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Dentro e fuori da Palazzo Visconti: quattro passi nel cuore di Brignano

Articolo. Con le sue Chiese e i suoi affreschi, Brignano Gera d’Adda è un piccolo scrigno di bellezza da non perdere. In questo nuovo itinerario, vi invitiamo a scoprire questo patrimonio sulle tracce dell’Innominato di Alessandro Manzoni

Lettura 4 min.

È una domenica lenta, dal tempo incerto. Le nuvole si rincorrono senza sosta nel cielo e uscire senza ombrello sarebbe un’azione avventata. Una domenica del genere è proprio l’ideale per scegliere un paese non troppo lontano da casa e andare a esplorarlo, a vedere cosa c’è di bello. Complice una delle «Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali» di Pianura da Scoprire , prenoto una visita al Castello di Brignano e dopo poche ore eccomi qui.

Arrivo a Brignano Gera d’Adda in quel momento magico delle estati italiane in cui regna il silenzio pigro del primo pomeriggio, subito dopo pranzo. Sui sampietrini delle vie del centro risuonano solo i miei passi e il sole, che è spuntato per un attimo tra i nuvoloni, è al suo zenit. Brignano è un Comune di poco più di seimila abitanti e, anche se il primo documento che ne attesta l’esistenza risale all’anno 847, ci sono stati ritrovamenti archeologici che testimoniano la presenza di insediamenti già nel primo secolo a.C. Non conosco praticamente nulla di questo paese se non la presenza di quello che viene comunemente chiamato «Castello di Brignano» ma che in realtà è Palazzo Visconti. Ho ancora un’ora libera prima della visita guidata all’edificio, e sono curiosa di scoprire quali altre storie hanno da raccontare le strade del Comune.

Mi avvio lungo via Matteotti, delimitata dai colori tenui delle case che vi si affacciano, e giungo subito al cuore del paese: la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta. Da fuori noto subito il sovrapporsi di diverse architetture. Ѐ inusuale e curioso vedere una chiesa più grande affiancata da un’altra più piccola, l’Oratorio della Santissima Trinità. Le facciate neoclassiche sono pulite e armoniose tra di loro, ma i due campanili rivelano l’appartenenza a due epoche diverse e la presenza di una comunità che nel corso del tempo è cresciuta. All’interno della Parrocchiale ammiro l’altare settecentesco opera dei Fantoni, e resto qualche minuto con il naso all’insù ad osservare gli affreschi della volta.

«Pistacchio e stracciatella, grazie». La commessa della gelateria all’angolo mi porge un cono goloso con cui proseguire la mia passeggiata. «Dai, che sta uscendo il sole!», il suo saluto è un sincero augurio. Gusto il gelato su una panchina dell’ordinata piazza Nassirya dai monumenti moderni, prima di imboccare una strada un po’ defilata. Mi ritrovo così per caso presso una piccola cappella proprio sulla curva di via Borgoratto, sovrastata da una scritta latina. Lentamente, traduco e capisco che la Cappella dell’Addolorata è stata edificata dai brignanesi nel 1836 durante l’epidemia di colera, e poi ristrutturata nel 1884 dai discendenti dei primi costruttori, afflitti dallo stesso morbo. Nel 2021 è stata infine aggiunta una frase che ricorda le vittime di Covid.

Torno sui miei passi perché ormai manca poco all’inizio della visita guidata al castello, ma prendo una strada diversa: è una fortuna, perché altrimenti mi sarei persa uno dei tesori più preziosi di Brignano. Le facciate delle case che circondano la Chiesa di Sant’Andrea sono più vicine alla strada rispetto alla chiesa stessa, e la sua struttura rossiccia rimane un po’ nascosta. Il cancello è chiuso, pare che apra raramente, ma sotto al portico sono ben visibili alcune decorazioni. L’aspetto attuale della chiesa è conseguenza di rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, ma per trovare la sua origine bisogna andare molto indietro nel tempo: è considerata infatti l’edificio più antico di Brignano Gera d’Adda, e la si trova menzionata in una bolla pontificia dell’anno 1120. All’inizio del XIX secolo è stata sconsacrata e utilizzata come locale commerciale per un centinaio di anni, prima di tornare ad essere di proprietà della parrocchia.

Mi affretto verso Palazzo Visconti, è quasi ora della visita guidata. Non appena entro nel cortile capisco di trovarmi al cospetto di un edificio davvero prezioso. Il merito va ai Visconti, a cui nel 1186 l’imperatore Federico I di Svevia cedette il territorio di Brignano per ringraziarli dell’appoggio contro Cremona. La leggenda vuole che anche l’Innominato manzoniano sia stato tra i Visconti di Brignano, e che il suo castello sia stato proprio Palazzo Visconti.

Il complesso è in realtà costituito da Palazzo Vecchio e Palazzo Nuovo. Il nucleo originario della struttura era una fortezza del 1200 che è stata poi ampliata a partire dal 1500 e trasformata in una elegante residenza, esempio prezioso di barocco lombardo. Palazzo Nuovo è oggi privato e in parte cantiere in ristrutturazione: le gru lo circondano e nastri rossi cingono i suoi cancelli. Quando la guida ce lo comunica, un sospiro di delusione serpeggia tra il pubblico. «Vi prometto che non rimarrete delusi da Palazzo Vecchio!», ci rassicura. Poi si gira verso il portone di legno dipinto, fa una breve pausa e, con un gesto plateale, lo apre. Tra gli «oooh» e gli «wow!» di visitatori, la guida fa un grande sorriso e ci invita a seguirla lungo lo scalone. Siamo tutti a bocca aperta: le pareti sono ricoperte da affreschi magnifici, che narrano le fatiche di Ercole. Sul soffitto, i Visconti siedono assieme alle divinità dell’Olimpo. Qua e là si nascondono dei visi minacciosi, un monito per gli ospiti indesiderati.

La visita guidata di Palazzo Visconti prosegue nella Sala del Trono, dove le decorazioni illuminate dalla luce che entra dalle grandi finestre mi distraggono dalla guida che ci sta spiegando i legami di parentela tra i vari personaggi della famiglia Visconti affrescati sulle pareti. La Sala dei Centauri è la più curiosa, poiché vi è allestita una piccola mostra di alcuni dei numerosi mascheroni lignei che sono collocati sulla gronda dell’intero edificio. Le espressioni scolpite nel legno sono le più disparate, realizzate in modo da spaventare i nemici che osavano avvicinarsi.

Tra storie e aneddoti della famiglia Visconti, il tempo della visita guidata è volato, e di pari passo il tempo atmosferico è peggiorato. Un vento forte muove le fronde degli alberi che circondano il castello, avvicinando sempre più le nuvole grigie e gonfie di pioggia. Il temporale è imminente ma al mio itinerario manca un’ultima tappa irrinunciabile. A un paio di chilometri dal centro di Brignano Gera d’Adda sorge infatti il Santuario della Madonna dei Campi, meta ideale per una passeggiata rilassante. Avvolto nella quiete dei prati che lo circondano, il Santuario mi accoglie al suo interno in un’atmosfera rosata, e la mia attenzione viene subito catturata dalla statua della «Madonna con Bambino» che schiaccia il demonio. L’altare, davanti a lei, è attribuito alla bottega Fantoni di Rovetta.

Accanto al Santuario ci sono dei tavoli, intorno solo silenzio e tanto verde. Ho un libro nello zaino e mi piacerebbe fermarmi un po’ qui a leggere, ma il meteo non è dalla mia parte e me lo ricorda con una folata di vento che sibila tra i rami degli alberi e fa cadere qualche foglia proprio sui miei capelli. All’orizzonte il cielo sembra quasi giallo e le nuvole scure stanno già iniziando a far cadere goccioloni sull’asfalto, mentre mi allontano in fretta dalla Madonna dei Campi.

Tornerò, magari in bicicletta: uno degli itinerari del Parco Cicloturistico della Media Pianura Lombarda passa proprio da Brignano. E come accade ogni volta in cui torno in un luogo pensando di conoscerlo già, sono certa che rimarrò sorpresa dai tanti dettagli che mi erano sfuggiti la volta precedente e dalle tante nuove storie che mi verranno svelate.

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