93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

#amisuradibici: a Milano una rete super-ciclabile, un esempio anche per Bergamo?

Articolo. Con il progetto «Cambio» la città metropolitana milanese intende realizzare una rete super-ciclabile che in maniera organica colleghi il centro alle periferie e alle province circostanti. Un’iniziativa ambiziosa di trasformazione urbanistica e sociale che può essere d’esempio anche per il resto del Paese

Lettura 5 min.

Negli scorsi mesi, abbiamo valutato la ciclabilità dei percorsi che si diramano dal centro alla cintura bergamasca. L’indagine ha bocciato le direttrici ciclabili in quanto discontinue, eterogenee e incomplete. Non si tratta di una sorpresa: chi quotidianamente pedala nell’hinterland bergamasco sa quanto sia complicato e a tratti snervante muoversi su percorsi che spesso ostacolano le due ruote al posto di promuoverle.

A una simile conclusione si poteva giungere anche senza monitoraggi sul campo, analisi scientifiche e indicatori appositi ma, almeno ora, possiamo affermarlo con sicurezza avendo un quadro oggettivo e organico della situazione. Attraversamenti, deviazioni, passi carrabili, marciapiedi, paletti, dossi, semafori a chiamata, strettoie e curve a gomito non permettono di procedere con facilità (e sicurezza!) sulla rete esistente.

Diversi fattori contribuiscono a questa inefficienza. In primo luogo, il territorio bergamasco presenta una morfologia complessa e una densità abitativa molto elevata che non facilitano la realizzazione di nuove infrastrutture. In secondo luogo, manca una visione d’insieme e una pianificazione organica: gli itinerari ciclabili sono stati sviluppati nel tempo da parte dei singoli comuni che hanno ampliato marciapiedi, tracciato linee ciclabili e realizzato brevi piste con interventi puntuali e spesso scoordinati tra loro. In terzo luogo, la cultura urbanistica italiana è un po’ carente e impreparata sui temi della ciclabilità, basta vedere la stravaganza e il nonsense di alcuni interventi per rendersene conto. Da ultimo, la cultura autocentrica dominante fa sì che non si metta in discussione l’organizzazione della mobilità esistente e che eventuali ciclabili siano al più interventi aggiuntivi che non devono sottrarre spazio alle auto.

Il risultato è che parecchie (pseudo)ciclabili risultano più che altro degli elementi decorativi che danno solo una parvenza di ciclabilità: nei fatti è più comodo restare in carreggiata e pedalare a fianco delle auto. Il problema è che le strade sono pericolose e lo si evince chiaramente dalle parole di alcuni nostri lettori che hanno commentato la rubrica #amisuradibici dicendo: «Sui pedali si rischia costantemente la vita» e ancora «dispiace dirlo, ma da ciclista le volte che sono stato in città ho rischiato sempre incidenti con auto».

In effetti il rapporto «Ecosistema Urbano 2024», fresco di stampa, evidenzia che la nostra provincia ha il tasso di incidentalità più alto d’Italia (9.7 incidenti ogni 1000 abitanti), confermando che il rischio di rimanere stesi da un’auto mentre si pedala non è affatto remoto. Insomma, il traffico intenso delle strade da una parte e la mancanza di una rete ciclabile efficiente dall’altra, fanno si meno del 5% dei bergamaschi (in provincia) si sposti quotidianamente sulle due ruote e che l’auto rimanga il mezzo prediletto: un circolo vizioso che non si spezza. Che fare quindi?

Le «bicipolitane»

Per cominciare è utile ampliare un po’ lo sguardo e spingersi fuori dal territorio “nostrano” per sperimentare realtà dove la mobilità è migliore. Al di là delle Alpi, è facile trovare esempi di contesti urbani in cui gli spostamenti quotidiani non sono un’odissea grazie a un sistema integrato di mobilità cittadina che permette una buona sinergia tra mezzi pubblici e privati.

Sul fronte della ciclabilità, l’elemento chiave è la presenza di una rete organica e articolata di ciclabili, simile ad una rete metropolitana: le rotaie sono i percorsi ciclabili, le carrozze sono le biciclette e le varie linee sono identificate da un colore e un nome e si intersecano tra loro formando una maglia che copre l‘intera area urbana. In questo sistema le ciclabili sono organizzate in modo gerarchico, come avviene per le strade: ci sono le tangenziali delle biciclette e le piste ciclabili ad alta percorrenza che costituiscono la rete primaria e, dunque, la struttura portante sulla quale si innestano le ciclabili secondarie che permettono la ciclabilità diffusa.

Affinché la rete sia funzionale, ad ogni categoria di percorso corrispondono specifici parametri tecnici per quanto riguarda continuità, linearità, bidirezionalità, esclusività rispetto ai pedoni, larghezza, incroci e così via... Così come una metro deve poter viaggiare sul proprio binario da inizio a fine percorso senza interferenze, allo stesso modo una tangenziale delle biciclette non può avere deviazioni, curve a gomito e tratti discontinui che ne compromettano la funzionalità.

Una rete così estesa e implementata necessita ovviamente di una pianificazione sovracomunale basata su analisi territoriali ben precise e che adempie a determinati criteri prestazionali. Queste reti ciclabili in Italia sono state chiamate «bicipolitane» e sono in fase di realizzazione a Pesaro, Bologna, Trento e Milano. Il progetto che riguarda il capolugo lombardo è stato lanciato nel 2022 con il Biciplan «Cambio» ed è molto interessante per l’estensione della rete e gli obiettivi che si prefigge.

«Cambio», la super ciclabile milanese

«Cambio» è un ambizioso progetto di mobilità dolce che punta a collegare il capoluogo lombardo con i 133 comuni dell’hinterland tramite un’infrastruttura super-ciclabile che si estende per 750 km. La vasta rete comprende 16 linee radiali che dalla città di Milano si dispiegano in tutte le direzioni per 20-30 km, fino a toccare le provincie limitrofe, alle quali si aggiungono 4 ciclabili circolari concentriche che permettono di spostarsi tra un raggio all’altro e 4 greenways che lambiscono la provincia sui vari lati.

Tali corridoi ciclabili si integrano alla rete ciclabile secondaria in parte già esistente, collegando scuole, presidi sanitari, musei, fermate del trasporto pubblico e poli commerciali. La realizzazione dei 16 corridoi super-ciclabili radiali ha una duplice funzionalità: l’incentivazione degli spostamenti quotidiani casa-lavoro e casa-scuola e il raggiungimento dei maggiori percorsi cicloturistici lombardi, quali le ciclovie fluviali (navigli, Adda, Ticino e Po) e le ciclabili dei laghi (Brianza, Lecco-Como, Varese) per un rilancio del turismo lento. In questo modo anche i cicloamatori e i cittadini lombardi potranno inforcare la bici direttamente da casa per effettuare scampagnate o per raggiungere i luoghi di cultura.

Non solo mobilità, ma un cambio dell’intera società

Secondo gli ideatori del progetto, la rete ciclabile rappresenta il mezzo attraverso la quale la città Metropolitana di Milano intende cambiare l’intera società in ottica di tutela ambientale, sviluppo economico e benessere collettivo. Nello specifico, «Cambio» si propone di migliorare la qualità dell’aria, incentivare l’attività fisica quotidiana dei cittadini e aumentare la sicurezza incentivando la ciclabilità urbana e rendendo le due ruote il mezzo più ovvio per spostarsi. Il progetto, avviato nel 2022, è solo agli albori e la conclusione è fissata per il 2037. Il costo stimato per la realizzazione ammonta a 225 milioni di euro e avrà un impatto socioeconomico positivo pari a 1.1 miliardo di euro grazie ai mancati danni legati all’inquinamento, agli incidenti e alla riduzione dell’impatto climatico ed ecologico causato dal traffico automobilistico.

E da noi? Spunti per una rete super ciclabile bergamasca

Attualmente nella provincia di Bergamo non esiste un progetto di «bicipolitana» che colleghi il capoluogo all’hinterland e alle province confinanti. Esiste la rete ciclabile comunale e alcuni tratti ciclabili nei comuni confinanti realizzati con l’operazione “taglia e cuci” e per questo poco funzionali. Eppure, il capoluogo si trova ai piedi dei colli e delle valli (San Martino, Imagna, Brembana, Seriana e Cavallina), facendo naturalmente da accentratore degli spostamenti. Inoltre, nell’area urbana la densità abitativa è tale (>800 abitanti/km2) che nel raggio di trenta chilometri dal centro città vi sono circa 1.5 milioni di persone: una metropoli.

Per questo una «bicipolitana» ben realizzata potrebbe rappresentare una grande opportunità. La rete potrebbe comprendere 12 linee radiali che dal capoluogo si estendono per 20-30 km fino a toccare le provincie limitrofe (Lecco, Monza e Brianza, Milano, Cremona e Brescia) e raggiungere la media valle Brembana e Seriana, alle quali si potrebbero aggiungere 3 ciclabili circolari concentriche, che permetterebbero di spostarsi tra un raggio e l’altro, e le 7 ciclovie turistiche esistenti: la greenways dei Colli, le ciclabili della Val Brembana e Seriana, la ciclovia dei laghi di Lecco, la ciclovia della Cultura (Bergamo-Brescia), la ciclabile dell’Adda e quella dell’Oglio. Tali corridoi ciclabili si integrerebbero alla rete ciclabile secondaria già esistente, composta per lo più da ciclopedonali miste utili alla mobilità di prossimità.

Quali benefici?

Una rete super ciclabile modello milanese nel contesto bergamasco servirebbe 1.5 milioni di persone. Rapportando le analisi costi-benefici fatte sul contesto milanese e il relativo impatto socio-economico sul territorio metropolitano bergamasco, si stima un guadagno netto di più di cinquecento milioni grazie alla prevenzione in tema di salute pubblica, alla riduzione del congestionamento, dell’incidentalità e alla diminuzione dell’inquinamento e degli impatti ambientali causati dal traffico automobilistico.

Attualmente, secondo l’ultimo « Piano della Mobilità Sostenibile » del Comune di Bergamo, quotidianamente 90.000 persone entrano in città e 33.000 escono, di queste solo il 2.6% si sposta in bicicletta. Se tale percentuale arrivasse anche solo al 10% (a Milano puntano al 20%) con una distanza media giornaliera di 10 km, ogni anno si coprirebbero circa 45.000 chilometri sui pedali anziché in auto (solo in entrata e uscita da Bergamo). Contando che per ogni chilometro sottratto alle quattro ruote si ha un risparmio di 26 centesimi, si supererebbero i 10 milioni di euro/anno. Un risparmio notevole per le famiglie (il costo medio annuo per mantenere un’automobile ammonta ormai a più di 4000 euro all’anno), per lo Stato e soprattutto per un tessuto urbano e sociale più sano e vivace, dato che come recita il Biciplan di «Cambio»: «un territorio più ciclabile è un territorio più felice». Insomma una grande opportunità per una grande Bergamo!

Approfondimenti