A Bindo, piccola frazione del comune di Cortenova, in piena Valsassina, c’è una antica villa in rovina ormai sommersa dai rovi e dalla vegetazione. Chi ha il coraggio di avvicinarsi si troverà al cospetto della “casa stregata più infestata del mondo”. Così il sito americano Buzzfeed (celebre in realtà soprattutto per il gossip e le notizie accalappiaclic) ha definito recentemente Villa De Vecchi, dimora edificata a metà dell’800 dal conte Felice De Vecchi nel piccolo comune lecchese e oggi desolatamente abbandonata.
La storia dell’edificio, in effetti, ha parecchi aspetti misteriosi, a partire dalle morti premature sia del progettista (l’architetto Alessandro Sidoli) che del proprietario, passando per il suo curioso colore rosso, dato dalla pietra arenaria locale usata per la costruzione, fino ad arrivare al suo utilizzo, negli anni ‘70 del Novecento (quando già versava in stato di abbandono), come luogo di ritrovo di appassionati di esoterismo.
Le leggende che da sempre si rincorrono sulla Casa Rossa (così è chiamata oggi dalla gente del luogo) rendono Villa De Vecchi a buon diritto uno dei luoghi più misteriosi della nostra regione. Ed è proprio di queste curiose destinazioni che ci parla Lorenzo Sartorio nel suo libro “Lombardia insolita e misteriosa. 35 viaggi tra i luoghi più inconsueti della regione”, in edicola in questi giorni abbinato a L’Eco di Bergamo a € 9,90 in più.
Le guide turistiche che puntano alla scoperta di mete meno battute dal turismo classico ma ricche di fascino sono best sellers del momento. Ma attenzione a non classificarli frettolosamente come titoli che inseguono tendenze effimere: alla base del loro successo c’è spesso un lavoro approfondito di ricerca nella storia e nelle tradizioni locali, uno “scandagliamento” che ci permette di conoscere personaggi dimenticati e mantenere vive, attraverso le storie, l’architettura, le curiosità e le leggende, l’identità dei luoghi raccontati.
Leggendo il volume, scopriamo che anche vicino a noi, nella regione più pragmatica (e cementificata) d’Italia, esistono zone “oscure” che meritano di essere esplorate con un po’ di spirito d’avventura.
In bergamasca
Sui 35 luoghi citati da Sartorio nella guida, ben 5 si trovano nella provincia di Bergamo. Sono tutti luoghi che conosciamo e che ogni buon bergamasco ha visitato almeno una volta nella vita. Non sempre però conosciamo i dettagli delle storie che ne hanno decretato la fama e magari nemmeno ci rendiamo conto di quanto siano speciali.
La Basilica di Santa Maria Maggiore, per esempio, in Città Alta è uno dei monumenti più conosciuti e apprezzati di Bergamo. Tutti ci siamo passati di fronte, mangiando un gelato durante la passeggiata domenicale. Ma l’autore punta l’attenzione sullo splendido coro intarsiato che troviamo nell’area del presbiterio. A catturare l’interesse sono alcuni degli intarsi realizzati a partire dai disegni di Lorenzo Lotto. Mai ci si aspetterebbe in un contesto così ecclesiastico di trovare nei disegni riferimenti alchemici, alla filosofia neoplatonica, alla cabala, all’astronomia e addirittura ai segni dello Zodiaco.
Altro luogo insolito citato nel volume è il villaggio operaio di Crespi d’Adda. Qui siamo di fronte a un monumento alla civiltà industriale consacrato Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Eppure, è curioso seguire la storia della sua fondazione ad opera dell’imprenditore filantropo Cristoforo Benigno Crespi e conoscerne la visione utopistica che ne stava alla base.
Ancora oggi la fabbrica abbandonata, le villette allineate, il castello padronale e il monumentale cimitero alla fine del vialone principale lasciano nei visitatori un forte senso di inquietudine.
Altrettanto inquietanti sono i resti della Diga del Gleno, in Val di Scalve. In questo caso, Lorenzo Sartorio ripercorre le vicende dell’edificazione del manufatto in un clima di forti contrasti tra la popolazione locale e i costruttori, fino allo schianto della diga il 1° dicembre 1923 che portò al travaso di acqua lungo la valle e alla morte istantanea di 329 persone.
Non potevano mancare, tra i luoghi più insoliti e misteriosi citati, la rotonda di San Tomè ad Almenno San Bartolomeo e gli affreschi macabri dell’oratorio dei Disciplini a Clusone. Il primo è un particolare tempietto romanico a pianta circolare che risale all’anno 1000. A lasciare a bocca aperta non è tanto la forma cilindrica della chiesetta (usata anche in altre zone del nord Italia) ma sono gli effetti che la luce genera penetrando di volta in volta nelle diverse aperture. Uno spettacolo meraviglioso frutto del perfetto allineamento della struttura alla luce del sole che fa presupporre notevoli conoscenze di astronomia, matematica e geometria in colui che l’ha progettata e costruita.
Gli affreschi di Clusone invece sono un unicum in Europa. In un solo luogo sono infatti riuniti tre temi della pittura macabra molto in voga nel Medioevo: il Trionfo della Morte, la Danza Macabra e l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti. Vederli dipinti a tinte vivaci sulle pareti dell’oratorio fa un certo effetto e certo riescono pienamente nel loro intento di ammonire lo spettatore contro la vanità della vita umana.
Fuori dalla Bergamasca
Ma il viaggio del volume prosegue anche al di fuori della bergamasca toccando un po’ tutte le province lombarde: dalla Rocca Scaligera di Brescia alla città fantasma di Consonno, a Lecco; dall’impressionante collezione anatomica “Paolo Gorini” a Lodi con i suoi corpi pietrificati, fino al Sacro Monte di Varese.
Sono tanti gli spunti che questo volume ci dà per programmare un viaggio fuori porta alla scoperta dei misteri di Lombardia.