L’intersezione tra tecnologia e società sta traghettando l’umanità verso un territorio inesplorato, dove l’intelligenza artificiale si erge come protagonista. Da sempre gli esseri umani hanno creato strumenti e sviluppato tecniche per semplificare le loro vite, migliorare la loro efficienza e ampliare le loro capacità. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, tuttavia, offre sfide differenti, data la capacità di questi sistemi avanzati di apprendere dai dati e di adattarsi per eseguire compiti specifici.
La conferenza «Comunicazione pubblica e trasformazioni sociotecniche», in programma venerdì 19 aprile alle 14 presso la sede di Pignolo dell’Università di Bergamo (evento accreditato presso l’Ordine dei Giornalisti), permetterà ad esperti, innovatori e pensatori di ritrovarsi per sondare le profondità di questi fenomeni e le loro ricadute nella comunicazione pubblica. In una cornice dove la tecnologia non è più solo un mezzo, ma un tessuto fondamentale della società stessa, l’obiettivo degli esperti diventa quello di fotografare il suo impatto e le sue ramificazioni nella società, tracciando un percorso illuminante attraverso le intricate «trasformazioni sociotecniche» del nostro tempo. Ne abbiamo parlato con la professoressa Francesca Pasquali dell’Università degli studi di Bergamo.
«Le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale (IA), rappresentano il fulcro dei processi trasformativi in atto, evidenziando una trasformazione che abbraccia ambiti ben più vasti, tra cui piattaforme digitali, servizi cloud e questioni di sicurezza. Questi aspetti, pur essendo tecnicamente specifici, interagiscono profondamente con la sfera sociale, come suggerito dal titolo dell’evento. La sfida principale risiede nella capacità di integrare armoniosamente queste tecnologie avanzate nei processi di comunicazione».
L’integrazione delle nuove tecnologie nei processi di comunicazione, soprattutto nel contesto della comunicazione pubblica istituzionale, presenta a sua volta altre sfide significative. Tali tecnologie, tra cui anche la digitalizzazione dei servizi connessi alla pubblica amministrazione, devono essere adottate con attenzione per rispettare le tematiche legate alla privacy, alla sicurezza e alla prevenzione di bias negli algoritmi che potrebbero condurre a discriminazioni.
La gestione e l’uso consapevole di questi strumenti richiedono una profonda comprensione della loro natura sociotecnica. Occorre riconoscere infatti che ogni strumento porta con sé una complessità intrinseca che non si limita alla semplice disponibilità di un nuovo strumento da utilizzare. «Questa complessità implica cambiamenti organizzativi, modifiche nei rapporti con i cittadini e questioni di sicurezza e standardizzazione. Il primo grande obiettivo è quindi integrare questi strumenti avanzati, mantenendo allo stesso tempo una consapevolezza critica sulle implicazioni che accompagnano il loro uso nella comunicazione pubblica».
L’adozione di una nuova consapevolezza intorno alla comunicazione richiede di spostare l’attenzione da un approccio puramente strumentale e finale verso la comprensione della comunicazione come un processo integrato che interagisce con altri processi interni alla pubblica amministrazione, come spiega Francesca Pasquali. Oltre alla sfida legata all’integrazione dei nuovi strumenti tecnologici, emerge per la professoressa un’altra sfida fondamentale: quella legata alla trasformazione sociale.
«In questo contesto, la sostenibilità diventa la parola chiave. Il focus non sarà soltanto sulle dimensioni ambientali o economiche della sostenibilità, ma soprattutto sulla sostenibilità sociale. Ovvero sulla capacità di riconoscere e valorizzare la complessità e l’eterogeneità della società. Questo approccio pone l’accento sull’importanza di costruire comunicazioni pubbliche che non solo si adattino alle evoluzioni tecnologiche, ma che siano anche sensibili ai cambiamenti sociali, promuovendo inclusività e diversità come valori fondamentali. Riconoscere che viviamo in una società sempre più complessa, in cui la diversità e l’inclusività sono diventate dimensioni inscindibili, rappresenta una sfida cruciale anche per la comunicazione pubblica. Ciò implica che l’approccio nei confronti del pubblico debba evolvere: non più un pubblico omogeneo, ma variegato, eterogeneo e complesso, una realtà che deve essere valorizzata e considerata come un elemento chiave nelle strategie comunicative».
Una terza sfida si presenta come una questione più interna, legata allo sviluppo di competenze specifiche nella comunicazione all’interno dell’amministrazione pubblica, sia a livello centrale che locale, nonché nelle istituzioni in generale.
«Questa necessità deriva dalla consapevolezza che comunicare efficacemente, soprattutto nel contesto della pubblica amministrazione, riveste un’importanza fondamentale, data la posta in gioco: i valori della cittadinanza, il bene pubblico, gli elementi base del nostro benessere sociale. Pertanto, l’evento che coordino si inserisce in questo contesto, mirando ad approfondire e a promuovere una riflessione sul tema delle professioni comunicative, sottolineando che comunicare non è mai un’azione banale o scontata, specialmente quando si tratta di comunicazione pubblica e istituzionale, dove la serietà e la responsabilità sono imprescindibili. L’obiettivo di costruire professionalità specializzate in comunicazione all’interno della pubblica amministrazione emerge come una priorità chiara. La decisione di invitare professionisti di alto livello per lavorare sulla comunicazione all’interno delle entità pubbliche e delle istituzioni mira a stimolare una riflessione collettiva su due temi principali: l’innovazione digitale e la sostenibilità sociale».
È importante sottolineare che ad oggi è anacronistico parlare di “avvento della tecnologia” come di un evento isolato. Piuttosto, esiste una compenetrazione e un rimodellamento reciproco tra tecnologia e società. Questo significa che, mentre le tecnologie trasformano la società, le pratiche sociali, culturali ed economiche influenzano lo sviluppo e l’adozione delle stesse tecnologie. Questa interazione sottolinea l’importanza di considerare il divario tra chi possiede le competenze tecnologiche e chi ne è privo. La sfida sta anche nel garantire che le tecnologie servano a colmare questi divari, piuttosto che ad accentuarli, promuovendo un’adozione consapevole e inclusiva delle innovazioni digitali.
«L’intelligenza artificiale rappresenta un alleato cruciale, soprattutto se impiegata in maniera strategica. Può accelerare processi routinari e liberare risorse umane per attività più creative e complesse. Questa capacità non rappresenta una minaccia se integrata correttamente, tenendo conto del contesto più ampio di cui parlavamo poc’anzi. È essenziale comprendere il motivo dell’uso dell’intelligenza artificiale, optandovi quando può migliorare l’efficienza, senza sostituire inutilmente il lavoro umano. Nel nostro quotidiano, interagiamo già frequentemente con entità non umane, come le chatbot, evidenziando che l’interazione uomo-macchina è una componente stabile della nostra realtà da diverso tempo. È fondamentale riconoscere questa realtà e inserirla in un quadro di complessità come precedentemente descritto».
Per quanto riguarda l’utilizzo dei social media da parte delle pubbliche amministrazioni, i social rappresentano un utile strumento di comunicazione diretta con certi segmenti della popolazione. Tuttavia, è vitale operare con una consapevolezza delle loro caratteristiche e limiti, distinti da altri canali come siti web o comunicati ufficiali. I social non dovrebbero sostituire canali ufficiali laddove si richiede archiviazione, reperibilità e formalità documentale. «Ogni piattaforma di social media ha le sue peculiarità e può servire meglio a specifici gruppi demografici. Per esempio, alcune piattaforme possono essere più efficaci per interagire con un pubblico giovane, mentre altre possono essere più appropriate per un pubblico maturo. Questo richiede che i comunicatori pubblici non solo conoscano le caratteristiche tecniche di ogni piattaforma, ma anche le dinamiche del pubblico al quale si rivolgono».
L’imperativo oggi è che i comunicatori pubblici possiedano una competenza approfondita sull’ecosistema comunicativo complessivo per utilizzare efficacemente ogni strumento nel contesto più appropriato. «Vorrei sottolineare un principio fondamentale che ha ispirato la costruzione di questo evento: la comunicazione, soprattutto quando pubblica e istituzionale, deve essere trattata con serietà e grande responsabilità. Non si tratta solo di trasferire informazioni, anche se questa è una componente cruciale. Comunicare significa costruire relazioni e sviluppare fiducia, pertanto una comunicazione pubblica efficace deve non solo informare, ma anche rafforzare la fiducia nelle istituzioni. Questo processo dovrebbe idealmente promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, rendendo la comunicazione pubblica un ambito professionale attraente per i futuri comunicatori».