Percorrendo l’altopiano di Clusone sono sempre rimasto incuriosito da quel lungo sottile filo di cresta che, partendo da Clusone, punta dritto al cuore della Presolana. Eccoci quindi in quel di Clusone con l’intento di provare a percorrere un primo tratto di quella cresta tanto intrigante.
Lasciamo l’auto presso il grande posteggio del piazzale del Sole adiacente alla strada provinciale n° 50 (siamo a quota 630m). Ci incamminiamo verso piazza della Rocca (è necessario rifornirsi d’acqua presso la fontanella all’inizio della piazza) che attraversiamo salendo fino ad imboccare via Fanzago. Osservando con un po’ di attenzione si possono già notare i tipici segni bianco-rossi dei sentieri del CAI. I bolli ci guidano su via Gennaro Sora che, serpeggiando tra le case alte del paese, ci conduce rapidamente fuori dall’abitato, dove la strada si addentra nel bosco. Siamo sul sentiero CAI n° 317.
Superate le ultime abitazioni, a quota 750m (poco prima del fontanino del Papà), decidiamo di deviare per la prima cima della giornata, il monte Simer (il sentiero 317 ne lambisce i pendii nord senza però raggiungere la cima). Il bivio non è segnalato, ma risulta piuttosto evidente. Si sale decisi nel bosco misto di pini silvestri e latifoglie, mantenendo la sinistra ai due bivi che si incontrano in successione. In meno di venti minuti si sbuca sulla dorsale sud del monte Simer che risaliamo per raggiungere la croce di vetta (961m). Il panorama inizia a farsi interessante con la piana di Clusone e il pizzo Formico a porgerci il buongiorno.
Scendiamo lungo il sentiero che segue il crinale fino alla vicina selletta dove intercettiamo nuovamente il sentiero n° 317. Anziché seguirlo decidiamo di proseguire lungo la facile cresta che con pendenza pressoché costante in venti minuti guadagna la cima Crapet (1146m). Una minuscola croce metallica molto timidamente ne segnala la sommità. Si fa stridente il contrasto tra la sottostante buia e selvaggia valle Seraia, a sinistra, e i segni di civiltà dell’altopiano di Clusone a destra. La valle Seraia custodisce il famoso fontanino della Mamma, classica meta di passeggiate per gli abitanti di Clusone. Il fontanino veniva menzionato nei documenti storici già nel lontano 1520 e per parecchi secoli ha contribuito all’approvvigionamento idrico di Clusone. Alle sue freschissime acque venivano attribuite speciali virtù terapeutiche.
Continuiamo con qualche su e giù lungo il sentiero del crinale che in questo tratto risulta molto divertente e agevole. In breve raggiungiamo la bella conca prativa che ospita la baita Rasga (1244m). Presso il piccolo porticato dell’ingresso si nota un cartello con alcune bandierine tibetane che invoglia ad usufruire del tavolino e delle sedie invitando al “riposo libero”. È ancora mattino ma se fossimo qui giunti in orari meridiani avremmo sicuramente raccolto l’invito.
A pochi minuti dalla baita, sulla sommità di un ampio dosso, risalta un bellissimo roccolo che non esitiamo a raggiungere deviando qualche minuto dal sentiero principale procedendo in direzione Nord. La struttura elegante, la cura quasi maniacale dell’ambiente circostante e la vista panoramica lo rendono un vero gioiello.
Dal roccolo proseguiamo lungo il crinale in direzione Est e sbuchiamo in breve sui prati sommitali di cima Blum (1293m). Siamo entrati nel territorio del comune di Rovetta. La vista spazia sull’altipiano e la val Borlezza sconfinando fino al lago d’Iseo. Di fronte a noi risaltano i dolci pascoli e le belle cascine di Blum. Spicca il profilo aguzzo della panoramica chiesetta degli Alpini di Fino del Monte, preludio agli erti pendii che conducono in cima al monte Parè (1642m). Sul lato sinistro iniziano a scorgersi le prime baite e le case dell’abitato di Valzurio.
Un cartellone in prossimità della chiesetta ci rivela una particolarità a noi sconosciuta. Sotto i nostri piedi corre un tunnel che collega la Valzurio a Rovetta. Quest’opera, fortemente voluta e realizzata dall’imprenditore rovettese Nazareno Marinoni, venne iniziata nel 1931 e ultimata in soli due anni. Il tunnel lungo 1684m e alto 1,70m serviva a portare l’acqua prelevata dalla sorgente in località Spinelli di Valzurio (di proprietà del comune di Rovetta) fino ai paesi dell’altipiano. Ancor oggi, a distanza di più di novant’anni, svolge egregiamente la sua funzione con una portata d’acqua che sfiora i trenta litri al secondo.
La galleria di Valzurio ha avuto nel tempo anche funzione di collegamento tra la Valzurio e Rovetta. Fino agli anni Sessanta era accessibile a tutti e veniva utilizzata per trasportare soprattutto la legna che i rovettesi tagliavano nell’altra vallata. Aveva anche una funzione sociale: alcuni rovettesi hanno trovato la “morosa” proprio nella valle confinante. Il tunnel non era illuminato, perciò si utilizzavano le lanterne simili a quelle dei minatori, oppure si procedeva al buio. Poiché non c’erano i portoni d’ingresso e l’andamento della galleria è costituito da due linee rette, di giorno era sempre possibile vedere almeno una delle due aperture. Al punto di incrocio fra le due rette si vedono entrambe le uscite. Questo guidava chi stava superando la galleria anche al buio. A lato della galleria ci sono le tubazioni (tre in tutto) in cui scorre l’acqua per gli acquedotti. Anche queste guidavano il viaggiatore che, appoggiando un bastone sul tubo, intuiva il percorso. Nel periodo estivo la Pro Loco di Rovetta organizza interessanti visite guidate con accesso alla galleria.
Per tanti escursionisti la gita si conclude nei pressi della chiesetta degli alpini, ma come rinunciare al richiamo dei seducenti pendii pratosi del monte Parè e alla promessa dei suoi mirabili panorami? Così, sgranocchiata una barretta energetica, ci incamminiamo verso la cima. Le pendenze non concedono grandi scambi di parole e il frenetico ansimare dei nostri polmoni ha improvvisamente il sopravvento. Mezzora di sbuffi ma alla fine gli sforzi son ben ripagati.
Dinnanzi a noi la cresta affilata prosegue fino al monte Valsacco, preludio all’elegantissima mole rocciosa della Presolana. A Sud, ecco il lago d’Iseo con il profilo di Montisola, poi la conca della Presolana con il monte Scanapà, il Pora e il monte Alto. Volgendo lo sguardo sul lato opposto la Valzurio rivela tutta la sua limpida bellezza, con il Timogno e il Ferrante a chiudere l’orizzonte. Alle nostre spalle, il monte Vaccaro e il monte Secco con le cime dell’alta valle Seriana completano la cornice di questo suggestivo scenario.
Le gite invernali non consentono soste prolungate perché l’aria frizzante attanaglia rapidamente i dorsi sudati, così riprendiamo a camminare tornando sui nostri passi fino alla cappelletta. Qui giunge la strada forestale che sale da Rovetta. Si potrebbe scendere fino a Rovetta per rientrare a Clusone seguendo strade secondarie pedecollinari, ma preferiamo rimanere sui sentieri. Pertanto ripercorriamo il tragitto d’andata fino alla baita Rasga. Poco oltre la baita, in corrispondenza di una selletta, si incontra un bivio dove un cartello del CAI indica il sentiero che conduce all’ex Seminario di Clusone (sentiero n° 317B).
Lo imbocchiamo e inizia la discesa, che attraverso un fitto bosco di pini silvestri termina in corrispondenza del grande edificio che un tempo ospitava il Seminario minore. Voluto dalla Diocesi di Bergamo come residenza estiva per gli aspiranti al sacerdozio che frequentavano il Seminario di Bergamo, venne realizzato nel 1934 e continuò a svolgere la sua funzione fino agli anni ’60. Sito in una felice posizione tra il verde dei prati e ben esposto al sole, con le sue eleganti linee riesce a catturare l’interesse dell’escursionista. Oggi ospita la sede di tre istituti superiori di Clusone.
Ci troviamo nella zona est di Clusone e, dovendo raggiungere la zona opposta della cittadina, siamo felicemente costretti ad attraversare il centro storico cittadino. Clusone sonnecchia e la piazza dell’Orologio nelle prime ore di questo assolato pomeriggio di fine inverno è completamente deserta. Passeggiare tra i suoi portici e gli splendidi palazzi affrescati ci fa vivere un momento suggestivo, un autentico salto nel passato!
L’escursione di oggi ha riservato grandi panorami e spunti molto interessanti. È nostra intenzione, in futuro, proseguire lungo quel filo di cresta che punta dritto alla Presolana.
P.S. l’escursione qui descritta (fino alla cappelletta degli alpini di Blum) è lunga poco più di 10 km con un dislivello di 850m. Se si desidera raggiungere la cima del monte Parè (fortemente consigliata nelle giornate con cielo terso) si arriva a 14km e 1200m di salita.