Durante questa primavera non sono mancati i sabati di tempo incerto, meteo che a mio parere è l’ideale per andare alla scoperta di piccoli borghi senza patire troppo la mancanza di cieli tersi e sole caldo. Così, proprio durante uno di questi sabati, ho deciso di andare alla scoperta di Sabbioneta, piccolo comune in provincia di Mantova che da molto tempo mi incuriosiva.
Le prime notizie di Sabbioneta sono da cercare indietro nel tempo, su una lapide del 591. Prima i romani, poi i longobardi e in seguito alcune signorie si susseguirono a comando del territorio, ma fu il dominio dei Gonzaga di Mantova, a partire dal 1361, ad essere decisivo per l’assetto urbano di Sabbioneta. Nel 1496 infatti Ludovico Gonzaga, a seguito di tensioni familiari, decise di stabilirvi definitivamente la sua residenza, ristrutturando la Rocca e la Chiesa di San Biagio. Suo nipote Vespasiano Gonzaga Colonna, a partire dal 1554 fece ampliare il borgo per poi trasformarlo radicalmente. Sabbioneta si ritrovò così nel giro di una trentina d’anni a trasformarsi da piccolo villaggio a vera e propria città ideale secondo i valori rinascimentali, circondata dall’esagono delle mura che abbracciano vie e piazze curate, chiese, una sinagoga e importanti luoghi di cultura.
Nonostante il declino inesorabile che seguì la morte di Vespasiano, Sabbioneta oggi accoglie i visitatori nel pieno della sua impeccabile bellezza. Patrimonio Unesco già dal 2008, si adagia sulla sonnacchiosa campagna mantovana della tarda mattinata. Una volta oltrepassate le mura, la tranquillità del borgo è rotta solo da un paio di bambini che sfrecciano schiamazzando sulle loro biciclette, sotto l’occhio vigile di un signore anziano che sorseggia il suo caffè al tavolino esterno di un bar in Piazza Ducale.
Mi dirigo all’ufficio turistico locale per munirmi di mappa e scopro che c’è la possibilità di acquistare un biglietto cumulativo per tutti i luoghi di interesse della città ed eventualmente di partecipare a una visita guidata. Da inguaribile curiosa scelgo la seconda opzione, e per un paio d’ore, ascoltando la guida, mi immergo nella Sabbioneta che fu, nella città ideale di Vespasiano Gonzaga.
La visita comincia da uno dei luoghi che più ho amato: il piccolo Teatro all’Antica, dove la magia si crea tra statue, colonne ed affreschi. Il progetto fu commissionato da Vespasiano all’architetto Vincenzo Scamozzi, allievo di Palladio, che prese ispirazione dai modelli classici per ultimare la struttura. Il forte collegamento con Roma, modello glorioso a cui si ispirò Vespasiano Gonzaga per la sua città ideale, si legge benissimo nelle statue degli imperatori e negli affreschi delle pareti laterali, dove viene raffigurata la Città Eterna. Il Teatro all’Antica ancora oggi è utilizzato, seppur sporadicamente, per alcuni eventi. La scorsa edizione del «Festivaletteratura», ad esempio, prevedeva un appuntamento anche in questa cornice eccezionale.
Mentre il borgo si anima, complici alcuni camioncini di street food lungo via Vespasiano Gonzaga che iniziano a scaldare le piastre per un festival serale, la guida ci conduce sotto un lungo porticato, che termina all’ingresso di Palazzo Giardino. Una volta entrata nel palazzo, scopro che il portico sorregge la Galleria degli Antichi, che con i suoi 97 metri è la terza per estensione in lunghezza in Italia. Prima di lei, sul podio, abbiamo la Galleria degli Uffizi a Firenze e la Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, che tanto mi ha affascinato qualche anno fa. Palazzo Giardino fu villa di delizia di Vespasiano Gonzaga, che qui si ritirava per rilassarsi. Le sale sono tutte splendide, ma la Galleria degli Antichi è un vero tesoro. Resto incantata dagli affreschi chiari, dalla prospettiva, dai fasci di luce morbida che entrano dalle finestre, e provo a immaginarmi come era questo luogo, il «corridor grande nella piazza del castello» quando ospitava i marmi classici di Vespasiano, prima della confisca nel 1774 da parte degli austriaci.
La seguente tappa della visita guidata è la Sinagoga di Sabbioneta, edificata nel 1824. Nonostante l’epoca sia posteriore a quella del nostro Duca Vespasiano, anche la Sinagoga è legata in qualche modo a lui, poiché permise alle famiglie ebraiche di Sabbioneta di insediarsi all’interno delle mura nonostante le bolle pontificie del tempo caldeggiassero la segregazione in ghetti. La Sinagoga è stata riaperta solo una trentina di anni fa dopo il lungo abbandono seguito alla morte dell’ultimo esponente della comunità ebraica negli anni Trenta del Novecento. Ora l’edificio è sconsacrato, ma sotto ai ricchi stucchi del soffitto l’atmosfera resta quella solenne delle fedi antiche.
La visita guidata si conclude con l’ingresso a Palazzo Ducale, che cronologicamente fu il primo edificio fatto costruire da Vespasiano Gonzaga, a seguito di un incendio che distrusse la struttura precedente. Racchiudere una descrizione di Palazzo Ducale in qualche riga sarebbe riduttivo, ma sono rimasta affascinata dai soffitti intagliati, in legno sempre più pregiato man mano che le stanze si impreziosiscono, fino alle coperture in oro.
Sempre in legno è anche il gruppo di statue scolpite per celebrare le imprese cavalleresche dei Gonzaga: alcune sono andate perdute o danneggiate durante l’incendio già citato, ma in una delle sale la statua equestre di Vespasiano Gonzaga campeggia ancora fiera e disinvolta, con il Toson d’oro al collo e lo sguardo rivolto altrove, forse in contemplazione della sua città ideale. Fino al 31 dicembre il Palazzo Ducale ospita anche un’esposizione dedicata agli abiti e gioielli delle corti rinascimentali: si tratta di fedeli ricostruzioni che prendono spunto dai quadri dell’epoca, rievocando i dettagli sfarzosi (e la probabile scomodità) della moda del tempo.
Una volta terminata la visita guidata, decido di proseguire il tour di Sabbioneta con la Chiesa della Beata Vergine dell’Incoronata, dalla pianta ottagonale, che per forma e ricchezza di decorazioni ricorda molto il Tempio dell’Incoronata di Lodi, non fosse per i colori più chiari. In questa chiesa si trova il mausoleo di Vespasiano, che nei pressi della propria tomba viene raffigurato nelle imperiali sembianze di Marco Aurelio, con il braccio teso e sicuro. Proprio insieme alle spoglie di Vespasiano Gonzaga è stato rinvenuto il Toson d’Oro, prestigioso simbolo di un ordine cavalleresco, ottenuto dal Duca per via del suo coraggio, della sua bontà e del suo amore per la cultura.
Non mi faccio mancare una breve visita al tripudio di affreschi sul soffitto della Chiesa di Santa Maria Assunta, prima di entrare nella Chiesa di San Rocco. Qui scopro che la chiesa è oggi sede della Pinacoteca: i dipinti esposti spiccano tra i muri chiari e i capitelli dorati delle colonne, trovando nella chiesa una sorta di misticismo che li valorizza.
Nascosta nella Chiesa di San Rocco trovo anche un piccolo tesoro, la ricostruzione di un’antica farmacia. Purtroppo trovo poche informazioni a riguardo, ma l’allestimento è fedele e vasi, piante officinali, boccette e fialette sono disposte ordinatamente tra gli arredi originali del Settecento.
Arrivata a questo punto del mio girovagare per Sabbioneta mi sento ormai in dovere di andare a vedere il Toson d’Oro, che così fieramente portava l’artefice di questo borgo tanto interessante e ricco di bellezze. Devo ammettere però che è stata l’unica piccola delusione della giornata, forse perché le mie aspettative erano troppo alte: conservato in una teca all’interno del Museo del Ducato, è più piccolo di come lo immaginavo. Resta comunque un reperto preziosissimo, forgiato con antiche tecniche orafe e raffigurante il vello dorato del mitologico ariete Crisomallo, che aveva il potere di curare qualsiasi ferita o malattia. Sono anche contenta di aver varcato la soglia del Museo del Ducato, che è una vera chicca: probabilmente in precedenza era un appartamento, si affaccia su una piccola corte e custodisce statue, stampe, libri, dipinti, documenti d’archivio, strumenti musicali e molto altro. Mi ha ricordato vagamente l’atmosfera delle case delle nonne, piene di oggetti e testimonianze di tempi passati, ma sempre estremamente ordinate e curate.
La mia giornata a Sabbioneta si conclude così, mentre già pregusto i piatti tipici del mantovano che mi aspettano per cena. Il timido sole che ci ha sporadicamente ricordato della sua presenza durante la giornata, ora sta pian piano scendendo oltre le mura, lasciando il cielo tingersi di un blu sempre più intenso. Non mi resta che ringraziare il nostro Vespasiano Gonzaga, a cui ormai mi sono vagamente affezionata come se fosse un vecchio zio lontano, di quelli che frequenti poco ma ricordi con dolcezza. E devo ammettere che in fondo Sabbioneta, mentre sprofonda nel silenzioso crepuscolo delle campagne del mantovano, sembra davvero una città ideale dove spendere del tempo a stupirsi della bellezza che appare ad ogni angolo.
(Tutte le foto sono di Lisa Egman)