La tecnologia unisce. Oppure no? La verità è: dipende. Se facciamo un salto indietro di 15 anni, quando il Wi-Fi non era ancora così diffuso, accessibile e veloce, quando andare in rete consentiva ancora un approccio più da spettatore che da attore del digitale è innegabile che sì, la tecnologia unisce, rafforza e aiuta. Permette alle persone di gestire diversamente la loro vita, i loro rapporti e di creare contatti anche in situazioni difficili. Permette di lavorare a distanza, così come alle pubbliche amministrazioni e agli enti di avere traccia di ogni operazione e garantire maggiore trasparenza. Insomma, la tecnologia è una risorsa fondamentale per abbattere le perdite di tempo, ottimizzare rapporti e comunicazioni e vivere avendo la sensazione che, effettivamente, tutto è a portata di mano.
Ma allora da cosa dipende? Dal fatto che la tecnologia ha una sua grammatica, un suo linguaggio e che questo deve essere spiegato e compreso. Un’operazione che è già in atto da tempo nelle scuole e che viene realizzata con i bambini fin dalla più tenera età ma che, molto spesso, dimentica gli adulti ai quali la formazione tecnologica, se non presente per passione, arriva tramite vademecum o spiegazioni mirate all’esecuzione delle sole operazioni di routine.
Non è difficile capire che questo divario esiste. Se provate a chiedere a una persona che usa i social, guarda film in streaming, legge mail e manda vocali WhatsApp, di controllare la propria posizione contributiva sul portale Inps, di verificare l’Isee pre-compilato o entrare nel proprio cassetto fiscale sul sito dell’Agenzia delle Entrate, la platea di chi vi guarderà con sospetto e sguardo attonito aumenterà enormemente anche fra chi si ritiene «pratico» di digitale. Eppure anche questo è tecnologia ed è dannatamente utile nell’evitare code e attese telefoniche, solo che viene percepita come «più complessa», «poco smart» e la differenza fra un WhatsApp e la consultazione telematica apre un divario a volte incolmabile.
«Il Covid ha acuito il divario digitale e la differenza fra chi già conosceva la tecnologia e chi non l’ha saputa usare. Al contempo, la digitalizzazione degli enti pubblici che è cresciuta notevolmente durante la pandemia, ma con una velocità troppo grande per chi non riusciva a stare al passo» spiega Martina Locatelli, assessora alle Politiche giovanili, comunicazione e innovazione del Comune di Treviolo, amministrazione che, aderendo ad «e-Family», si impegna a incrementare le competenze digitali dei propri cittadini.
Nella pratica tante azioni concrete, ad iniziare da tre giornate di workshop dedicata a enti territoriali, associazioni e cittadini per la formazione sull’utilizzo dello Spid. «L’11 febbraio – continua Martina Locatelli – faremo una 8 ore no-stop per il rilascio dello Spid anche ai minorenni, una cosa insolita ma che può essere loro utile per iniziare ad accedere ai portali delle scuole, al proprio fascicolo sanitario elettronico o al sito della motorizzazione civile in vista della patente».
I workshop
Oltre che nella progettazione, il Comune di Treviolo ha intenzione di intervenire attivamente con momenti di lavoro attivo nei quali gli specialisti che curano il progetto presentano gli obiettivi dell’iniziativa, le azioni previste, i risultati già raggiunti. Ogni incontro sarà dedicato a un attore specifico il cui ruolo è fondamentale nei processi di prevenzione e contrasto del cyberbullismo e del divario digitale: istituzioni locali e nazionali (consiglieri, amministratori, dipendenti di Comuni, Comunità Montane, Provincia, Regione, etc.), operatori territoriali (consultori, terzo settore, assistenti sociali, forze dell’ordine, etc.), famiglie, giovani ed educatori (insegnanti, educatori, enti religiosi, etc.).
Il primo è in programma giovedì 2 febbraio sul tema «Colmare il divario e prevenire gli illeciti digitali: sinergie sul territorio, responsabilità partecipate». Il 2 marzo l’appuntamento riguarderà gli operatori territoriali («Cittadinanza digitale: metodologie e strumenti di supporto e di intervento in prossimità»), mentre il 13 aprile sarà il momento dell’incontro dedicato più direttamente ai cittadini: «Disagio digitale e bullismi: campanelli d’allarme, presidi e supporti».
I workshop si svolgeranno in presenza presso la sala consiliare del Comune di Treviolo (Via Roma, 43) e saranno trasmessi in streaming sul canale YouTube del Comune. La partecipazione in presenza è gratuita ed è obbligatoria l’iscrizione. Per ogni informazione e per iscriversi consulta il sito del progetto.
Verso una cittadinanza digitale
Promotrice e coordinatrice del progetto – premiato con un contributo dalla Regione Lombardia all’interno dei progetti di interesse generale della direzione famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità – è l’Associazione Cittadinanza Digitale, ente del terzo settore impegnato nella promozione educativa e culturale della cittadinanza digitale, ovvero l’insieme dei diritti e dei doveri che concorrono a semplificare il dialogo tra i cittadini, le organizzazioni private e la pubblica amministrazione tramite le tecnologie digitali.
Giovanni Bonati, presidente dell’Associazione Cittadinanza Digitale racconta: «Le città del futuro, le cosiddette “smart city”, se da un lato contribuiscono a rendere più veloci ed efficienti i servizi erogati ai cittadini, dall’altro rischiano di creare delle nuove barriere architettoniche digitali; per questo abbiamo promosso il progetto “e-Family, storie di fragilità” e siamo grati al Comune di Treviolo per aver accettato la sfida e alla Regione Lombardia che si è dimostrata molto sensibile al nuovo e ancora poco esplorato tema delle nuove fragilità prodotte dal digitale».
Oltre all’Associazione Cittadinanza Digitale, hanno lavorato in qualità di partner del progetto le più importanti associazioni lombarde al cui interno sono presenti esperti che si occupano da decenni dei problemi legati al divario digitale e al cyberbullismo. L’associazione di promozione sociale MigliorAttivaMente , che cura le attività per promuovere e attivare l’identità digitale per i cittadini in condizione di fragilità; la Fondazione Carolina onlus , che cura le azioni di intervento operativo volte ad affrontare le situazioni di fragilità dei giovani soprattutto nell’età adolescenziale; FOXPOL APS , che si occupa delle attività formative e di prevenzione sulle tematiche del cyberbullismo e dei rischi della rete e APS Cuore e Parole Onlus , che si occupa delle azioni di promozione, ascolto e storytelling dei risultati progettuali.
Accanto al Comune di Treviolo, hanno aderito all’iniziativa l’ Azienda Bergamasca Formazione , che supporta la partnership nella promozione dei risultati del progetto a livello provinciale e il Faro giuridico OdV , che cura nel progetto le attività necessarie per garantire la tutela dei diritti digitali dei cittadini.
«L’emergere di una fragilità provocata dal divario digitale, che esclude dalla comunità chi non è in grado di utilizzare le nuove tecnologie, è l’altra faccia della medaglia della fragilità derivante dal senso di isolamento dei ragazzi sempre più presenti online ed esposti ad atti di cyberbullismo – spiega Giovanni Bonati – I nuovi fragili del periodo moderno sono tutti quei soggetti minacciati dal divario digitale e da azioni di cyberbullismo, che nella maggior parte dei casi sono riconducibili a particolari tipi di cittadini: soggetti che vivono in condizioni di povertà, anziani, soggetti non occupati, disabili, immigrati, coloro che hanno un basso livello di istruzione e quindi non sono in grado di accedere ai servizi online, adolescenti, stranieri temporanei».
Per poter meglio comprendere i bisogni della comunità è stato messo a punto un questionario che permetterà di raccogliere informazioni fondamentali e conoscenza per combattere il cyberbullismo e il divario digitale, accessibile a questo link.