Abito alle porte della Val Cavallina, ma non ho mai percorso il sentiero del Murlansì. Un po’ me ne vergogno. Forse perché dall’altro capo del telefono c’è Matteo Patelli, un atleta che sul Murlansì è salito talmente spesso da aver meritato il titolo di Murlansì Lover.
Vi descrivo il tracciato, facendomi aiutare da Patelli. Il Murlansì, altrimenti noto come sentiero 613, ha una storia molta lunga alle spalle. Veniva utilizzato in passato da agricoltori e boscaioli diretti ai pascoli di Grone.
Recentemente sistemato e recuperato grazie all’intervento del CAI e della Protezione Civile locale, il sentiero comincia da Colognola, frazione di Casazza. Si snoda ripidissimo tra tratti sterrati e zone boschive, fino a un imponente muro di sostegno a secco: il Murlansì, appunto. La strada risale poi il pendio del Monte Ballerino e ne tocca la cima. Qua, ci si ferma. La vista abbraccia la pianura da un lato, le Orobie dall’altro. Nelle giornate terse, si riesce a scorgere il Monte Rosa in lontananza. Al tramonto, aguzzando la vista, si possono cogliere perfino i tratti del Monviso.
Domenica 12 settembre, lungo il sentiero del Murlansì, si terrà la seconda edizione della Murlansì Vertical Run Race, la skyrun della Val Cavallina organizzata dalla società sportiva dilettantistica Ami Valley, che l’anno scorso ha visto la partecipazione di oltre 180 persone.
La gara
L’obiettivo della gara è uno: percorrere il sentiero nel minor tempo possibile. Una sfida impegnativa, dato che parliamo di 3,73 km e 910 metri di dislivello.
Iscriversi è sicuramente più semplice che correre. L’organizzazione ha creato un portale apposito: amivalley.it (info alla mail [email protected]). I meno tecnologici potranno registrarsi direttamente in loco, il 12 settembre. L’evento è aperto sia a sportivi che a dilettanti, purché maggiorenni e muniti di certificato medico-agonistico.
Si partirà di buon mattino. Il ritrovo è previsto a Casazza, in Via Vittorio Emanuele 1. Tra le ore 7 e le 8,45 sarà possibile ritirare le pettorine, mentre alle 9 si comincerà a correre. I corridori avranno a disposizione due ore di tempo per raggiungere i Colli di San Fermo e rilassarsi un po’ prima della consegna dei premi, alle ore 12.
Chiunque vorrà fare il tifo potrà aspettare gli atleti all’arrivo. L’entusiasmo del pubblico, mi racconta Pietro Trapletti, fondatore di Ami Valley e organizzatore della manifestazione, è già stato testato l’anno scorso. “Gli ultimi 200 metri per giungere al traguardo erano caratterizzati da un tifo eccezionale, con tanto di campanacci e trombe. Gli atleti quando arrivavano in cima sentivano i campanacci e si giravano a vedere le altre persone”.
Le parole di Trapletti mi vengono confermate anche dall’uomo più veloce del Murlansì: il valtellinese Andrea Acquistapace, che con i suoi 33 minuti e 55 secondi l’anno scorso ha meritato il primo premio e il titolo di “AmiBest”.
“Il più bel ricordo del Murlansì 2020 è l’incitamento dei tifosi nel finale, che ti aiuta a dare tutto, e arrivare all’arrivo sfinito. Poi, naturalmente ricordo la vista all’arrivo... Da togliere il fiato... Probabilmente anche sul percorso, ma lì non c’era il tempo di guardarsi intorno... Il fiato lo toglieva la pendenza”.
Quest’anno, Acquistapace punterà a migliorare il suo tempo. I suoi avversari sono pronti. Molti di loro sono atleti di altissimo livello, come Lorenzo Rota Martir, asso nella manica della nazionale giovanile di skyrunning (FISky) o Manuel Da Col, vincitore del campionato italiano Vertical Kilometer FISky. Tra i partecipanti non mancheranno le donne, per cui sarà riservato anche un premio speciale: un trattamento di bellezza di qualità.
L’anno scorso la presenza femminile è stata altissima. Non succede spesso nelle vertical, come mi dice subito ridendo Sara Mussetti, al telefono. Mussetti ha ventiquattro anni e si è avvicinata al mondo delle vertical recentemente, dopo cinque anni di cross-fit. La Murlansì sarà la sua seconda competizione. “Non ho aspettative altissime perché sono all’inizio, ma voglio divertirmi. Questo mi aspetto”.
Si corre singolarmente, per divertirsi insieme
Non tutti dovranno segnare il tempo della vita, correndo al Murlansì. Per molti partecipanti, come per Mussetti, ciò che conta è il divertimento, la condivisione di un’esperienza.
“Tanti pensano che la corsa sia uno sport individuale”, mi rivela Andrea Ruggeri, atleta di Trescore Balneario che l’anno scorso ha tagliato il traguardo in 45 minuti e quest’anno si è iscritto forse in 45 secondi. “È vero, in gara si corre singolarmente. Ma i momenti prima della gara, il dopo, il gruppo che si crea quando si vanno a fare determinate competizioni. È questa la cosa che preferisco. Quando si corre si fa gruppo, come succede a una squadra di calcio”.
Anche Trapletti, organizzatore dell’evento, vorrebbe divertirsi correndo, ma domenica non gareggerà. Dedicherà tempo ed energie alla preparazione del percorso, al rispetto dei protocolli anti-Covid e alla cura degli atleti, per cui verrà allestita un’apposita area massaggi in zona arrivo e garantito – tra le altre cose – un posto in navetta per la discesa in valle.
Non mancheranno momenti di festa. Per il secondo anno, l’organizzazione si avvale del supporto e del sostegno di Red Bull Italia, della voce di Jury Pianetti, speaker di molte competizioni orobiche, e del media partenariato con Bergamo TV e Radio Alta.
Trapletti, inoltre, ci tiene a sottolineare come la sua sia solo una voce tra gli organizzatori della Murlansì. Gestire un evento di tale portata non sarebbe possibile senza Roberto Freti, socio nel progetto Ami Valley; Simone Scaburri, specialista della comunicazione; Vladimir Maffeo, direttore tecnico della competizione; Michele Barboni, pilastro delle iniziative sul territorio e il già citato “amante del Murlansì” Matteo Patelli.
Per incentivare le realtà della Val Cavallina, Ami Valley si avvarrà anche della collaborazione dei ristoratori e del comitato turistico della zona. Mi spiega Trapletti: “La nostra società sportiva si chiama Ami Valley, che è un po’ un gioco di parole tra ‘amo la valley’ e ‘io sono (in inglese am I) valley’. Questa espressione vuole rappresentare la nostra visione: mettere al centro la valle con tutte le sue opportunità”.
Quando parla del Murlansì, a Trapletti trema la voce. La soddisfazione, nel vedere persone un sentiero poco frequentato trasformarsi in un luogo sempre più promosso e apprezzato, è moltissima. Molti atleti – squadra dell’esercito compresa – scelgono oggi i 930 metri di dislivello del Murlansì per i loro allenamenti.
“Abbiamo inventato un hashtag: #faccedamurlansì”, sorride Trapletti. “In questi giorni, stiamo pubblicando sulla nostra pagina Facebook i video di coloro che hanno deciso di mettere la loro faccia e dire perché la gara è bella, perché il sentiero merita e perché si vogliono riscrivere. Ci sono facce contente, tranquille, sedute, a passeggio… insomma, facce da Murlansì”.
Il muro dei ricordi
Prendo spunto dalle parole di Trapletti per svelarvi qualcuna di queste facce. La prima ve l’ho già anticipata: è quella di Matteo Patelli, colui che l’anno scorso è stato insignito della targa di “Murlansì Lover”.
Originario di Casazza, da qualche anno residente a Bergamo, Patelli ricorda ancora la prima volta che ha percorso il Murlansì da solo, dopo qualche allenamento in compagnia. “Era sera, avevo finito il lavoro. Dovevo fare due pezzi da 20 minuti correndo”.
Al tramonto, con la pila frontale, ha cominciato a correre lungo il sentiero. Ha fatto i primi tratti, poi ne ha aggiunti altri. Chilometro dopo chilometro, senza quasi accorgersene, è arrivato in cima. “Era buio, mi ricordo che sono passato da mia mamma perché io allora abitavo a Bergamo e lei mi ha chiesto ‘Cosa fai qua?’. Io, semplicemente, le ho detto che avevo fatto il Murlansì”. Credo che alla mamma di Patelli sia servito qualche minuto per tranquillizzarsi e per metabolizzare l’impresa del figlio.
Sorrido, mentre cerco di capire come si possa essere così legati a un sentiero. Patelli mi racconta di un amico originario di Casazza ma residente in Francia, che ogni due settimane si fa sette ore di auto con la scusa di vedere la famiglia… e sale sul Murlansì. Lo trovo su Facebook, si chiama Massimiliano Longa ed è un’altra delle bellissime “facce da Murlansì”.
Un altro dei racconti che ascolto è quello di Teo Mangione, speaker di Radio Alta e runner appassionato. Quest’anno, Mangione presenterà la parte istituzionale della gara, per poi cedere la conduzione a Micaela Carrara, altro volto noto di Bergamo TV, e mettersi a correre.
Da buon casazzese, conosce bene il Murlansì. “Facevo il sentiero molto spesso da ragazzo”, mi rivela. Mi riporta con le sue parole negli anni Settanta, quando da Casazza alcune radio non si riuscivano a sentire. Per ascoltare le radio che arrivavano da Milano occorreva salire in alta quota e cercare un segnale più limpido. “Io e un mio amico univamo così due cose: la voglia di camminare nei boschi e l’ascolto della radio. Avevamo una radio grande sulle spalle e andavamo sul Monte Ballerino per ascoltarla”. Una scena da film.
Chissà che a qualcun altro, dopo la gara di domenica, non venga voglia di tornare sul Murlansì con una radio. Dopo aver ascoltato le voci di chi su quel sentiero ha lasciato il cuore, a me è venuta voglia di salire. Matteo Patelli mi invita a partecipare alla competizione, forse confida un po’ troppo nelle mie capacità atletiche. Lui, domenica, correrà più veloce che potrà. Alle tre c’è il battesimo del figlio e dalla cima del Monte Ballerino alla Chiesa resta ancora un bel tratto di strada. “Se io posso andare a un battesimo dopo aver corso il Murlansì, puoi farcela anche tu, no?”