Per fare il ciclista serve già di per sé una sana dose di pazzia: discese prese a tutta velocità , curve sempre al limite, centinaia di chilometri da percorrere in un giorno – che ci sia bel tempo oppure che piova a dirotto. Aggiungeteci un percorso sterrato, una serie di ostacoli da superare e avversari pronti a prendersi il posto in pochissimi secondi e avrete il cross-country eliminator, una disciplina legata al mondo della mountain bike che ha regalato all’Italia numerose soddisfazioni.
Gaia Tormena ha ventun anni e viene dalla Valle d’Aosta, terra di sciatori e fondisti, ma soprattutto di neve. Tesserata per l’Isolmant-Premac-Vittoria di Almenno San Bartolomeo, ha deciso di puntare tutto sulle due ruote e di esprimere sui pedali una potenza che cela spesso dietro un sorriso candido. Timida e riservata nella vita di tutti i giorni, vestendo i colori del Centro Sportivo Esercito si è tuffata a capofitto in uno sport poco conosciuto, ma al tempo stesso pieno di emozioni, dove bastano pochissimi secondi per cambiare tutto.
«Il cross-country eliminator consiste in una gara a eliminazione che si svolge su un circuito di massimo 1-2 chilometri dalla composizione differente, naturale oppure cittadino, con l’inserimento di una serie di ostacoli. Si svolge tipicamente il pomeriggio e tendenzialmente si parte con una prima fase di qualificazione destinata a comporre le batterie per i turni successivi. A quel punto, si parte quattro alla volta dai blocchi e si lotta per conquistarsi una delle prime due posizioni che consentono l’accesso all’appuntamento successivo, sino all’ambita finale a 4».
Nonostante la giovane età , Gaia è già entrata nella storia del cross-country eliminator grazie a quattro Mondiali consecutivi conquistati negli ultimi anni, a cui si aggiungono due titoli europei e una serie di titoli italiani. Se ciò non bastasse, tenete conto che Tormena è riuscita, soltanto nel 2023, a centrare l’oro iridato, quello continentale e la Coppa del Mondo di specialità .
Dietro i risultati, c’è innanzitutto una famiglia che ha sempre assecondato Gaia nelle sue passioni. «Sono una figlia fortunata. I miei genitori mi hanno aiutata moltissimo sin da bambina, facendomi amare lo sport e provare al tempo stesso tantissime attività differenti. Grazie a loro, ho potuto arrivare ad alti livelli visto che gli spostamenti erano molti. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta – racconta Tormena – Essendo una ragazza sportiva da sempre, diciamo che la mia vita privata è sempre stata legata alla mia attività . Non vedevo i miei amici dopo scuola al parco giochi, ma quando andavo al corso di bici. Li vedevo la domenica alle gare. Chiaramente, quindi, la maggior parte delle persone a me care vengono da questo mondo. Si può dire che la mia sfera privata non sia cambiata radicalmente dal momento in cui ho iniziato a correre in Coppa del Mondo e a vincere il Mondiale, perché sempre di sport si tratta. I sacrifici li ho dovuti fare sicuramente, ma come tutti gli atleti della mia età , non di più, non di meno. Dispiace chiaramente ogni tanto stare via di casa senza vedere le persone che si amano, ma in realtà è forse quello che ti fa poi apprezzare di più la loro compagnia quando si è insieme».
Nonostante sia stata abituata alle competizioni sin da piccola grazie alle zie, insegnanti di sci alpino decise a portarla sulle piste sin dall’età di tre anni, Gaia ha dovuto fare i conti spesso con alcune scelte difficili. Come quella di lasciare lo sci di fondo, praticato a livello agonistico fino all’inizio del liceo, e puntare tutto sul cross-country. E ancora, la decisione di passare all’età di 13 anni all’eliminator, grazie al Gruppo Sportivo Cicli Lucchini che la spinse a provare questo nuovo settore.
«Mi iscrissero al Campionato Giovanile di Courmayeur, in casa. Ero al primo anno della categoria esordienti e mi fecero correre con le allieve, atlete tre anni più grandi di me. Portai a casa un inaspettato quarto posto che mi diede morale e mi spinse negli anni seguenti a partecipare di nuovo alla competizione tricolore ottenendo altri due titoli. E come sappiamo, un giovane ciclista la prima maglia tricolore non la scorda mai».
Con i successi sono arrivate però anche le responsabilità e le pressioni che le vittorie comportano. Le persone iniziano a creare aspettative e a quel punto è necessario fare i conti con i dubbi e le paure, comprese quelle di veder interrompersi una striscia vincente senza precedenti. «Vincere Mondiali, Europei e Coppa del Mondo nello stesso anno è una gran bella soddisfazione che ripaga gli sforzi fatti tutti i giorni. Al tempo stesso, il pubblico si aspetta sempre che tu vinca. All’inizio del 2019, ho avuto qualche problema a gestire questo tipo di pressioni mai provate prima. Fortunatamente, sono seguita da diversi anni da un mental coach che mi sta aiutando a gestire queste emozioni inaspettate, a elaborarle e a concentrarmi solo su me stessa, senza sprecare energie mentale pensando agli altri. Sicuramente, prima o poi, il filotto vincente si interromperà , da tempo mi sto preparando a quel giorno. Le avversarie migliorano di anno in anno e quelle che non ci sono potranno un giorno avvicinarsi a questa disciplina e sbancare tutto. L’unica cosa che si può fare è concentrarsi sul fare il proprio meglio, cancellare ciò che è stato e pensare solo al presente perché il giorno più importante è sempre l’oggi e la gara più importante è sempre la prossima».
Per Gaia si prepara ora una nuova sfida legata all’approdo all’Isolmant-Premac-Vittoria e soprattutto all’attività nel ciclismo su strada, dopo una prima stagione vissuta con la maglia dell’UAE Development Team. Alcuni problemi fisici e personali l’hanno bloccata e soprattutto le hanno impedito di allenarsi in pista, settore che Tormena predilige per puntare al sogno che ha sin da bambina: vincere un giorno sia alle Olimpiadi Estive che in quelle invernali. Non correndo più con gli sci ai piedi non sarà facile, ma Gaia non si è mai arresa di fronte agli ostacoli e un ritorno sulla neve in futuro potrebbe non esser totale utopia.
«La pista è un mio alleato importante. Nella scorsa stagione non ho avuto modo di praticarla e ne ho sentito la mancanza, soprattutto quando si trattava di rilanci. Come allenamento per l’eliminator è preziosa e sono grata che la Federazione mi dia la possibilità di allenarmi in velodromo con le altre ragazze. In futuro mi piacerebbe essere competitiva in pista, magari nelle prove endurance. Per le prove veloci bisogna dedicare la propria vita alla pista, e a me dispiacerebbe tanto lasciare tutto quello che mi sono costruita finora, eliminator incluso».
«Per quanto riguarda il ciclismo su strada, mi piacerebbe tanto riuscire ad arrivare più volte possibile a fare la volata all’arrivo e il sogno nel cassetto sarebbe di vincerne una. Parlando in maniera più ampia, il mio desiderio da sempre è quello di partecipare alle Olimpiadi. L’eliminator per il momento non è inserito nel programma, quindi dovrò capire quale altra disciplina mi potrebbe consentire di raggiungere questo traguardo. Los Angeles 2028 è nel mirino da tempo, se non dovessi riuscirci, per l’età che ho punterei ancora a Brisbane 2032».