Cos’è la protezione dei dati in rete e come si esercita nel concreto? Ancora di più, quali sono le regole d’oro «for dummies», ovvero per chi si ritiene «negato» su questi temi? Per rispondere a queste domande abbiamo chiesto l’aiuto di un esperto, o meglio di un gruppo di esperti: i soci di «Berghem in the Middle», associazione che raccoglie esperti e appassionati di cybersecurity che organizzano, ogni anno, la conferenza internazionale «No Hat» dedicata all’hacking etico.
Ecco alcune regole d’oro per iniziare a costruire la propria sicurezza informatica.
Usa password uniche e robuste, con una strategia personale
Non riutilizzare mai la stessa password per più account. Se un sito viene compromesso (come è accaduto a piattaforme importanti come LinkedIn o Yahoo), la tua password potrebbe finire in archivi venduti o pubblicati sul dark web, accessibili a malintenzionati. Per questo, adotta una strategia personale per creare password uniche e facili da ricordare per ogni sito. Ad esempio, potresti scegliere una frase base facile da ricordare e prendere le iniziali delle parole, aggiungendo alla fine un carattere speciale, le prime tre lettere del sito a cui vuoi accedere e due numeri.
Per esempio, per la password per Facebook scelgo la frase base «Il mio gatto adora il latte» che diventa Imgail aggiungo le prime tre lettere di Facebook, quindi fac e due numeri come 90. Il risultato finale sarà Imgail+fac90
Non usare i social per accedere ai giochi online
Accedi ai giochi utilizzando email e account dedicati, evitando il collegamento ai tuoi profili social. Questo aumenta la tua privacy e riduce il rischio di compromissione dei tuoi dati personali.
Per maggiore sicurezza, considera di usare indirizzi email separati per differenti scopi: un’email per servizi essenziali (ad esempio banca o SPID); un’altra per i social, una terza per siti meno affidabili.
Attenzione ai messaggi privati ed email anomali
Messaggi o richieste private con link sospetti o contenuti inconsueti spesso sono spam o tentativi di phishing.
Blocca e segnala questi messaggi anche quando arrivano in DM sui social e ricorda: il principe della Nigeria difficilmente si rivolgerà a te per trasferire un milione di sterline all’estero!
Diffida dai messaggi urgenti
I truffatori sfruttano la sensazione di urgenza, paura o scarsità per manipolarti. Mantieni la calma, rileggi con attenzione email o messaggi e verifica la fonte, leggendo bene l’indirizzo da cui arriva il messaggio.
Le banche non chiedono credenziali via telefono o email
Nessuna istituzione seria ti chiederà mai password o dati di accesso tramite questi canali. Diffida sempre di telefonate o email che richiedono informazioni personali.
Attiva l’autenticazione a due fattori (2FA)
L’autenticazione a due fattori aggiunge uno strato di sicurezza fondamentale e blocca la maggior parte degli attacchi agli account. È disponibile su social come Facebook ed Instagram e sui servizi come Google. Attivala sempre quando possibile.
Attenzione alle email di spam su smartphone
Sul cellulare è più difficile riconoscere email false. In caso di dubbio, verifica l’email da un computer per controllare i link e il mittente.
Proteggi i tuoi dati personali sui social
Configura le impostazioni di privacy del tuo profilo rendendo le tue informazioni visibili solo ai tuoi contatti. Ricorda che i malintenzionati spesso usano le informazioni pubbliche per creare un profilo dettagliato su di te e poterti impersonare sui social o su altri servizi online.
Rapporto privacy e sicurezza
L’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – la più importante Fondazione italiana riconosciuta per la ricerca sui temi della sostenibilità digitale – ha presentato il «Rapporto Privacy e Sicurezza», che rivela come la consapevolezza generale sull’importanza della protezione dei dati risulta spesso inferiore alla sua effettiva rilevanza. Nello specifico: 4 italiani su 10 sembrano ignari o indifferenti al tema della privacy, 1 italiano su 4 ritiene necessario ripensare la privacy nell’era digitale, quasi il 70% ritiene che i social network abbiano un potere eccessivo, ma solo il 22% del totale chiede una regolamentazione più severa.
Le differenze fra città e provincia
Osservando i risultati del rapporto balza all’occhio come nei grandi centri urbani, il 30% della popolazione sia convinto dell’importanza di ridefinire il concetto di privacy, contro un 20% che non lo ritiene necessario. Percentuali praticamente invertite nei piccoli centri dove, invece, il 29% degli abitanti non ritiene necessario un cambiamento, mentre il 19% lo considera importante.
I social network come Facebook, Google, TikTok e Snapchat sono percepiti da molti come strumenti con un potere eccessivo nel condizionare i comportamenti. Complessivamente, il 52% di chi è stato coinvolto nel sondaggio ritiene che questa influenza sia significativa, il 23% la considera molto elevata, mentre il 25% la giudica irrilevante.
Digitale e sostenibile viaggiano spesso insieme
Secondo lo studio i cittadini digitalizzati e sensibili alla sostenibilità ambientale mostrano maggiore fiducia nel cambiamento - il 36% è convinto che sarà positivo, mentre il 16% è scettico - confermando che competenze digitali e sensibilità verso la sostenibilità favoriscono una visione positiva. Chi, invece, non utilizza il digitale ma è attento alla sostenibilità riconosce il potenziale impatto delle tecnologie, pur manifestando maggiore cautela.
La privacy degli altri
Il Rapporto evidenzia anche che solo il 24% degli italiani presta sempre molta attenzione alla privacy altrui quando pubblica contenuti online, mentre il 50% dichiara di farlo «abbastanza» e il 26% non se ne preoccupa affatto. Nei grandi centri, la percentuale di chi verifica sempre l’impatto sulla privacy degli altri sale al 31%, ma scende al 17% nei piccoli centri, con il 32% non presta alcuna attenzione. Anche in questo caso le persone digitalizzate e attente alla sostenibilità si dimostrano le più scrupolose: il 40% verifica sempre l’impatto delle proprie azioni, e il 46% lo fa con regolarità. Anche gli utenti non digitalizzati, ma sensibili alla sostenibilità, pur avendo meno competenze digitali, mostrano una discreta attenzione alla privacy altrui quando pubblicano sui social.
E ancora, nei grandi centri, il 56% degli intervistati ritiene che la responsabilità dei contenuti sui social debba ricadere sugli utenti che li producono, una posizione decisamente più diffusa rispetto ai piccoli centri, dove la percentuale scende al 41%. Al contrario, nei piccoli centri, il 23% attribuisce allo Stato il compito di controllare i contenuti, contro appena il 10% nei grandi centri.
Alfabetizzazione digitale
In conclusione, è facile comprendere come alla base della sicurezza informatica ci sia ancora la necessità di completare un’alfabetizzazione digitale indispensabile e mai scontata. Una pratica che non deve riguardare solo gli adulti. Quante volte, infatti, ci illudiamo che ragazzi e ragazze molto giovani siano particolarmente «skillati» nell’utilizzo dei device tecnologici perché “nativi digitali”. In verità stiamo dando loro in mano uno strumento potentissimo senza dargli reali istruzioni all’uso, come, per esempio, a cosa serve un indirizzo email, quali informazioni diffonde il tuo account whatsapp o cosa devi verificare quando chatti con qualcuno.
Anche questa è alfabetizzazione digitale e non deve spaventare, né essere presa con troppa leggerezza, ma regalare la consapevolezza che ogni nuova tecnologia, se appresa correttamente, porta più vantaggi che svantaggi.
- Privacy «for dummies» (ovvero per chi si sente negato): 8 cose da sapere per costruire la tua cybersicurezza
- Usa password uniche e robuste, con una strategia personale
- Non usare i social per accedere ai giochi online
- Attenzione ai messaggi privati ed email anomali
- Diffida dai messaggi urgenti
- Le banche non chiedono credenziali via telefono o email
- Attiva l’autenticazione a due fattori (2FA)
- Attenzione alle email di spam su smartphone
- Proteggi i tuoi dati personali sui social
- Rapporto privacy e sicurezza
- Le differenze fra città e provincia
- Digitale e sostenibile viaggiano spesso insieme
- La privacy degli altri
- Alfabetizzazione digitale