentiero CAI n° 571, percorso che compie il periplo della Valle Imagna. Questo tratto di sentiero è dedicato al partigiano Angelo Gotti, fucilato a Cascina Como il 23 novembre 1943. Con passo celere si giunge alla sella prativa dei Roccoli della Passata (727m). Il termine Passata, molto diffuso in bergamasca, si riferisce al transito migratorio degli uccelli, che, attraverso i valichi posti tra i monti, abbreviano il loro percorso verso la pianura.

Osservando le uova di girini (sentiero 571)
Osservando le uova di girini (sentiero 571)
In prossimità dei roccoli della Passata
In prossimità dei roccoli della Passata
L’erta finale al monte Ubione
L’erta finale al monte Ubione

Sopra di noi si innalza, imponente, il Monte Ubione. Il percorso di rientro a Ubiale passa da qui ma perché rinunciare all’enchaînement delle tre cime? Così, senza un attimo di esitazione, ci ritroviamo ad arrancare sulle rampe del sentiero contraddistinto da un cartello molto eloquente: «passo alpino»! Considero questo sentiero un ottimo test di forma atletica, una schioppettata da fare tutta d’un fiato. Così, in pochi minuti, eccoci in vetta al Monte Ubione (895m), avamposto delle Orobie sulla pianura. La croce di vetta, posata nel 1972 dal gruppo Amici del Monte Ubione, è gigantesca al punto che riesce difficile scattare le foto inquadrandola tutta. Affacciato verso la pianura si trova il bel bivacco al cui esterno si trovano numerosi tavoli che lasciano ben intendere l’affollamento della prima domenica d’agosto, festa dell’associazione.

La croce del Monte Ubione
La croce del Monte Ubione
Il bivacco del Monte Ubione
Il bivacco del Monte Ubione
Tramonto sul Monte Ubione
Tramonto sul Monte Ubione

Il Monte Ubione si trova in posizione strategica sulla confluenza dell’Imagna nel Brembo. Per questo motivo, già nell’anno Mille, esisteva un avamposto fortificato. Nel 1300 Barnabò Visconti ampliò la struttura realizzando un piccolo castello che ospitava 17 soldati. Il fortilizio divenne base strategica dei ghibellini nelle contese con i guelfi (Ubiale e Clanezzo erano legati a Brembilla, di indomita fede ghibellina). Resistette fino al 1443, anno in cui la Serenissima, per porre fine alle lotte fratricide tra guelfi e ghibellini, decretò la l’abbattimento e l’incendio di tutti gli insediamenti della valle, tra cui anche il castello del Monte Ubione.

Abbandoniamo il sentiero 571 e torniamo ai roccoli della Passata per il sentiero che, con direzione Est, perde quota serpeggiando tra i tavoli del bivacco. Intercettiamo un sentiero pianeggiante che seguiamo verso sinistra fino alla Passata. A guidarci sono sempre i bolli blu-arancione che, dapprima, raggiungono la bella Cascina Final (640m) e poi (evitare di seguire il sentiero principale diretto a Sopracorna) si addentrano in una serie di vallette con numerose cascatelle fino a sfiorare la Cascina Postiera (420m). Qui, sulla sinistra, inizia «la strada ferrata», un sentiero pianeggiante scavato nella roccia su cui (da inizio ‘900 fino agli anni Sessanta) correvano i binari dei carrelli che, trainati da muli, trasportavano il materiale estratto dalle cave di marna della zona.

Cascina Final
Cascina Final
Tra vallette e cascatelle
Tra vallette e cascatelle
La strada ferrata
La strada ferrata

Il camminamento è lungo un paio di chilometri e conduceva alla teleferica che da Ubiale attraversava il Brembo per rifornire la cementeria in località Lisso (Sedrina). È una passeggiata piacevole e divertente, che termina in corrispondenza di un tornante di via delle Valli (Ubiale), dove si trova la grotta che ospita il Poligono Orobico. Questa grotta artificiale, una volta terminata la fase di escavazione della marna, negli anni Settanta venne convertita in una coltivazione di funghi champignon che occupava un discreto numero di famiglie ubialesi (alle donne in particolare spettava il compito di raccogliere e pulire i funghi dopo averli portati a casa). Nei primi anni Ottanta l’attività cessò. Dopo un periodo di inutilizzo, nel 2011 la grotta è stata convertita in poligono di tiro per uso sportivo.

Per strade e scalette, in breve, ci ritroviamo al campo sportivo di Ubiale.

P.S. l’escursione qui descritta è lunga 12 chilometri con un dislivello positivo complessivo di circa 900 metri. Dalla località Predal fino ai roccoli della Passata sono presenti alcuni sentieri segnalati che consentono di rientrare a Ubiale accorciando il giro. Consiglio di effettuare l’escursione di mattina sfruttando il buon soleggiamento della zona, anche se il Monte Ubione al tramonto è uno spettacolo. Un doveroso ringraziamento al sig. Umberto Gamba, appassionato studioso di storia locale, per le preziose informazioni fornite.

Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli, salvo dove diversamente segnalato

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