Nell’immaginario collettivo, il mondo informatico dell’era precedente ad internet per le masse era prerogativa di “loschi individui” che, invece di uscire di casa, passavano le loro giornate ingobbiti di fronte a ingombranti schermi a tubo catodico premendo forsennatamente i tasti di rumorosissime tastiere meccaniche.
In realtà, quello dell’informatica di fine XX secolo è stato un mercato molto florido in cui decine di aziende, tra cui la nostrana Olivetti, si sono date battaglia nel tentativo di trovare i più disparati campi di applicazione per le macchine che producevano. Per via della sempre maggior velocità di sviluppo di hardware e software, coloro che per hobby o per lavoro si sono trovati ad approcciare questo tipo di realtà con il tempo sono diventati collezionisti. Cominciando a interagire tra loro, hanno creato associazioni e manifestazioni legate al tema del Retrocomputing , un neologismo nato proprio con l’obiettivo di indicare il recupero di computer di generazioni precedenti a quella moderna per scopi hobbistici e culturali.
L’evento e il suo pubblico
«Il “Brusaporto Retrocomputing” è tra le più importanti manifestazioni legate alla storia dell’informatica e del videogioco, oltre ad essere una tra le più longeve, essendo arrivata alla sua sedicesima edizione con un solo anno di stop causa pandemia». A dichiararlo è Maria Cristina Galizzi, assessore alle politiche sociali e culturali di Brusaporto, con cui ho avuto il piacere di scambiare qualche parola riguardo all’avvenimento.
Onestamente, da appassionato abituato a muoversi tra le nicchie della cultura geek, so di per certo che il retrocomputing e il retrogaming (la branca del retrocomputing che si occupa strettamente di videogiochi) riescono a coinvolgere persone di ogni fascia d’età e ceto sociale: dai giovanissimi attratti da ciò che ha portato ai prodotti presenti oggi sul mercato fino ai più attempati desiderosi di rivivere momenti della propria gioventù.
La mia paura, però, era che la mia visione non corrispondesse a quella di chi osserva eventi di questo tipo dall’esterno, reputandoli “cose per vecchi”. Con mia grande sorpresa, è stata proprio l’assessore Galizzi a toccare questo argomento: «È un evento che attira diverse generazioni anche da fuori provincia ed è una cosa positiva, perché arrivano davvero tanti ragazzi, addirittura bambini, che vogliono provare vecchi computer e videogiochi».
L’esposizione
Come da tradizione, l’esposizione all’interno del centro polivalente non proporrà temi specifici, ma lascerà ad ogni espositore la libertà di presentare le proprie collezioni ed eventuali progetti.
Tra gli appassionati che giocano in casa, sicuramente un posto d’onore spetta a Retroedicola Videoludica, club di appassionati con sede fisica nel quartiere Boccaleone che, per questa edizione, esporrà la collezione completa delle console Cabel. Per chi non le conoscesse, le Cabel sono state delle console per videogiochi prodotte tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 in quel di Curno e, oltre ad essere estremamente rare, rappresentano ad oggi l’unico esempio di console videoludiche prodotte nella nostra provincia.
Come detto sopra, il «Brusaporto Retrocomputing» è un’esposizione di livello nazionale, per cui non ci saranno solo hobbisti bergamaschi, ma realtà provenienti da tutto lo stivale e non solo. Sarà così piacevole per gli avventori confrontarsi con realtà diverse, non solo per gusti in ambito hobbistico, ma anche per provenienza geografica vera e propria. Per fare qualche esempio, sarà possibile parlare con membri del Classic Devices Club di Grosseto , del MuPin (ovvero il museo piemontese dell’informatica) e dell’ European Society for Computer Preservation , un gruppo nato da appassionati Italiani, svizzeri e tedeschi che, oltre alla normale attività di preservazione dei vecchi home computer, si prefigge come obiettivo quello di rendere disponibili per la community di appassionati manuali e documentazioni tecniche.
Dato che, oltre a dover nutrire le menti di ogni età, occorrerà nutrire anche gli stomaci, l’organizzazione Amici della Musica di Brusaporto curerà la zona ristoro della fiera, rimanendo a disposizione degli espositori anche nell’ora di chiusura al pubblico, ovvero dalle 13 alle 14.
L’approccio
Nel corso di questo articolo, mi sono riferito più volte al «Brusaporto Retrocomputing» usando i termini «fiera» o «esposizione». Questa manifestazione, però, va interpretata più come un raduno di amici con finalità museali e di interscambio. Non so se a qualcuno tra i lettori è mai capitato di avere un hobby che, nel tempo, porti a partecipare ad eventi lontano da casa e a conoscere, di conseguenza, persone con cui condividere passioni ed interessi. Vi posso assicurare che si creano legami e interconnessioni fortissime in grado di far nascere dal nulla collaborazioni e amicizie che possono durare una vita.
Ora, immaginate di applicare questo tipo di relazioni interpersonali a un evento di patiti per l’informatica le cui le finalità sono di carattere storico-divulgativo. Il risultato sarà trovare persone che si scambiano schede madri e processori o che si aiutano a vicenda durante saldature a stagno dell’ultimo minuto per ripristinare qualche vecchia tastiera.
A riprova di ciò che ho appena scritto, basti pensare a quella che è una delle principali tradizioni del «Brusaporto Retrocomputing», ovvero quella del «Banco dei Regali». Si tratta semplicemente di un tavolo vuoto, posto solitamente all’ingresso del centro polifunzionale, su cui ogni espositore o visitatore è libero di lasciare materiale di scarto (vecchie stampanti in disuso, cavi in avanzo, manuali obsoleti) in modo che altri avventori possano prenderli per utilizzarli in qualche progetto perché tutto, se nelle giuste mani, può essere riparato e riutilizzato.
Per concludere, il consiglio che mi sento di dare ai curiosi è quello di visitare la fiera fermandosi di banco in banco e facendo tutte le domande possibili agli espositori, cercando di porre il focus di queste domande non solo sulle macchine in quanto tali, ma anche sul processo che ha portato questi hobbisti alla decisione di ripristinarle ed esporle. Assicuro personalmente che tutte le storie saranno interessantissime e ricche di piccoli risvolti in grado di cambiare radicalmente non solo la visione che abbiamo della storia degli home computer, ma anche quella che abbiamo dell’informatica stessa. Scopriremo che non è solo una sterile commistione di matematica ed elettronica, ma una materia affascinante fatta di uomini che, con passione, hanno cambiato il modo a cui pensiamo allo studio, al gioco e alla comunicazione.