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Dalla Brixia dell’antichità al 2023: breve itinerario alla scoperta di Brescia

Articolo. Un’escursione urbana in una delle due Capitali Italiane della Cultura 2023, attraverso alcuni dei luoghi che hanno fatto la Storia – e le storie – della città

Lettura 5 min.
Il cortile del Broletto

È una fredda giornata di sole nell’antica Brixia e il Capitolium, forse il suo monumento più rappresentativo, si staglia contro il cielo azzurro. Faccio un salto nel tempo di duemila anni mentre il mio smartphone immortala la scena e cerco di immaginarmi i rumori della città di allora. Le ruote dei carri, gli schiamazzi, i bambini che giocano scalzi intorno alle colonne del tempio.

Ne ha vista di Storia, questa città. Ne ha viste di storie: quelle dei primi abitanti, dei Galli, dei barbari e della Repubblica di Venezia, di tutte le popolazioni che negli anni hanno abitato la zona e l’hanno resa quello che è oggi. Oggi sono qui proprio per questo, per percorrere un itinerario in alcuni luoghi che hanno fatto la storia di Brescia, tra le piazze, le chiese, i palazzi e i monumenti che nel corso del tempo hanno costruito la sua identità, fino a renderla una delle Capitali della Cultura del 2023, insieme a Bergamo.

Il primissimo insediamento di Brescia si trovava sul Colle Cidneo, quello su cui ora sorge il Castello. Più di un millennio avanti Cristo lassù si stanziarono le prime popolazioni, costruendo probabilmente anche un piccolo tempio dedicato al dio celtico Bergimus. Sappiamo che i Galli Cenomani fecero di Brescia la loro capitale, ma furono i Romani a dare una prima organizzazione urbana al Colle Cidneo e a circondarlo da una cinta muraria, mentre ai piedi del colle Brixia cresceva.

Il mio itinerario inizia proprio dal Castello di Brescia , glorioso testimone del tempo che scorre. Dopo il periodo romano, dove qui sorgevano templi e depositi di oli, le invasioni barbariche si susseguirono fino a quando i Longobardi non costruirono il primo castrum a scopo difensivo. Nel corso dei secoli, il castello subì ulteriori modifiche: ci restano testimonianze dei Visconti nel Mastio e in alcuni affreschi ancora visibili, mentre i veneziani ampliarono la fortezza e realizzarono nuovi baluardi. Il Castello, in una sezione del quale è oggi allestito il Museo delle Armi, è anche simbolo dell’evento che ha reso Brescia la «Leonessa d’Italia»: si tratta delle celebri «Dieci Giornate» del 1849 , durante le quali gli austriaci dal Castello bombardarono la città, mentre la popolazione resistette eroicamente per ben dieci giorni prima di soccombere.

Con queste immagini in mente, lascio il Castello di Brescia per dirigermi verso il Museo di Santa Giulia , allestito in un antico monastero di epoca longobarda. In un’area espositiva di circa 14.000 metri quadrati sono ospitate opere che vanno dal IV millennio a.C. fino all’età moderna, senza dimenticare le frequenti mostre di artisti contemporanei, sempre molto interessanti e illuminanti. Una visita qui può richiedere da sola una giornata intera, ma ne vale la pena: oltre alle splendide opere, l’accesso include anche la visita ad alcuni spazi meravigliosi, come la Basilica di San Salvatore, il Coro delle Monache e l’Oratorio di Santa Maria in Solario, dove è custodita la celebre Croce di Desiderio.

Poco lontano da Santa Giulia trovo il Parco Archeologico della Brescia romana , diventato Patrimonio Unesco nel 2011. Pensare che qui fino al 1823 c’erano solo proprietà private è davvero sconvolgente, visto l’incredibile valore storico e culturale di reperti come il Capitolium, la Vittoria Alata e il vicino Teatro Romano.

Camminando lungo la quieta Via dei Musei e superate le facciate di palazzi nobiliari tra cui spiccano Palazzo Martinengo, oggi sede di mostre, e il cinquecentesco Palazzo Maggi di Gradella con il suo meraviglioso portale, si arriva ben presto nel centro della città. Qui mi lascio abbagliare dalle decorazioni barocche della Chiesa di Santa Maria della Carità, e quando riesco a distogliere lo sguardo dallo sfarzoso altare maggiore mi accorgo che anche i pavimenti di marmi policromi sono una vera opera d’arte! Scopro anche che dietro l’altare si trova una cappella che richiama l’originale Santa Casa di Nazareth di Loreto.

Non lontano, c’è un’altra piccola chiesa degna di nota, quella di San Faustino in Riposo. Per trovarla bisogna seguire indicazioni precise, poiché si nasconde tra le case, mentre il suo ingresso è un’insospettabile porticina sotto alla duecentesca Torre Bruciata che dà su Piazza della Loggia. La chiesa di San Faustino è letteralmente un gioiello nascosto, data la sua particolare forma a cono e l’atmosfera molto intima e raccolta che la caratterizza. Ha anche una storia affascinante, dato che sorge nel luogo in cui si dice che i corpi dei santi patroni Faustino e Giovita trasudarono sangue durante una processione nell’anno 806 d.C.

Passando sotto la porta di Torre Bruciata entro nella sempre splendida Piazza della Loggia. Non si può fare a meno di pensare a quanta storia hanno visto anche questi eleganti edifici e a cosa ha visto la celebre statua della Lodoiga , detta «statua parlante» perché in passato, insieme all’altrettanto celebre Mostasù della Contrada delle Cossere, la popolazione vi affiggeva biglietti anonimi zeppi di lamentele verso l’amministrazione cittadina.

I due macc de le ure , che stazionano sopra l’Orologio Astronomico del 1546, hanno assistito da vicino a una delle tragedie che più recentemente ha sconvolto la città, provocata dalla bomba che il 28 maggio del 1974 venne fatta esplodere dai neofascisti di Ordine Nuovo durante una manifestazione pacifica, uccidendo 8 persone e ferendone 102.

Non è possibile lasciare il centro di Brescia senza fermarsi davanti al Duomo, la cui enorme cupola è la terza più grande d’Italia. La Cattedrale di Santa Maria Assunta è grandiosa in tutti i sensi, ma a dire il vero preferisco l’atmosfera molto più raccolta e intima che si percepisce nel Duomo Vecchio, la splendida rotonda romanica che custodisce affreschi preziosi e dove ancora oggi, ogni domenica alle 11, viene celebrata la messa in latino.

In Piazza Duomo, di fronte a tanta bellezza, quasi passa in secondo piano l’edificio sulla sinistra, il Broletto. È interessante però fermarsi a guardare le sette statue che guardano giù dalla Loggia delle Grida che si affaccia sulla piazza e anche entrare nel cortile per scattare una foto alla cupola del Duomo da una prospettiva più insolita, mentre i faccioni scolpiti sotto alla scritta «Palazzo del Governo» sembrano canzonare i passanti.

Faccio una breve sosta di fronte alle linee pulite e razionaliste di Piazza della Vittoria, progettata dall’architetto Piacentini. Il Torrione Ina all’epoca della sua inaugurazione nel 1932 era il grattacielo più alto d’Italia, costruito nel pieno spirito di grandiosità che permeava quell’epoca. Passando invece sotto la Torre della Rivoluzione, proprio di fronte, ci si imbatte in un singolare rinoceronte appeso a qualche metro da terra nel Quadriportico della Vittoria: si tratta dell’opera «Il peso del tempo sospeso» dell’artista Stefano Bombardieri, che fino alla fine di quest’anno resterà al suo posto per lasciare senza parole (ma con molti quesiti) i passanti.

È ora tempo di lasciare il centro di Brescia per andare alla scoperta di un quartiere forse meno conosciuto ma non meno affascinante: il Carmine. Tra le sue strade, tra le case e le botteghe, si può leggere la storia di una città fatta di persone e di cambiamenti non sempre facili. Il Carmine, che prende il nome dall’omonima splendida chiesa tardo gotica, fin dalla sua nascita intorno al XII secolo è stato un quartiere volto alla produzione artigianale e all’industria, un luogo di commerci e di traffici, spesso illeciti.

Questa sua natura l’ha reso anche il quartiere che si trova ad accogliere chi arriva da fuori, ponendosi al centro dei fenomeni di immigrazione della città. Forse proprio per questo motivo, tra le vie del Carmine si respira un’atmosfera particolare: l’atmosfera di un quartiere in continuo movimento, fatto innanzitutto di persone, storie e culture diverse e solo dopo di palazzi nobiliari e chiese stupende come quelle di San Giovanni, dei Santi Faustino e Giovita o la Basilica delle Grazie.

La mia giornata a Brescia si conclude girovagando tra le vie del Carmine, sbirciando soffitti affrescati dalle finestre dei palazzi nobiliari e dentro ai portoni fino a trovare la Volta delle Citazioni. Si tratta di un passaggio proprio di fronte alla Chiesa di Santa Maria del Carmine, dove l’artista Antonio De Martino ha appeso gli aforismi provenienti dal quartiere, creando un’opera che ne celebra la saggezza popolare. Termino il percorso qualche metro più in là, con una birra da Spine . Al bancone si discute come vecchi amici, si parla di Brescia e di Bergamo, di cosa il futuro riserverà alle nostre città Capitali della Cultura nel 2023 e oltre, di cosa si può innovare e cosa migliorare.

Lascio Brescia con la sensazione che il Carmine sia proprio il cuore pulsante della città, quello da dove parte una forza intrinseca, un movimento continuo che spinge Brescia a non fermarsi mai e a cambiare sempre, rinnovandosi di giorno in giorno, di epoca in epoca. Come ha fatto fin dai suoi albori, quando sul Colle Cidneo c’era solo un piccolo tempio.

(Tutte le foto sono di Lisa Egman)

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