Nonostante i buoni propositi nel praticare sport indoor, organizzare corsi di step online o scaricare quella fantastica app di fitness (usata magari una o due volte), molti di noi durante il lockdown hanno presto gettato la spugna. Il risultato è che ne siamo usciti tutti più appesantiti e meno ginnici, tuttavia ancor più desiderosi di verde e di aria aperta, che d’estate significa soprattutto gite in montagna.
Per ripartire senza “spaccarsi”, abbiamo dunque testato due percorsi in Val Seriana, adatti a tutte le gambe, anche a quelle delle famiglie con bambini.
Negli identikit di seguito troverete pochi tratti comuni: dislivello ridotto (tra i 300 e i 400 metri), durata contenuta (circa un’ora di cammino) e meravigliosi ambienti naturali da godere un passo dopo l’altro.
Visto che questa stagione si prospetta dominata dall’arrivo di un ingente numero di neofiti – durante il lockdown tante persone hanno riscoperto il territorio – cogliamo l’occasione per ripassare qualche regola base e affrontare in maniera opportuna i sentieri di montagna:
• lasciate a casa le sneakers di tela con le suole piatte: si inzuppano al primo ruscello e rischiano di farvi scivolare. Sì invece a scarponcini da montagna, dotati di un buon grip, impermeabili, traspiranti e saldi;
• per l’abbigliamento prediligete abiti comodi che asciughino in fretta e mettete degli strati più pesanti nello zaino. Ricordate anche il k-way: il clima a volte cambia in modo repentino;
• nel vostro zaino non deve mancare l’acqua, uno spuntino (da calibrare a seconda della durata del tragitto), un kit di primo soccorso, una bussola e una mappa (non fidatevi di Google Maps, in quota internet non prende quasi mai). Non dimenticate anche una maglietta, delle calze di ricambio, un cappellino, gli occhiali da sole e la crema solare;
• controllate sempre il meteo prima di partire. Ovviamente se è prevista tempesta restate dove siete;
• la durata del tragitto è importante, ma lo è ancora di più il dislivello. Se siete alle primissime armi, optate per percorsi contrassegnati dal grado Turistico o Escursionistico e dislivelli compresi tra i 200 e i 500 metri;
• seguite sempre i sentieri contrassegnati dai segnali CAI e calibrate bene le energie;
• muovetevi sempre accompagnati o, se proprio volete godervi la solitudine, avvisate qualcuno della vostra escursione. Meglio essere previdenti.
Baite del Möschel in Valzurio
Eccoci così al primo itinerario. L’arrivo a Valzurio nel nostro caso comincia con un intoppo: lungo la strada verso la frazione di Oltressenda Alta ci imbattiamo infatti in una mandria di vacche dirette al pascolo. Dopo qualche tornante in un’attesa paziente dominata dal suono dei campanacci, riusciamo però a raggiungere la Baita Azzurra e proseguendo lungo la strada ben presto arriviamo in località Spinelli, dove è possibile lasciare l’auto.
All’ampia strada sterrata, preferiamo il boscoso sentiero Cai 340, capace di offrire ombra e riparo anche durante le giornate più torride. Sono infatti i fruscii degli alberi, il rumore del torrente e le pennellate di pozze d’acqua cristalline a caratterizzare questo meraviglioso tratto di bosco e a rigenerare subito l’animo con un’atmosfera zen di primordine.
Dopo un primo passaggio sul torrente, incontriamo un secondo ponticello oltre il quale la strada assume una pendenza più significativa, ma comunque gradevole. Ben presto incrociamo l’ampia strada lasciata più a valle, che seguiamo per l’ultimo tratto.
Sulla sinistra del sentiero incontriamo un piccolo edificio di pietra con volta a botte: è un buco del freddo, anche detto Selter Ruì, usato nei tempi passati per la conservazione dei prodotti lattiero-caseari provenienti dagli alpeggi. Al suo interno la temperatura raggiunge i 4°.
Proseguiamo ancora lungo il sentiero immerso nel bosco, finché la vista non si apre su un anfiteatro naturale unico: una prateria verdeggiante punteggiata da fiori e circondata dalle vette. Più avanti, ecco occhieggiare i tetti delle Baite del Möschel, nostra destinazione. Superate le splendide architetture in pietra dallo spiccato gusto alpino, proseguiamo ancora affiancati da mountain bike e famiglie in gita, fino ad attraversare un passaggio sul torrente Ogna che conduce al l’area picnic.
Una volta qui, il nostro consiglio è di non perdere un’altra attrazione naturalistica unica: le marmitte dei Giganti, ovvero una serie di pozze d’acqua cristallina create attraverso l’erosione della roccia, che è possibile incontrare inoltrandosi nel bosco a sinistra dopo il ponte di ferro.
Riassumendo: passaggi sull’acqua, cascatelle, praterie che profumano di fieno e fiori, boschi di faggi, aceri e abeti, panorami unici. Il tutto in un’ora di cammino e poco più di 300 metri di dislivello.
Partenza: Valzurio (località Spinelli)
Arrivo: Baite del Möschel
Sentiero: 340
Tempo di andata: 1:00
Dislivello: 315 metri
Il Rifugio Gianpace in Val Sanguigno
Restiamo in zona per dedicarci a un’altra passeggiata facile, veloce e capace di offrire una mezza giornata (ma anche di più se si vuole gustare il tragitto in tutta calma) dedicata alla bellezza e al relax.
Dopo aver superato il municipio di Valgoglio, lasciamo l’auto poco prima della strada che conduce alla centrale di Aviasco. Qui è presente un altro parcheggio a pagamento, dove è possibile posteggiare l’auto per 5 € giornalieri.
Ci lasciamo alle spalle la mulattiera diretta agli splendidi laghi di Valgoglio, attraversando il ponticello sul torrente Goglio per imboccare il sentiero 267. Incomincia fin da subito a salire rapidamente nel bosco ed è impossibile sbagliare strada: i nostri passi seguono in senso opposto il torrente, il cui scrosciare ci accompagna lungo tutto il tragitto, ora in lontananza, ora affiancandoci.
Ben presto, gli alberi lasciano spazio a una circoscritta distesa d’erba, dalla quale è possibile godere di uno sguardo ampio sul paesaggio circostante. Ci rituffiamo nel bosco, fino ad incrociare un altro sentiero che seguiamo in salita sulla sinistra. Destinazione: Rifugio Gianpace.
La mulattiera sale tra gli alberi, affiancata da un’alternanza straordinaria di pozze d’acqua e salti, che danno vita a belle cascate, adornate lungo le sponde da fioriture gialle di maggiociondolo. Una delizia per gli occhi in questo principio d’estate. È appena passata l’ora quando raggiungiamo il Rifugio Gianpace, che domina i prati dall’alto di una collinetta.
Una breve pausa lungo il torrente e poi rimettiamo gli zaini in spalla per esplorare un altro tratto del tragitto oltre il Rifugio. Quando torniamo indietro è mattinata inoltrata e il prato d’erba si è animato di bambini e famiglie.
Percorriamo a ritroso il sentiero, ancora ignari della sorpresa che ci attende. In corrispondenza dello spiazzo erboso nei pressi di una stalla, incontriamo una coppia che ci rivela un luogo segreto: prima di inoltrarci nuovamente nel bosco, i due escursionisti ci consigliano di attraversare il prato sulla destra per poi lasciarci guidare dallo scrosciare dell’acqua. Seguiamo le indicazioni e subito veniamo accolti da una visione maestosa: il salto di una cascata straordinaria. Ci godiamo lo spettacolo, approfittando del vento generato dalla potenza dell’acqua, che ci avvolge in un fresco tripudio di goccioline. Una foto, un’ultima occhiata e torniamo sui nostri passi, diretti verso la centrale di Aviasco.
Partenza: Valgoglio (Centrale di Aviasco)
Arrivo: Rifugio Gianpace
Sentiero: 267
Tempo di andata: 1:00
Dislivello: 371 metri
(foto Marta Belotti)