93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Brivio, il paese che si specchia nell’Adda

Guida. Si fa riconoscere dal castello affacciato sul fiume, che porta i segni di secoli di cambiamenti, sorprende con chiese, piazze e murales ed è ricco di storia e tradizioni ancora vive: Brivio è un paese tutto da scoprire

Lettura 5 min.

Il mio umore oggi rispecchia il cielo grigio e la giornata fredda, umida e un po’ sonnacchiosa. È il primo sabato di gennaio ma anche l’ultimo delle feste, un primo pomeriggio in cui mi sento tra i pochi superstiti di un mondo in vacanza, annoiata e infastidita dal freddo. Per scrollarmi di dosso la patina di inerzia decido di fare qualcosa che mi fa sempre stare bene: una passeggiata lungo l’Adda. Mentre in auto attraverso il ponte di Brivio cambiando provincia, vedo sulla mia destra delle case colorate del paese che si specchiano allegre nel fiume, a dispetto del cielo plumbeo, e mi sembra un’ottima idea fermarmi a curiosare tra le vie di Brivio.

Lascio l’auto nei pressi dell’iconica ciminiera in mattoni e raggiungo il centro storico attraversando il sottopassaggio pedonale, che è completamente decorato dai murales di due giovani writers della zona. L’opera rappresenta in maniera simpatica e con un pizzico di ironia l’evento più importante per Brivio durante l’anno: la festa della Beata Vergine Addolorata, Patrona del paese, che a settembre porta una con sé una serie di eventi e divertimenti come il luna park, il palo della cuccagna e gli attesi fuochi d’artificio sul fiume, che pare vengano sparati da fin dal 1862.

La festa di Brivio ha infatti una lunga tradizione. Il 1855 un’epidemia di colera si diffuse nella zona, e gli abitanti del paese fecero voto alla Madonna Addolorata di istituire la festa una volta guariti dalla malattia, dall’anno successivo e con sempre più partecipazione e successo.

Un’altra festa molto sentita e con spettacolo pirotecnico incluso è quella di Sant’Antonio Abate, con un fitto programma previsto per il 17 gennaio che comprende, oltre alla Messa solenne e alla processione, momenti di convivialità e un assaggio della tipica büsecada. La festa è organizzata dalla Pro Loco di Brivio e dal Comitato Burg di Tàter. Quando leggo questo nome su un volantino ne cerco subito il significato e scopro che ci sono proprio capitata nel bel mezzo: quello che viene definito Burg di Tàter è infatti il nucleo antico del paese, e prende questo nome dal fatto che fino a prima delle guerre mondiali ci vivevano “gli ingenui, i sempliciotti”, ovvero le famiglie contadine.

Il cuore di questa parte del paese, dalle vie strette e i portoni dietro cui si nascondono piccole corti, è proprio l’Oratorio di Sant’Antonio Abate. L’edificio risale al 1400, ma è stato rinnovato più volte nel corso del Settecento, e la facciata pulita è affiancata da un pozzo decorato a motivi geometrici, coperto da una piccola tettoia. Il profumo di incenso mi avvolge mentre entro nella piccola chiesa silenziosa, quasi spoglia, non fosse per l’altare di marmo nero ornato da due statue di angeli. Sulla sinistra dell’altare, la statua lignea di Sant’Antonio è illuminata dalla luce che entra da una piccola finestra. Verrà portata in processione la prossima settimana, dopo la consueta benedizione del sale che viene considerato il mezzo attraverso cui il santo protegge umani e animali.

Proseguendo verso il fiume, incontro un altro luogo antico e molto caratteristico di Brivio, nascosto e proprio per questo ancora più speciale. Si tratta di piazzetta Sinagoga, che sembra prendere il nome dalla presenza di famiglie ebraiche, in tempi però antichi di cui non è più rimasta memoria. Sulla piazzetta si affacciano ringhiere fiorite e la musica che proviene attutita da una stanza a piano terra è l’unico suono a rompere il silenzio del pomeriggio. Nonostante la maggior parte delle case sia ristrutturata o ammodernata, dietro ai portoni, tra i comignoli e nei panni stesi tra le strette vie che si diramano dalla piazzetta resta ancora qualche briciola di un tempo passato.

A pochi passi da piazzetta Sinagoga incontro anche la casa natale dello storico, politico e scrittore Cesare Cantù, che qui nacque nel 1804. La casa gialla su cui campeggia un piccolo bassorilievo con la sua effigie ospita oggi la sede della Pro Loco di Brivio.

Mentre supero l’edificio incrocio una coppia e mi arriva un brandello della loro conversazione: «Certo, dove c’è il presepe sommerso, appena prima del ponte…». Incuriosita, mi dirigo verso il fiume e poi a destra: è proprio vero, sfocate dall’acqua che oggi riflette il colore grigiastro del cielo, si scorgono le statue bianche che formano il presepe sommerso, molto suggestivo.

Trovandomi già sul lungofiume e con una certa fiducia verso un debole raggio di sole decido, prima di tornare verso il centro del paese, di proseguire oltre il ponte di Brivio e verso la frazione di Molinazzo, che prende il nome da un antico mulino. Il suo posto è stato in seguito preso dalla filanda fatta costruire dalla famiglia Carozzi nel 1830, che pare essere stata piuttosto innovativa a livello tecnologico e mantenne questa caratteristica anche con il passaggio di proprietà alla ditta Felolo nel 1876.

La filanda è stata un edificio interessante a livello architettonico perché costruita con l’intento di nobilitare l’attività industriale. Anche oggi, ristrutturata e suddivisa in appartamenti, risulta un edificio imponente ma dotato di una certa eleganza.

Anche se ad ogni foto che scatto mi si congelano le dita e un grosso cigno che fruga tra l’immondizia abbandonata accanto a un cestino inizia a puntarmi minaccioso, mi fermo per un po’ ad osservare il fiume. Chissà com’è abitare nell’ex filanda e svegliarsi ogni giorno davanti a questo panorama. Oggi l’Adda è uno specchio, che calmo e all’apparenza innocuo riflette il ponte, le montagne e le case attorno a sé, ma in molte altre occasioni è stato una massa d’acqua furiosa.

Per ripararmi un po’ dal freddo torno in paese costeggiando il fiume, fino al castello, al cui interno è stato ricavato un bar, oltre che diverse abitazioni private. Mentre sorseggio un caffè bollente tra gli antichi muri in pietra, scopro che il castello è stato riutilizzato più volte con diverse funzioni. Inizialmente nato come chiesa paleocristiana, divenne castello e poi venne rimbalzato da una proprietà all’altra, fin quando il Comune di Brivio non comunicò l’intenzione di demolirlo. Nel 1845 però entrò in gioco Giuseppe Cantù, fratello nientemeno che del già citato Cesare, che era un imprenditore nel campo della seta e acquistò l’edificio per adibirlo a filanda, scegliendo la strada del riadattamento degli spazi invece che della demolizione. Nel 1877 la filanda venne acquistata dalla ditta francese Gibert, che la tenne in funzione fino al 1927. Per rendere la manifattura più efficiente e allestire un dormitorio per le operaie, vennero eseguiti lavori di ampliamento e vennero alzate le torri, con interventi che cambiarono l’aspetto del castello e lo caratterizzano ancora oggi.

Guardando il castello da fuori in effetti ho sempre pensato che fosse stato quasi maltrattato dalle modifiche subite nel corso del tempo, ma ora che ne conosco la storia, ai miei occhi ha un fascino totalmente diverso: ogni mattone, ogni pietra, ogni finestra dell’edificio racconta un momento specifico della storia di Brivio.

La mia passeggiata si può concludere, e sono grata a me stessa per non essermi lasciata fermare dal meteo: anche in un luogo che ho già frequentato innumerevoli volte, ho scoperto qualcosa che ancora non conoscevo e che ha cambiato un pochino la mia prospettiva.

Prima di risalire in auto e accendere il riscaldamento al massimo, faccio una piccola deviazione per la chiesa Prepositurale: per qualche strana ragione, non passo mai da Brivio durante gli orari di apertura. Anche questa volta non fa eccezione, ma ho deciso che prenderò questa piccola sfortuna come un invito a tornare. Sento che anche la prossima, l’ennesima volta, ci sarà comunque qualcosa di nuovo da scoprire e di sicuro non mancherà un’occasione per tornare, che sia la processione di Sant’Antonio o i fuochi per la festa dell’Addolorata.

Mentre lascio Brivio, un cartellone mi ricorda che la quarta domenica del mese, da marzo a novembre, sul lungofiume ci sono i mercatini.

Approfondimenti