Qualcuno è già partito, qualcuno sta preparando le valigie e qualcuno ancora conta i giorni che mancano all’agognato traguardo: le ferie estive. Con tutto questo parlare di vacanze, lo spirito bergamasco che è in noi sotto sotto un po’ soffre, perché sa che dovrà momentaneamente sospendere la sua attività di aggiusta-tutto, re/regina del fai da te e accroccatore seriale. Se anche voi, o qualcuno della vostra famiglia e comitiva, soffrite di questi sintomi, ho la soluzione per voi: andare in campeggio.
Chi ha provato almeno una volta questo tipo di vacanza lo sa: servono spirito di adattamento e creatività per trascorrere al meglio un soggiorno in campeggio. Qui vi parlo ovviamente di alloggiare all’interno di un campeggio vero e proprio: le notti in libera, alla mercé della natura selvaggia, sono un po’ troppo per il mio spirito di adattamento (leggi: ho bisogno di un bagno, per quanto condiviso, che sia degno di questo nome). Chiarito questo, vediamo insieme le caratteristiche di questo tipo di vacanza.
Dimmi dove alloggi e ti dirò chi sei
All’interno della grande famiglia dei campeggiatori esistono diverse categorie, suddivisibili grossomodo in base ai tipi di alloggio che scelgono, con gradi di comfort e di contatto con la natura assai diversi.
In cima alla “catena del comfort” metterei chi affitta un alloggio già pronto: bungalow, case mobili, roulotte e tende preallestite come se fossero dei normali appartamenti di un villaggio vacanze. Differiscono fra loro per le dimensioni e la presenza o meno di un bagno privato, ma non richiedono di portarsi nulla più del bagaglio che si porterebbe normalmente in un albergo o appartamento in affitto, col vantaggio di essere a più stretto contatto con la natura.
Secondi a parimerito metterei roulottisti e camperisti: costoro si portano appresso, come solerti chioccioline, la loro casetta bell’e pronta con tutto ciò di cui hanno bisogno. Sicuri di avere un riparo in caso di maltempo e di trovare, di campeggio in campeggio, il loro allestimento fatto di cucina, mobilio, veri letti e oggettistica varia ordinata e stipata nei rispettivi gavoni, possono godersi una vacanza piuttosto confortevole grazie al loro investimento iniziale, che negli anni si ripaga grazie all’uso, e un’organizzazione meticolosa su cosa portare di anno in anno.
E poi ci sono i veri eroi, coloro che riescono a stipare tutto lo stipabile in uno zaino, e partono all’avventura montando veri e propri accampamenti degni di una legione romana. Nulla può essere lasciato al caso se alloggi in tenda: ogni singolo centimetro del tuo bagaglio deve essere occupato da qualcosa di utile, anche se sai già che lo spazio non basterà mai e che la colonna sonora di Tetris ti accompagnerà ogni volta che cerchi di incastrare tutto nel baule.
E non basta, perché all’arrivo dovrai letteralmente costruire il tuo alloggio da zero, non c’è stanchezza da viaggio che tenga. Ma vuoi mettere la soddisfazione di sdraiarti sulla tua amaca e contemplare la tua magione, fatta di teli, tiranti, mobili pieghevoli e inventiva? Sono cose che scaldano davvero il cuore di un bergamasco!
Paese che vai, campeggiatore che trovi
Quando ero più giovane (e meno acciaccata) ho fatto anni di campeggio itinerante per l’Europa, e una delle cose più divertenti era vedere come i diversi popoli si approcciassero a questo tipo di vacanza. Non c’è campeggio sperduto nel paesino più remoto d’Europa che non abbia almeno un campeggiatore olandese, generalmente partito in tenda e con lo stretto indispensabile. Il tedesco lo riconosci dall’attrezzatura: la tenda tecnica, il camper ultimo modello superaccessoriato, la roulotte radiocomandata che si parcheggia da sola… e la serie di bambini biondissimi (di solito almeno tre) che calano dal mezzo come unni per rotolarsi in mezzo alla terra, sotto la supervisione di genitori per nulla germofobici. I francesi li riconosci perché giocano sempre a volano: per qualche strana ragione pare essere lo sport nazionale dei campeggiatori d’oltralpe. Ovviamente dopo averli visti ho acquistato anch’io il mio volano e provato a giocarci, ma è andata più o meno così:
Ci sono anche le differenze regionali. Il camperista brianzolo è quell’entità mitica che, a pari del tendista olandese, puoi trovare davvero ovunque tu vada. Negli anni mi sono fatta l’idea che la Brianza, specialmente in estate, diventi davvero invivibile, perché i suoi abitanti spendono cifre considerevoli per comprarsi enormi mezzi (da fare invidia ai tedeschi) e fuggire il più lontano possibile da casa, preferibilmente in rumorosa comitiva.
Il bergamasco lo riconosci perché ha sempre qualche arnese in mano. Neanche in ferie riesce a stare fermo, anche in vacanza deve fare, costruire, aggiustare, sistemare. Se ti si rompe qualcosa te lo vedrai arrivare alle spalle, ancora prima che tu abbia anche solo pensato di chiedere aiuto ai vicini. Se stai già trafficando sentirai il suo sguardo analitico che giudica silenziosamente la tua tecnica, pensando che quella cosa l’avrebbe saputa fare meglio, magari con un po’ di fil di ferro e due fascette. E se proprio non ha nulla da fare allora deve partire ed esplorare: in bici («eh, ma qui non ci sono mica le salite delle nostre valli!»), in barca (dopo essersi esercitato nella traversata Sarnico-Montisola) e a piedi (temprato dalle camminate sulle Orobie, nulla lo spaventa).
Le abilità del campeggiatore
Vediamo più nel dettaglio che cosa fa di noi bergamaschi dei campeggiatori nati. Innanzitutto la passione per l’edilizia. Il bergamasco ha sempre almeno un parente o un conoscente che lavora nel campo: muratori, carpentieri, stuccatori, ma anche geometri, idraulici, elettricisti. E credete davvero che costoro, una volta in vacanza, non siano terribilmente stuzzicati dall’idea di costruire e allestire la loro personalissima “dimora da ferie”, anziché affittarne una bell’e pronta? Perché, diciamolo, l’alloggio costruito da un bergamasco ha tutta un’altra fattura!
Seconda caratteristica: il problem-solving, detto anche spirito d’adattamento, o arte di arrangiarsi. Il bergamasco non si tira indietro di fronte a imprevisti e difficoltà, e affronta e risolve i problemi logistici che la vita all’aria aperta inevitabilmente pone. Dall’aggiustare l’attrezzatura che si rompe, al creare dal nulla oggetti e utensili con materiale di recupero, passando per il nutrire degnamente tutta la comitiva con l’ausilio di un misero fornelletto da campeggio e un minuscolo frigo portatile. La piazzola dei bergamaschi la riconoscete, perché è quella dove non manca davvero niente.
Terza e fondamentale: l’amore per la natura. La vacanza in campeggio risveglia la parte più istintuale e atavica del nostro animo, quella che rifugge le costruzioni artificiali e ama semplicemente sedersi per terra e lasciarsi inebriare da profumi, colori e suoni dell’ambiente circostante. Che si tratti di addormentarsi con lo sciabordio delle onde, fare una pennichella col frinire delle cicale o svegliarsi ammirando il sole che sorge sulle vette e che tramonta tingendo di rosso i campi e le colline, lo spettacolo della natura si offre al campeggiatore nella sua forma più pura. Da sempre amiamo stare all’aria aperta: camminare sui sentieri orobici, pedalare lungo il Serio e il Brembo, nuotare nel lago d’Iseo e passeggiare in riva al lago di Endine... e durante le vacanze ne approfittiamo per godere di nuovi paesaggi.
Quarta e ultima: la voglia di stare in compagnia. A dispetto degli stereotipi che ci vogliono musoni e solitari, noi bergamaschi amiamo far baldoria e riunirci attorno a una bella tavolata, con o senza polenta (che prepararla in campeggio può essere un po’ macchinoso). La vita in campeggio è fatta di rapporti di prossimità: tra voi e i vostri vicini di piazzola c’è solo un telo, o una sottile parete di compensato, i bagni sono comuni e di giorno si vive più all’esterno dell’alloggio che all’interno. Allora ecco che lavare i piatti gomito a gomito, fare la coda per la doccia e chiedere un po’ di sale o un cacciavite in prestito al vicino sono ottime occasioni per scambiare due chiacchiere e organizzare attività comuni. In campeggio nascono tantissime amicizie, e la scusa perfetta per mantenerle durante l’anno è invitare i nostri nuovi amici a vedere Città Alta «che se non l’avete mai vista non sapete cosa vi perdete!».
La piantina di basilico
Concluderei raccontandovi un’usanza che trovo davvero emblematica del bellissimo clima di comunanza e aiuto reciproco che si crea all’interno dei campeggi. Quando si soggiorna nello stesso campeggio per un po’ di giorni consecutivi, si compra una piantina di basilico da tenere in piazzola, per profumare sughi e insalate estive. A fine soggiorno, anziché caricarla per portarla a casa, è buona norma regalarla agli occupanti di un’altra piazzola, cosicché la piantina passi tutta la stagione in quel campeggio, passando di mano in mano.
Durante la nostra ultima vacanza al mare, proprio il giorno prima della partenza, accanto a noi si è insediata una famiglia con due adolescenti. Nel tempo della nostra colazione sono arrivati, hanno messo in bolla la roulotte, montato tendalino e mobili della veranda e attrezzato la piazzola come un vero e proprio salotto dotato di ogni comfort, con una velocità e una precisione da professionisti. Poco dopo ho notato che sul tavolo in veranda era appoggiata una borsa sportiva, su cui si leggeva «Società sportiva oratorio di Palosco» (in effetti la roulotte perfettamente a bolla avrebbe dovuto insospettirmi sulla provenienza orobica). Beh, inutile dirvi a chi è andata la mia piantina di basilico…