La fiera si è svolta dal 3 al 6 marzo, ma è stata preceduta da una serie di annunci e presentazioni da parte dei principali marchi (soprattutto di quelli cinesi, a dire il vero) fin dalla fine di febbraio.
Durante la pandemia da Covid-19, sembrava che il «Mobile World Congress» avesse perso la propria identità: la kermesse organizzata dall’Associazione GSM - la non-profit che raccoglie 750 operatori globali delle telecomunicazioni - aveva perso il sostegno di Google e di Samsung nel 2019, mentre Apple non ha mai voluto prendervi parte, preferendo gli eventi “proprietari” come la «Worldwide Developers Conference» di giugno e il keynote di lancio degli iPhone, a settembre. Tuttavia, l’arrivo in massa dei produttori asiatici sul mercato europeo ha permesso al MWC di vivere una seconda giovinezza, fatta soprattutto di dispositivi concept - che cioè non arriveranno mai sul mercato, ma servono a mostrare lo stato di sviluppo delle nuove tecnologie - sempre più arditi e futuristici.
Lo schermo che si piega, si arrotola e si estende
Il MWC è l’occasione in cui le aziende del segmento smartphone fanno a gara per proporre i prototipi più bizzarri, innovando soprattutto sui formati e sul design. I telefoni “standard” li conosciamo tutti: sono quelli a tutto schermo e di forma più o meno rettangolare, disponibili generalmente nei tagli da 6” o poco più (in questo caso si definiscono “compatti”) o da 6,6-6,8”. Poi ci sono i pieghevoli, che possono essere “a portafoglio” (l’esempio più noto è il Samsung Galaxy Z Fold 6) o “a conchiglia”, come lo Xiaomi Mix Flip. Dopo l’introduzione dei primi smartphone pieghevoli a cavallo della pandemia, l’innovazione sui formati si è interrotta: qualcosa ha fatto Huawei nel campo dei dispositivi a tre schermi (come il Huawei Mate XT), ma i cambiamenti concreti sono stati pochi. Mentre il mercato ristagna, alle fiere di settore le novità si sprecano, e il MWC non ha fatto eccezione.
Lo scorso anno, a Barcellona Motorola aveva presentato il Rizr, il primo smartphone con uno schermo motorizzato che poteva estendersi al bisogno: il display poteva letteralmente “srotolarsi” sotto le dita di chi lo utilizzava, passando dai 5,1” (quindi un super-compatto, un po’ come i primi iPhone) ai 6,5” - poco meno di un telefono moderno di grandi dimensioni. A questo giro, invece, l’innovazione sugli schermi è stata portata avanti da Samsung e da Lenovo. E, in maniera del tutto inaspettata, non ha riguardato gli smartphone. Il colosso coreano ha presentato una specie di console capace di piegarsi in due: pensate a una Nintendo Switch con una bella piega nel mezzo, che potete richiudere “a sandwich” prima di metterla in borsa o nello zaino e portarvela in giro. Sempre Samsung ha poi presentato una versione del suo Galaxy Z Flip capace di piegarsi verso l’interno, con la porzione superiore e quella inferiore dello schermo che finiscono per ricoprire la metà centrale. Lenovo ha invece mostrato il ThinkBook Flip, che non è un concept - arriverà sul mercato americano a giugno al prezzo di 3.499 dollari - e che presenta uno schermo pieghevole (verso l’esterno) che lo rende assai versatile: da un classico laptop compatto da 13” si passa infatti a un gigantesco schermo da 18,1”, perfetto per chi lavora su tanti programmi allo stesso tempo.
Gli smartphone ultra-sottili
L’altra novità in termini di design presentata al Mobile World Congress sono gli smartphone super-sottili di Samsung e Tecno. L’azienda coreana, che quest’anno ha fatto un ritorno in grande stile in quel di Barcellona, ha portato il Galaxy S25 Edge, una versione del suo ultimo top di gamma (il Galaxy S25, uscito a gennaio) con uno spessore di circa 6 mm. La compagnia di Suwon pensava che avrebbe dominato la fiera, ma il produttore cinese Tecno le ha rubato la scena il Tecno Spark Slim, che misura soli 5,75 mm e presenta una batteria da ben 5.200 mAh. Il telefono non sarà solo super-sottile, ma vi porterà tranquillamente a fine giornata, risolvendo uno dei problemi più grossi dei dispositivi a basso spessore - il volume ridotto della batteria. Questo risultato è stato ottenuto sfruttando una tecnologia di nuova generazione che sta facendo il suo debutto sul mercato proprio in questi mesi, ma di cui al MWC si è parlato poco. Stiamo parlando delle batterie al silicio-carbonio, già implementate da produttori come OnePlus e Honor sui loro smartphone del 2025 e che garantiscono un’elevata autonomia anche a parità di dimensioni.
Il futuro è solare
Mentre alcune compagnie lavorano alle batterie al silicio-carbonio, altre puntano su fonti di energia alternative e, per certi versi, eccentriche. È questo il caso di Infinix, che ha mostrato un telefono con tanto di pannello solare incastonato sul retro. L’idea alla base del prodotto è semplice: quando la batteria si scarica, basta girare il telefono e lasciarlo sotto al sole, in modo che si ricarichi da solo. Una trovata intrigante solo sulla carta, però: per trarre il massimo vantaggio dal dispositivo, infatti, occorre portarsi in giro lo smartphone senza custodia, esponendolo per giunta all’elevato rischio di rottura dei pannelli solari, mentre la ricarica è lentissima (a 2 W in condizioni ottimali, e in commercio ci sono dispositivi che si ricaricano a 120 o 200 W). Stesso discorso per il laptop concettuale Yoga Solar PC di Lenovo, che presenta 84 celle fotovoltaiche integrate sul retro dello schermo. A differenza di Infinix, Lenovo non ha fornito alcun dato sulle capacità di ricarica del suo PC concettuale (che non ha una data di uscita ufficiale), ma ha detto che 20 minuti di esposizione alla luce solare diretta garantiscono fino a un’ora di riproduzione video. Ci sarà da fidarsi?
La fine delle fotocamere reflex?
Un paio di giorni prima della kermesse, Xiaomi ha presentato il suo Xiaomi 15 Ultra, smartphone top di gamma che arriverà in Cina e in Europa nelle prossime settimane. La particolarità di Xiaomi 15 Ultra (condivisa per la verità con il suo predecessore, il 14 Ultra) è quella di avere delle fotocamere co-ingegnerizzate con Leica, uno dei mostri sacri del mercato delle reflex. L’azienda cinese ha addirittura dato al suo ultimo device un “look” da macchina fotografia retrò, come potete vedere nelle immagini a corredo di questo articolo. Ma Xiaomi ha fatto anche un altro passo avanti, mettendo in bella mostra un telefono concettuale al quale possono essere attaccate (tramite un sistema magnetico) delle ottiche simili a quelle di una fotocamera vera e propria. La compagnia chiama la tecnologia con il nome di Modular Optical System, e non è proprio un’idea del tutto nuova: anche Sony aveva tentato questa strada dieci anni fa, ma i tempi non erano maturi. Oggi Xiaomi ci riprova in pompa magna, con una serie di obiettivi da incastrare sul retro di uno smartphone qualunque - un po’ come gli accessori MagSafe di Apple, per esempio. Arriverà in commercio? Probabilmente no. Ci piacerebbe provarlo? Assolutamente sì.
L’Intelligenza Artificiale, ovunque
Come ampiamente prevedibile, l’Intelligenza Artificiale è stata uno dei temi caldi del Mobile World Congress di quest’anno. Il prodotto più interessante nel settore IA è senza dubbio l’ “AI Phone” di Newnal, che uscirà il 1° maggio, costerà 375 dollari e sembra portare l’Intelligenza Artificiale on-device (cioè quella che non necessita di una connessione a internet) su tutto un altro livello. Il telefono può addestrare un modello IA proprietario sulla base dei vostri dati raccolti da tutte le app, partendo dai social network di Meta (Facebook, Instagram e Whatsapp), dai servizi Google (quindi dai browser come Chrome e da YouTube) e dalle app di monitoraggio della salute e delle finanze personali. L’unico problema? Oltre ai proclami del produttore, non ci sono prove concrete del suo funzionamento.
Più piantata per terra è l’integrazione video su Gemini Live, l’IA di Google disponibile su tutti gli smartphone Android più recenti: con l’ultimo aggiornamento dell’app (in arrivo tra qualche settimana) potrete puntare la fotocamera dello smartphone verso ciò che state guardando e lasciare che sia l’IA a dirvi di cosa si tratta o a tradurre le lingue straniere per voi. Concludiamo con il roboante Alpha Plan annunciato da Honor: il produttore cinese di smartphone ha promesso investimenti per 10 miliardi di dollari nell’IA nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo di creare un ecosistema condiviso che potrebbe rivaleggiare con quello di compagnie come Samsung, Apple e Google.