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Al Retroedicola Videoludica Club il videogioco diventa cultura

Articolo. «Il videogioco, se opportunamente veicolato, diventa uno strumento utile all’intera società». Ne è convinto Simon La Rocca, socio storico e organizzatore degli eventi di Retroedicola Videoludica Club, circolo di videogiocatori con sede al Civico 18 C di via Rosa, nel quartiere di Boccaleone

Lettura 4 min.

Quando si parla di giochi, hobby e passatempi di varia natura è praticamente impossibile non tornare con la mente alla propria cameretta, ovvero il luogo che durante l’infanzia è stato il simbolo di tutto ciò che era divertimento, ma anche passione e studio. Uno spazio privato da dedicare a tutto ciò che concerne la creatività, talmente importante da valicare le frontiere della maggiore età e spingere molti adulti a ricavare nelle proprie abitazioni spazi dedicati esclusivamente al tempo libero.

Certo non è facile, quando si è grandi, rivivere a casa propria o altrove quelle emozioni tipiche del gioco dell’infanzia in “cameretta”. Ancora più difficile è ritrovare, nei ritagli di tempo della frenetica vita lavorativa, i momenti di socialità che si condividevano da piccoli.

Il Retroedicola Videoludica Club offre agli appassionati di videogiochi e cultura «geek» e «nerd» una soluzione associativa in grado di mettere gioco e cultura al primo posto. «Retroedicola Videoludica Club è un posto dove potersi divertire ed essere sé stessi, condividendo la passione per la cultura pop e per il videogioco nelle sue varie forme». Così lo definisce Simon La Rocca, socio storico del club nonché organizzatore, insieme al presidente Mauro Corbetta, degli eventi presentati da questa realtà.

Le attività del Club

In quella che è l’idea ormai assodata del videogioco moderno in cui il giocatore è al pieno centro dell’esperienza ludica, Retroedicola va in totale controtendenza dando una propria dignità anche allo spettatore e al gioco stesso, riprendendo l’idea del classico momento nelle sale giochi in cui si faceva la fila per poter giocare all’ultima novità e, nel mentre, si commentava la partita di chi stava giocando in quel momento.

«Oltre a dare libero accesso alla nostra collezione di console e videogiochi, una volta al mese viene organizzato il “Videogames Mania”, un evento in cui proponiamo videogames al pubblico raccontando aneddoti, storia del videogioco e, soprattutto, facciamo giocare i presenti “spalla a spalla” su di un singolo schermo, senza nessun tipo di interazione online e recuperando quindi l’aspetto più umano e sociale dell’esperienza ludica» racconta La Rocca.

Dato però l’interesse per la cultura pop dimostrato dall’associazione, risulta particolarmente interessante la presenza di un cineforum settimanale a tema fantascientifico, fantasy, horror o trash, quest’ultima intesa come categoria in cui rientrano tutti quei film nati più o meno intenzionalmente per essere «brutti» ma che, con il tempo, sono diventati fenomeni di culto.
Non solo divertimento fine a se stesso, ma anche cultura e divulgazione, grazie ad alcuni interessanti progetti di natura elettronico-informatica che hanno dato vita a riproduzioni dei primi proto videogiochi degli anni ‘50 perfettamente funzionanti.

L’emeroteca e il «Progetto Iskandar»

Come suggerito dal nome, il Retroedicola Videoludica Club si paragona ad una sorta di edicola e il motivo è chiaro non appena varcata la soglia d’ingresso della sede. Su di un’enorme libreria sono stipate centinaia di riviste videoludiche italiane: parliamo di una delle più grandi raccolte a livello nazionale. «Abbiamo tutte le riviste videoludiche immaginabili pubblicate dagli anni ‘80 fino all’altro ieri, liberamente consultabili da tutti i soci. In un’epoca in cui la quasi totalità dell’informazione viaggia su digitale, una rivista diventa una sorta di testimonianza storica tangibile».

Parlando con Simon, mi è chiaro come l’editoria sia il perno su cui è stato fondato il club, poiché Retroedicola Videoludica nasce ben prima della sua sede geografica come associazione per la conservazione fisica e digitale proprio di riviste legate al settore videoludico. «Il passo successivo al collezionare scritti è stato cominciare noi stessi a scrivere». Così viene introdotta un’ulteriore branca di questo piccolo club, oggettivamente poco più grande della classica bottega di paese, ma dalle infinite possibilità.

«Progetto Iskandar è una piccola casa editrice curata dai soci dove vengono proposte fanzine, romanzi e raccolte di racconti creati dai soci stessi e legati al mondo dei videogiochi e della cultura nerd. Il progetto più importante degli ultimi anni è “Videogiochi”, una collana creata e curata da Andrea Contato che si propone di raccontare la storia dei videogiochi in maniera divulgativa».

I progetti esterni e le collaborazioni

Con un così nutrito assortimento di progetti ed eventi, sorge spontaneo chiedersi se tutto questo lavoro abbia un riscontro anche al di fuori del civico 18C di via Rosa. Scopro così che Retroedicola ha collezionato negli anni parecchie collaborazioni celebri, fornendo materiale per il documentario «Man vs. Snake» presente nel catalogo Netflix e per il video del brano «In mezzo al mondo» di Biagio Antonacci.

«Un progetto del club che vorrei citare – mi dice Simon – è “Ocio - Just Drive”, videogioco nato dalla collaborazione con l’associazione Atena che si pone come obiettivo quello di sensibilizzare i ragazzi e anche i genitori su temi quali dipendenze e cyber-bullismo, mostrando al contempo le possibilità di un divertimento “sano”».

Molteplici anche le collaborazioni sul territorio, tra cui spicca in modo particolare l’enorme contributo in termini umani e di risorse per la rimessa a nuovo dell’ex ufficio postale di Boccaleone, edificio sino a pochi anni fa abbandonato a se stesso e ora tornato a nuova vita come ambiente polifunzionale a disposizione della cittadinanza.

Parlando con Simon, scopro anche alcune collaborazioni con il C.R.E. della zona, i cui piccoli protagonisti sono stati invitati al club per scoprire come i genitori giocavano ai videogiochi. «È stata un’esperienza fantastica perché siamo riusciti a dare a questi ragazzi la possibilità di conoscere un modo di cui probabilmente hanno solo sentito racconti degli adulti. Particolarmente interessante per noi è stato il notare come i giovani avventori facessero fatica a paragonare la grafica semplice dei videogiochi più datati con quella dei loro smartphone, segno evidente di come esista un gap generazionale e quindi la necessità di conservare memoria di ciò che nel mondo videoludico è “passato” affinché non si perda».

Il lettore che volesse saggiare personalmente la qualità di questa associazione sappia che il 28 ottobre è in programma un torneo videoludico presso il Playstore del Centro Zebra di Curno, seguito dalla presentazione del nuovo libro «CABEL ELECTRONIC: Storia della Cooperativa Bergamasca nella Console War Dimenticata». Il mio consiglio, però, è quello di prendere appuntamento per visitare la sede in via Rosa 18C nel quartiere Boccaleone e godersi appieno tutto ciò che essa contiene.

Da amante della cultura «nerd», sono pienamente consapevole degli accesi dibattiti che, da qualche decennio, infiammano opinionisti ed esperti di varia natura riguardo la violenza nei videogiochi e l’estraneazione del giocatore dalle dinamiche concrete della vita. Quello che viene però da chiedersi, dopo aver conosciuto la natura di un’associazione come «Retroedicola Videoludica», è se il «fenomeno videogioco» non meriti davvero maggiore attenzione in ambito didattico ed educativo e non possa essere usato come vettore per veicolare messaggi positivi.

Quel che è certo è che questo club crede in questa idea. «Il videogioco, se opportunamente veicolato, diventa uno strumento utile all’intera società».

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