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BgEat, quando il food delivery è Made in Bergamo

Articolo. Dare a tutti la possibilità di ordinare pranzo e cena, compreso chi risiede in provincia. E arrivare dove le grandi piattaforme di consegna a domicilio non erano arrivate

Lettura 4 min.

P reparare la cena stando comodamente seduti sul divano, ma anche recuperare un pranzo completo e gustoso tra una video call e una relazione aziendale: sono l’esempio perfetto di come il 2020 – tra le tante cose che ha modificato a causa del lockdown – abbia cambiato il nostro rapporto con le applicazioni per ordinare il cibo.

Prima della pandemia l’unica figura che si avventurava alla porta di casa con un pasto pronto era il pony pizza. I più estroversi negli ultimi anni si sono ordinati un hamburger e chi aveva colleghi a Milano poteva essersi affidato qualche volta ad app come Deliveroo o Just Eat seguendo un principio di imitazione. Si parla comunque di professionisti delle ordinazioni, esperti dell’ottimizzazione delle tempistiche di lavoro e poco più. Non più tardi del 2019 non era difficile vedere, in bergamasca, un professionista in giacca e cravatta ritirare al mattino il panino del pranzo fatto preparare dal fornaio come ogni giorno. Quello che ci caratterizzava era il “ delivery della focaccia ”.

Eppure, da questa primavera in poi, tutto è cambiato. Bar e ristoranti sono chiusi, ma possono fare “servizio d’asporto” perciò tutto è diventato “asportabile” . La piadina, il fritto, ma anche una porzione di gnocchi o lo spritz e l’utilizzo delle app lo evidenzia. Basta far parlare i dati: per Deliveroo gli ordini sono aumentati del 115% negli ultimi 12 mesi, mentre il numero dei ristoranti aderenti è cresciuto dell’80%. Just Eat conta oltre 60 ristoranti partner con una crescita sull’anno del +15% in città, mentre in provincia si sale a oltre 140 ristoranti partner, con una crescita in termini di espansione territoriale del +36%. Glovo registra una crescita del 400% nella parte di quick-commerce , che comprende la spesa grazie alla partnership con Carrefour e prodotti di altri negozi (la spesa nei supermercati occupa il secondo posto tra le categorie più amate dai bergamaschi), mentre gli ordini di prodotti farmaceutici a settembre-ottobre 2020 sono quadruplicati rispetto a quelli dello stesso periodo del 2019.

Non solo, anche un’app alternativa come TooGoodToGo cresce sul territorio. Nello specifico TooGoodToGo non permette di ordinare cibo, ma di evitare lo spreco alimentare. Più che ai ristoranti tout court si rivolge a fornai, negozi di alimentari, rosticcerie che, a fine giornata, anziché buttare l’invenduto lo mettono in vendita al 50% o 70% in meno. L’utente può verificare quali locali hanno un’offerta quel giorno e prenotare la box. La possibilità di scelta è limitata; TooGoodToGo, infatti, ha una certa dote di sorpresa data dal fatto che l’utente non può sapere con assoluta certezza cosa troverà nella box che ha “bloccato”. Lo può intuire, ma il contenuto vero e proprio lo conoscerà solo al momento del ritiro in negozio. Quello che si sa con certezza è che si tratta sempre di porzioni abbondanti e il gradimento, anche nei confronti di questo sistema, cresce : nel 2020 l’app registra 60 stores a Bergamo e 70 in provincia, utenti dai 35 ai 50 anni e una media di 7 box giornaliere su 10 vendute anche in questo periodo di emergenza.

Ordinare cibo è diventato talmente “abituale” che ad un certo punto si è creato un divario fra città e provincia . È bastato poco per accorgersi che chi viveva in uno dei quartieri di Bergamo o vicino ai grandi centri commerciali del territorio, aveva più facilità ad ordinare qualcosa di gustoso rispetto a chi viveva a Casazza o Albino. Per questo, proprio ad un albinese, Damiano Vassalli è venuta l’idea di creare un sistema per ordinare la cena anche in provincia, BgEat .

Dove gli altri non arrivano ” è il motto che ci siamo dati da subito, spiega Damiano, ideatore e fondatore insieme all’amico Andrea Togni, di Almé, di BgEat. Per il momento si tratta di un sito, ma l’app, assicurano, è in lavorazione e potrebbe arrivare entro marzo 2021 . Accedi, trovi il menu che più ti soddisfa, ordini e attendi la consegna comodamente nella tua casa di provincia.

Sembra una banalità, ma la crescita esponenziale che BgEat ha avuto negli ultimi mesi dimostra che l’intuizione avuta da Damiano e Andrea è stata vincente . Sono partiti in due a giugno, recandosi personalmente nei locali e nei ristoranti della loro zona e ora il loro sito raccoglie la proposta di oltre 100 ristoranti in 60 Comuni , 5 mila persone registrate, una squadra di 35 fattorini e 50 collaboratori per lo sviluppo della piattaforma, dell’idea commerciale e della comunicazione. Per i più curiosi la classifica dei piatti più ordinati vede ancora hamburger, pizza, sushi e poke in testa , ma chiarisce Damiano: “ Stanno aumentando le richieste per i tipici piatti da ristorante, dalla taragna ai casoncelli o la carne ”.

Andrea Togni è il proprietario di un locale discoteca a Paladina, Damiano Vassalli operava nel settore eventi e tutto d’un tratto le loro attività erano chiuse. “ La parte più difficile è stata convincere i ristoratori – spiega Damiano – perché il problema in provincia è anche quello di una maggiore diffidenza. Devi assicurarti di avere i locali più apprezzati o conosciuti, per fare in modo che anche gli altri si fidino di te e del tuo lavoro ”. La soddisfazione, però, non ha prezzo: “ Ora ti chiamano, anche quelli che magari ti avevano messo alla porta senza troppi complimenti e ti dicono che hanno cambiato idea e vogliono partecipare. Li capisco e per noi è comunque un segno che le cose stanno funzionando bene ”.

Il momento più difficile, però è stato poche settimane fa, come racconta Damiano: “ Era un sabato sera e a causa dei troppi accessi in contemporanea la piattaforma non girava più. È stato il panico, ma non pensavamo nemmeno di arrivare a tanto ”.

La verità è che se BgEat fosse una start up americana, sarebbe sulla bocca di tutti , e invece è una brillante storia di successo Made in Bergamo, anzi Made in Bergamasca e dunque, con l’operosità che contraddistingue questo territorio, sta già pensando alla sua espansione lontano dai rumors, come spiega uno dei suoi fondatori: “ Abbiamo assunto apposta uno start up mentor per creare un modello di business che sia replicabile ed esportabile in altre provincie italiane, probabilmente attraverso la formula del franchising. I ristoratori danno fiducia alla persona che conoscono, per cui sarebbe impensabile che noi stessi ci proponessimo a realtà di altre provincie. Per noi è stato importante che partissimo proprio dai paesi dove eravamo conosciuti e forse altri giovani imprenditori potranno fare lo stesso ”.

In conclusione, una nota peculiare. Il 90% dei ristoratori di BgEat si affida ai ragazzi della piattaforma per le consegne . All’inizio erano gli stessi Damiano e Andrea a fare le consegne, ma ora?
“Lo facciamo ancora. Giusto l’altro giorno ho fatto due consegne. È una cosa che ti permette di conoscere il lavoro in ogni suo aspetto e capire le criticità, ma soprattutto al titolare di un’attività fa piacere vederti, permette di instaurare un rapporto differente”.

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